mercoledì 30 novembre 2011

Monti, Rajoy e il volo per l'Europa
Di Monica Bedana

In un andirivieni continuo tra l'Italia e i centri del potere europeo, costantemente arrampicato sulle esili fronde della difesa di progetti ancora intangibili di risanamento dell'economia italiana, il professor Monti in questi giorni pare il barone rampante. Si arrampica ovunque possa farsi udire per rassicurare gli esigenti interlocutori europei che l'Italia farà le riforme che ci esigono e per scongiurare, al tempo stesso, la seria possibilità che il nostro Paese precipiti in serie B, il girone della seconda velocità previsto da un minaccioso “patto segreto” come contrappasso per gli accidiosi dell'economia. 
Quindi, pochi giorni fa l'abbiamo visto ad un vertice a tre con Merkel e Sarkozy, ieri in un eurogruppo a Bruxelles nella sua veste di ministro dell'economia, oggi all'ecofin. Il barone rampante non smette di girovagare ma Sarkozy, incollerito e minacciante come il padre letterario del vero barone perfino la domenica  gli esige fretta nello scendere dagli alberi e mettersi finalmente all'opera.

Il messaggio chiaro è che l'Italia stia sprecando tempo prezioso e si adoperi maggiormente a fornire garanzie che a metterle in pratica. Nel frattempo il Paese paga un prezzo record -quasi l'8%- per piazzare il suo debito a tre anni, quando solo un mese fa, con lo screditatissimo Berlusconi ancora al timone, un 4,9% era bastato. Ed il differenziale, a tratti, nella giornata di ieri ha di nuovo superato i temuti 500 punti. Paura, sfiducia i termini più ricorrenti sulla stampa internazionale per definire le sensazioni che l'Italia provoca sui mercati. Se questo è l'effetto del barone Monti, brillante e rampante a tu per tu con Napoleone la zarina, allora preferisco il silenzioso profilo dell'uomo dalle mille sconfitte, Mariano Rajoy, al confronto del professore un debole Icaro dalle ali di cera. Nessuno lo incalza, nessuno lo sprona, nessuno lo cerca per rimproverarlo: è l'enorme vantaggio concessogli dal fatto che (quasi) nessuno sappia chi è. E mentre in Italia si fa baccano per le nomine dei sottosegretari, Rajoy cela con ostinazione i nomi dei membri del suo futuro e prossimo governo, tanto da far pensare che nemmeno lui li conosca ancora. Non solo: sempre a disagio nelle riunioni internazionali, invece di praticare un presenzialismo sfrenato per perorare la causa spagnola, aspetta con fiducia che l'Europa gli faccia visita a domicilio. 
Ieri è venuto a trovarlo Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione Europea. Alla fine dell'incontro, nessuna dichiarazione dei due insieme; Tajani ha detto di aver chiesto al presidente eletto i contenuti delle riforme economiche che il futuro governo intende applicare ma “il commissario ha segnalato che Rajoy non gli ha presentato nessuna proposta concreta perché sta ancora lavorando su come mandarla in porto”.
Tutto senza fretta, in una giornata tranquilla sul mercato spagnolo e con la notizia che il disavanzo nei conti dello Stato tra entrate e uscite è diminuito in questi mesi del 17% rispetto allo stesso periodo del 2010. Non poco, non male. Zapatero, anche lui desaparecido, lavora in silenzio e facilita il passaggio delle consegne.

Stili e carriere completamente opposti; eppure dovrebbero essere questi due uomini diversissimi, Monti e Rajoy, ad iniziare a far fronte comune in Europa per la salvaguardia della pari dignità di tutti gli Stati membri. Affinché i baroni del nord, ottusi, inamovibili, privi di solidarietà e di buonsenso non spicchino il volo a bordo della mongolfiera, lasciando a terra, svuotata, un'istituzione da cui sono stati i primi a trarre ogni beneficio.

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Gli aggiornamenti delle rubriche di "Resistenza Internazionale" 30/11/2011

"The City of London":
Qualche domanda per Ichino&C

Con l'ascesa al governo di Monti è tornata di gran moda la figura del professor Ichino, tutte le sere in tv e la mattina sui giornali ad attaccare la FIOM e la CGIL e a perorare la possibilità di licenziare i privilegiati lavoratori che godono, addirittura, della protezione dell'articolo 18.
Ichino, cui non manca la fantasia, si è inventato un termine ad effetto, apartheid. Secondo lui esiste un sistema in cui i giovani vivono di contratti precari - quelli che lui ed i suoi amici peroravano 10-15 anni fa - mentre una parte di fortunati se la godono difesi da leggi "del secolo scorso" che sono proprio la causa delle sfortune dei primi...leggi tutto l'articolo

"Rassegna stampa" (clicca sui titoli per leggere gli articoli)
Speciale Lucio Magri

Ichino: Criticai Martone ma ora approvo la scelta

Roubini:Ora siete diventati credibili ma dovete tagliare il debito almeno del 25%

Il solito tiro alla fune con Lagarde e Draghi

Ferrero:La manovra Monti, un suicidio

Barbara Spinelli: La sovranità tedesca