Infatti a Londra sono centinaia in piazza che festeggiano.
lunedì 8 aprile 2013
Addio, Mrs Thatcher
https://www.youtube.com/watch?v=tMrn2sTFBtc
In Spagna il sistema politico va a pezzi
Prima la Grecia, ora la Spagna. In tutti e due i paesi il sistema politico post-dittatura si è retto su un solido bipartitismo, socialisti contro conservatori, diversi su molti punti (in Spagna, soprattutto sui diritti civili), molto simili su altri - accettazione acritica del mercato e dell'Europa, soprattutto.
La crisi economica, ormai conclamata crisi politica, sta cambiando tutto. In Grecia il bipartitismo è andato in pezzi, il PASOK è ormai una forza marginale, Syriza - un partito che fino a pochi mesi fa si sarebbe considerato antisistema - vola verso il 30% mentre a destra anche i fascisti sono in doppia cifra. Tant'è che per formare una maggioranza precaria e instabile si è dovuti ricorrere alla grande coalizione - ma dati i numeri, sarebbe il caso di dire, piccola coalizione - tra ex supposti avversari come conservatori e socialisti.
In Spagna ci si avvia verso uno scenario simile. Secondo l'ultimo sondaggio pubblicato da El Pais, socialisti e conservatori, insieme, hanno meno del 50%. Mentre avanza impetuosamente Izquierda Unida, che ormai tallona i socialisti. Non è ancora la Grecia - e d'altronde Madrid, per ora e per fortuna, non è Atene - ma la direzione è decisamente quella.
E d'altronde anche in Francia alle ultime elezioni abbiamo visto come tanto il Front de Gauche quanto la destra lepenista abbiano raggiunto risultati a due cifre. Ed in Italia, PD e PdL sono in una situazione simile.
Insomma, la crisi dell'Europa sta riportando a galla un nuovo tipo di politica, che in una maniera o nell'altra, nel bene o nel male, esce da quel sordo immobilismo neo-liberale, quel bipartitismo di facciata che condannava le democrazie ad adeguarsi all'ideologia dominante, a prescindere dal colore delle bandiere o dal nome del partito.
Il bi-polarismo è ormai morto e si porta con sè nella tomba quella sinistra liberale rappresentata dal PSE che ha rinunciato alla lotta sociale e a rappresentare i poveri e gli sfruttati. In gran parte d'Europa soffia un forte vento di protesta sociale, di domanda di cambiamento radicale. Se ne faccia una ragione Veltroni col suo partito a vocazione maggioritaria. E se ne faccia una ragione pure Vendola che, mentre la crisi ripropone con forza le questioni di classe e mentre in Europa rinasce una sinistra radicale, vuole abbandonare le ragioni della protesta, lasciandole in mano ai Grillo di turno, per andare a fare da gregario ad un socialismo europeo in crisi di identità prima ancora che elettorale.
L'America senza lavoro
In America le cose vanno meglio che in Europa, la ripresa economica, pur modesta è decisamente più sostenuta che nel Vecchio Continente. Il fiscal cliff è stato trasformato da burrone in gradino e il Presidente Obama si è sicuramente dimostrato più intelligente e flessibile di Frau Merkel. Eppure anche lì la crisi non è finita. Robert Reich, ministro del lavoro ai tempi di Clinton ed uno dei più vigorosi critici della destra liberista, ci spiega che l'economia americana è ancora in grande difficoltà. La disoccupazione scende, ma in realtà la percentuale di popolazione attiva impiegata è ai minimi storici, o quasi. Il mercato azionario va forte, ma questo avvantaggia solo i soliti noti. Si è ricominciato a costruire case, ma nuovamente andranno nelle disponibilità dei più ricchi che potranno così affittare. Insomma, Reich analizza in profondità i numeri e ce li spiega con grande chiarezza: perchè la crescita economica conta poco se non serve a migliorare le condizioni di vita della maggioranza della popolazione.
The Big Stall
di Robert Reich
da robertreich.org
Bad news on the economy. It added only 88,000 jobs in March – the slowest pace of job growth in nine months.
While the jobless rate fell to 7.6 percent, much of
the drop was due to the labor force shrinking by almost a half million
people. If you’re not looking for work, you’re not counted as
unemployed.
That means the percentage of working-age Americans
either with a job or looking for one dropped to 63.3 percent — its
lowest level since 1979.
The direction isn’t encouraging. The pace of job growth this year is slower than its pace last year.
What’s going on? The simple fact is companies won’t
hire if consumers aren’t buying enough to justify the new hires. And
consumers don’t have enough money, or credit, or confidence to buy
enough.
It’s likely Americans are beginning to feel the
pinches of January’s hike in the payroll tax combined with the
government budget cuts known as the sequester. Increases in gas prices
haven’t helped. All are taking money out of the pockets of most people –
whose job situation remains precarious. So they can’t and won’t buy
much.
One indicator: Retailers cut their staffs in March — by 24,100.
Yes, the stock market has rebounded. But only a
small portion of Americans are affected by the rebound. The richest 1
percent own 35 percent of all shares of stock; the richest 10 percent
own 90 percent.
And, yes, housing prices have stopped falling, and
construction of new homes has picked up. The construction sector added
18,000 jobs in March.
But the turnaround in housing isn’t because
prospective homeowners have been able to get new mortgages. It’s because
investors are buying or building homes to rent. And a buoyant rental
market doesn’t make most people feel wealthier.
Perhaps the most disturbing aspect of all this is
that we’re in the fifth year of a supposed economic recovery from the
second-worst economic downturn of the past century, and we’re still not
nearly back on track. Instead, we’ve had the most anemic recovery in
history.
A Gallup survey released Thursday showed that the
percentage of Americans holding full-time jobs has remained essentially
unchanged over the past year. With 12 million people out of work and
another 8 million holding part-time jobs who’d rather have full-time
ones, this just isn’t nearly good enough.
We’re experiencing the burden of austerity
economics and the continued scourge of widening inequality. Both are
squeezing average Americans. Yet it’s impossible to have a buoyant and
sustained recovery without a large and growing middle class.
Iscriviti a:
Post (Atom)