giovedì 5 gennaio 2012

Il treno perso dall'Europa un 6 gennaio
Di Monica Bedana



L'unico modo perché le cose vengano fatte è non tener conto di chi si prenderà il merito.
(Legge di Jowett; è il pensiero del giorno della mia agenda, quella di Murphy)

La vigilia del 6 gennaio dell'anno in cui entrò in vigore l'euro mi colse stipata su un treno quasi merci che da Salonicco tentava di raggiungere Atene in mezzo ad una bufera di neve. Quasi tutta la Grecia era rimasta paralizzata sotto una spessa coltre bianca ed i tessalonicesi davano per scontato, senza scomporsi, che l'aeroporto avrebbe ripreso a funzionare solo al disgelo, in primavera. Per tentare di raggiungere la civiltà non rimaneva che prendere d'assalto l'unico treno in incerta partenza verso sud. Dodici ore di viaggio in condizioni ai limiti della capacità di tolleranza umana, tra sovraffollamento, scomodità di ogni genere, sporcizia, ritardi a catena.

Immersa nel caos generale di un'emergenza relativamente banale, che aveva travolto lo Stato fin dalle prime avvisaglie e di cui toccavo con mano la totale inadeguatezza di ogni mezzo per affrontarla, mentre  percorrevo a fatica il territorio da nord a sud mi chiedevo tra irritazione e stupore come avesse potuto la Grecia entrare in Europa, essere stata ammessa al club dell'euro.
Ero di un Paese che della storia dell'Europa unita aveva scritto i fondamenti; vivevo in un Paese che dell'Europa si stava nutrendo oculatamente e mostrava al mondo i buoni risultati di gestione dei fondi. Erano di sicuro i greci, amministratori incapaci, ad ostinarsi a fare le cose malamente.

Chi avrebbe detto che dieci anni dopo gli  stessi greci sarebbero stati i primi a rimpiangere amaramente di essere diventati europei.
Che io avrei smesso di credere all'idea di Europa come spazio pubblico condiviso in eguaglianza di condizioni da tutti i cittadini, una cittadinanza aggiunta che non rimpicciolisce la cittadinanza nazionale ma le aggiunge valore, come mi raccontava Felipe González.
Che, per questa credulità, ho/abbiamo permesso che dalla sala macchine della costruzione europea fossero esclusi  fin dall'inizio i sindacati. Che ciò ha fatto sí che oggi quegli stessi sindacati abbiano perduto poco a poco ogni loro prerogativa e non dispongano nemmeno di un alito di voce per difendere i lavoratori da questo estremo attacco del capitale ai loro diritti. 
E' conseguenza diretta di quell'esclusione se oggi il sindacato in Italia viene con facilità diviso, gli viene negato un tavolo per negoziare, accede solo a sterili "incontri bilaterali". In Spagna, per identico motivo, baratta invece con disinvoltura l'impiego a tempo pieno per quello a tempo parziale ed accetta con entusiasmo ogni elemosina concessagli dagli industriali.

Chi infine avrebbe detto, dieci anni dopo l'incubo di quel treno greco, che avrei scoperto che sui treni degli italiani -i padri fondatori dell'Europa- , diretti verso il sud si viaggia ogni giorno peggio che su un treno merci e quasi nessuno grida all'emergenza.

Carbone, per il 6 gennaio, a me stessa e a chi, come me, troppo a lungo ha creduto, delegato senza vegliare e continuato a credersi di sinistra.

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Can che abbaia, leghista
Di Simone Rossi

Lo scorso ottobre il Ministro dell'Interno Maroni, in uno dei suoi innumerevoli atti di “cattivismo”, emanò un decreto che prevede l'incremento da €80 a €200 della tassa richiesta per l'emissione, a decorrere dalla fine di gennaio 2012. Un incremento mirato a far cassa sulla pelle dei più deboli, senza peraltro offrire in controparte un miglioramento dei servizi amministrativi rivolti agli immigrati stessi, costretti a lunghe attese prima di vedersi emesso o rinnovato il permesso di soggiorno, talvolta a ridosso della sua scadenza. Si tratta dell'ennesima manifestazione di un atteggiamento vessatorio nei confronti dei cittadini extra-comunitari, a tutto vantaggio della Lega Nord, in grado di soddisfare gli appetiti razzisti del suo elettorato, e di quel blocco sociale che basa la propria fortuna sullo sfruttamento della manodopera immigrata, con lavoro non regolare o con forme di ricatto per giocare al ribasso; blocco che costituisce uno dei riferimenti di Lega Nord e PdL.

È di pochi giorni fa la notizia secondo cui i ministri Cancellieri e Riccardi, rispettivamente a capo dei dicasteri dell'Interno e della Cooperazione Internazionale, intendono rivedere il decreto del predecessore Maroni, mantenendo la tassa ai valori attuali e possibilmente introducendo una forma di progressività legata al reddito ed alla composizione del nucleo familiare. Dopo le riforme e le manovre lacrime e sangue, di cui il ministro Fornero ci ha fornito una dimostrazione in diretta TV (senza sangue, però, perché trasmessa in fascia protetta per i minori), che intaccheranno il tenore di vita di milioni di lavoratori dipendenti e di pensionati, l'Esecutivo guidato da Mario Monti mostra un lato umano, o semplicemente un barlume di buon senso, seppure al momento i due ministri di cui sopra si sono limitati ad un comunicato congiunto.

Ai plausi dei partiti di Centro-sinistra, del PD e del Terzo Polo hanno fatto da contraltare le levate di scudi, forse in taluni casi di circostanza, di PdL e Lega, cui si deve il decreto Maroni. Ad abbaiare più forte sono i parlamentari del Carroccio, in particolare gli ex ministri Marconi e Calderoli, che gridano allo scandalo, con argomentazioni talvolta risibili. Tra queste il fatto che l'importo della tassa sarebbe giustificato dalla complessità amministrativa connessa alle operazioni di rilascio del permesso di soggiorno, scordandosi che essa non è certo dovuta agli immigrati ma alla burocrazia borbonica prevista dalle norme a firma leghista. Per non esser da meno nella gara alla sparata più grossa della settimana, la deputata azzurra Bertolini ha rispolverato quel non-senso che passa sotto il termine di razzismo all'incontrario, secondo cui mantenere la tassa €80 rappresenterebbe una sorta di privilegio garantito agli immigrati a scapito degli italiani che, per contro, non godranno di sconti nel pagamento di bolli e tasse per pratiche amministrative. Come si suol dire: quando la lingua è più rapida del cervello; dal momento che per le medesime pratiche ciascun richiedente, cittadino italiano o straniero residente, paga il medesimo valore.

Se e quando in Italia esisteranno giornalisti al posto degli zerbini del potere, qualcuno chiederà agli “indignati” di Destra dove fossero quando con lo scudo fiscale si consentì ad evasori e delinquenti di pagare un misero 5% sui propri capitali mentre il cittadino onesto paga molto di più in imposte dirette o quando si fecero condoni, fiscali ed immobiliari, strizzando tutti gli occhi possibili ai “furbetti” che fanno dell'Italia quel Paese misero ed immiserito che è sotto gli occhi di tutti.

La notizia è stata riportata dai quotidiani, noi segnaliamo l'articolo apparso sul sito Stranieri in Italia:
http://www.stranieriinitalia.it/attualita-tassa_sui_permessi._il_governo_da_rivedere_14364.html

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