lunedì 29 aprile 2013

Letta e il risanamento

Si può dire poco dopo un discorso programmatico fatto di tante idee e pochi fatti concreti. Sappiamo che si ferma l'IMU per Giugno e poi si rimodula, come chiesto dal Pdl. Cosa questo voglia dire non lo sa nessuno, forse neanche Letta, ma se tornassimo ad una idea per cui le case dei ricchi non pagano imposte saremmo veramente nella repubblica delle banane.
Si continua ad insistere sul risanamento, l'unica stella polare del centrosinistra dai tempi di Prodi con la differenza che ora siamo in crisi e l'unica cosa importante dovrebbe essere sviluppo e occupazione. Bizzarro e assurdo, comunque, il concetto espresso. Per anni abbiamo scaricato i debiti sulle generazioni future, quella attuale non lo farà. Cioè, i giovani attuali pagano per i debiti vecchi e per risanare quelli futuri. Bella idea di come deprimere una economia.
Si rendesse conto, Letta, che i veri debiti che scaricheremo sulle generazioni future saranno quelli di un paese a bassa crescita, ad alta disoccupazione, con meno diritti e meno opportunità.

L'Italia resta a terra

Interessante dare una occhiata al ranking degli aeroporti mondiali, una proxy dello stato delle infrastrutture di un paese - ed in questo caso della sua modernità, della sua capacità di sfruttare in pieno le opportunità della globalizzazione. Il ranking viene stilato in base alle domande poste agli utenti e che riguardano ogni aspetto - trasporto pubblico da e per l'aeroporto, taxi, sicurezza, shopping, zone di relax, informazioni, prezzi, etc...
La graduatoria è chiaramente dominata dall'Asia, Singapore, e Seul in testa ed Hong Kong e Pechino nei primi 5, ed in generale 10 dei primi 20. C'è un outlier come il Sud Africa che ha però dimostrato di aver sfruttato al meglio la possibilità data dai Mondiali di calcio (cosa che certo non possiamo dire dalle nostre parti). Gli Stati Uniti si rivelano un paese in crisi, con infrastrutture povere e malfunzionanti - basti pensare anche allo stato delle ferrovie - e con una industria aeronautica ormai a corto di ossigeno. E poi c'è l'Italia. O meglio, non c'è l'Italia. Nei primi 100 aeroporti non ce ne è nessuno del nostro paese. C'è Istanbul, ci sono i Pigs al gran completo con Madrid, Barcellona ma anche Dublino, Atene e Lisbona. Ci sono Malta, e anche i piccoli scali di Birmingham, Manchester. Ma nessuno scalo italiano.
Difficile sorprendersi per chiunque abbia viaggiato nel Belpaese. Fiumicino è una sorta di suk, famoso nel mondo per i tentativi di truffa a danno dei turisti stranieri. Malpensa, costruito ex novo, ha collegamenti con Milano imbarazzanti. A Bologna sono 15 anni che rifanno l'aeroporto ogni due anni, non riuscendo mai a renderlo efficiente. E taciamo di Ciampino per amor di patria. Per 20 anni si sono costruiti aeroporti minuscoli per soddisfare le manie di grandezza di qualche ras locale (solo sulla via Emilia ci sono Rimini, Forli, Bologna e Parma, 4 aeroporti in 150 km....senza pensare al resto del Nord) ma senza un minimo piano generale dei trasporti. Il tutto lasciato all'improvvisazione.
Tutti, a parole, sono concordi che il turismo dovrebbe essere una grande risorsa per l'Italia. Ma a parte improbabili video con Rutelli e i cani della Brambilla, nulla è stato fatto. Si è salvata, per modo di dire, l'Alitalia, per poi lasciare andare in rovina gli aeroporti. Uno dei tanti aspetti del miracolo italiano della Seconda Repubblica.