Il solare sui tetti vale tre centrali nucleari Ma
il governo è indifferente
Assosolare attacca frontalmente Romani, tacciato
di essere indifferente all'imprenditoria del settore. "Sui tetti delle
famiglie c'è un potenziale in grado di soddisfare il 6% del fabbisogno
nazionale, ma il ministero non ci sente" http://st.ilfattoquotidiano.it/wp-content/uploads/2011/04/fotovoltaico-pezzo.jpg
04/fotovoltaico-pezzoAssosolare non va per il
sottile.
Venerdì scorso l’Associazione Nazionale
dell’Industria Solare Fotovoltaica ha attaccato frontalmente il ministro dello
Sviluppo Economico Paolo Romani, accusato di essere “indifferente”
all’imprenditoria del settore. La bozza del quarto conto energia, quello che
deciderà i nuovi incentivi per l’energia del sole, è in discussione ormai da un
mese e gli operatori del fotovoltaico cominciano a perdere la pazienza. “Nel
giro di un paio di settimane daremo certezze al settore”, aveva dichiarato
Romani il 9 marzo. Dalla promessa del ministro sono passati più di trenta
giorni e ancora non si sa nulla. “I tempi sono largamente scaduti”, ha
dichiarato ieri Greenpeace Italia in una nota. “L’averli disattesi è la prova
ultima dell’incompetenza del governo a dirigere un settore che dà lavoro a più
di 100 mila persone”.
Il 5 aprile, nel corso dell’assemblea annuale,
Assosolare ha definito una posizione unitaria degli operatori del settore:
conferma del terzo conto energia per gli investimenti già avviati, riduzione
morbida degli incentivi senza tetti annuali per i nuovi impianti, decremento
del 5% delle tariffe per impianti superiori a 200 kWp (Chilowatt picco, l’unità
di misura con cui si misura l’energia prodotta da sole e vento. Diversa da
quella proveniente da fonti carbonfossili e nucleare) nel 2011 e nessun taglio
per i piccoli impianti (sotto i 200 kWp). Dal 2012 riduzione dell’8% per
impianti di piccola taglia e del 10% per quelli superiori ai 200 kWp. Una
posizione che distingue nettamente il piccolo fotovoltaico, quello che viene
installato sui tetti, dai grandi parchi solari a terra. Numeri chiari, analisi
dettagliate che sono state inviate al ministro Romani, con la richiesta di un
incontro conclusivo al Ministero dello Sviluppo Economico, ma non hanno ancora
ricevuto una risposta. “La mancata risposta alle reiterate richieste di un
incontro ci porta a constatare la volontà del ministro di interrompere ogni
relazione e condivisione proprio nel momento della finalizzazione del testo”,
ha dichiarato Gianni Chiaretta, presidente di Assosolare. “Se questo silenzio
si dovesse tradurre nuovamente in un provvedimento a danno del settore, il
ricorso a tutte le azioni di denuncia sarà inevitabile sia a livello nazionale
che internazionale”.
Tra gli operatori maggiormente interessati dal
nuovo conto energia ci sono le società che puntano sul solare “diffuso” con
pannelli installati sui tetti delle abitazioni, che permettono alle famiglie di
produrre autonomamente l’energia che consumano e di vendere alla rete i kW prodotti
in eccesso. “Riteniamo utile che non si faccia di tutta l’erba un fascio”, ha
dichiarato al fattoquotidiano.it Gianluca Lancellotti, amministratore delegato
di ENER20, una società con sede a Milano che finanzia e installa pannelli
fotovoltaici sulle case. “Dovrebbe essere possibile ridurre le speculazione dei
grossi impianti senza per questo limitare lo sviluppo del neonato solare
domestico, che ha un potenziale rivoluzionario”.
In effetti i dati elaborati da ENER20 parlano
chiaro. Un piccolo pannello da 3 kWp produce mediamente 4.000 kWh all’anno. Se
cinque milioni di famiglie italiane (su un totale di 22 milioni) installassero
sul tetto di casa un pannello, si potrebbero produrre 20 miliardi di kWh per
una potenza installata di 20.000 MW: il 30% circa del fabbisogno energetico
complessivo delle famiglie (stimato intorno ai 67 miliardi di kWh) e il 6% del fabbisogno
nazionale (pari a 317,6 miliardi di kWh). “Se pensiamo che le grandi centrali a
gas hanno una potenza di 800 MW e i reattori nucleari di circa 1.600 MW,
possiamo dire che sui tetti delle famiglie italiane c’è il potenziale equivalente
di numerose centrali tradizionali o nucleari e di almeno tre reattori nucleari in
termini di energia prodotta”, continua Lancellotti. “Nelle nostre case si può
veramente compiere la terza rivoluzione industriale, con la trasformazione delle
famiglie da centri di consumo a centri di produzione, eliminando le perdite di
rete e dando stimolo all’occupazione locale con manodopera specializzata. Ci
auguriamo che per questa rivoluzione il governo non voglia attendere oltre”.