Nei tre articoli che proponiamo di seguito il leit motif è la posizione della Germania nella crisi Europea. Nel primo pezzo Luigi Zingales spiega quello che in fondo in Italia già sapevamo, che lo spread nell'ultimo anno è stato messo sotto controllo non da Monti ma da Draghi - e questo spiega come mai, con Monti in carica, i tassi di interesse fossero molto più alti di ora, senza governo e con due partiti anti-europeisti che hanno conquistato la maggioranza dei voti. L'intervento della BCE è stato decisivo, ma non può risolvere per sempre i problemi. Prima o poi arriveranno i tempi delle scelte. Il problema è sempre il solito: i governanti tedeschi, di destra e sinistra, sembrano essere più interessati al loro consenso elettorale che al bene dell'Europa ed impongono condizioni strettissime per il bail out - ma così facendo aumentano la rabbia ed il discontento dei popoli dell'Europa meridionale, che rischiano di ritrovarsi nella situazione di un protettorato tedesco, democrazie a sovranità limitata.
Questo è il sentimento diffuso anche a Cipro, come riporta Paul Mason della BBC: rifiutando di mettere tutto il denaro richiesto per il salvataggio dell'isola Merkel e Schauble hanno di fatto imposto un prelievo forzoso sui depositi, scatenando la furia dei cittadini ciprioti. Il ricatto, le minacce, l'agguato teso al presidente cipriota non fanno che accrescere la frustrazione della popolazione. Ora anche il piano B, con i soldi presi dai depositi di gas e dai fondi pensione viene rifiutato da Berlino che richiede garanzie più sostanziali che il debito venga ripagato - e dunque, agli occhi di molti, richiede azioni punitive contro i cittadini degli stati responsabili della crisi, a Cipro come in Grecia, con il risultato che ora nell'isola mediterranea minacciano di lasciare l'Eurozona.
Il problema, però non è solo Cipro. L'uscita dall'euro rischia di essere un precedente disastroso, ma ancora di più rischia di esserlo la richiesta di tassare i depositi, sostanzialmente contravvenendo l'assicurazione sui depositi sotto i 100 mila data dall'Europa. Il rischio prospettato da Mahoney è che queste azioni tedesche rischino di trasformare l'Europa meridionale in una nuova America latina, con un continuo drenaggio di fondi dal Sud - a rischio - verso il Nord - per ora immune dalla crisi finanziaria. In pratica, i depositi dei cittadini, in Spagna come in Italia, sarebbero a rischio, incentivando una fuga di capitali verso la Germania, portando all'impoverimento progressivo dei PIIGS e, forse, al collasso della zona Euro.
Questo è il sentimento diffuso anche a Cipro, come riporta Paul Mason della BBC: rifiutando di mettere tutto il denaro richiesto per il salvataggio dell'isola Merkel e Schauble hanno di fatto imposto un prelievo forzoso sui depositi, scatenando la furia dei cittadini ciprioti. Il ricatto, le minacce, l'agguato teso al presidente cipriota non fanno che accrescere la frustrazione della popolazione. Ora anche il piano B, con i soldi presi dai depositi di gas e dai fondi pensione viene rifiutato da Berlino che richiede garanzie più sostanziali che il debito venga ripagato - e dunque, agli occhi di molti, richiede azioni punitive contro i cittadini degli stati responsabili della crisi, a Cipro come in Grecia, con il risultato che ora nell'isola mediterranea minacciano di lasciare l'Eurozona.
Il problema, però non è solo Cipro. L'uscita dall'euro rischia di essere un precedente disastroso, ma ancora di più rischia di esserlo la richiesta di tassare i depositi, sostanzialmente contravvenendo l'assicurazione sui depositi sotto i 100 mila data dall'Europa. Il rischio prospettato da Mahoney è che queste azioni tedesche rischino di trasformare l'Europa meridionale in una nuova America latina, con un continuo drenaggio di fondi dal Sud - a rischio - verso il Nord - per ora immune dalla crisi finanziaria. In pratica, i depositi dei cittadini, in Spagna come in Italia, sarebbero a rischio, incentivando una fuga di capitali verso la Germania, portando all'impoverimento progressivo dei PIIGS e, forse, al collasso della zona Euro.
Mario Draghi’s Opiate of the Markets
di Luigi Zingales
da Project Syndacate
From the standpoint
of European stability, the Italian elections could not have delivered a
worse outcome. Italy’s parliament is divided among three mutually
incompatible political forces, with none strong enough to rule alone.
Worse, one of these forces, which won 25% of the vote, is an anti-euro
populist party, while another, a Euro-skeptic group led by former Prime
Minister Silvio Berlusconi, received close to 30% support, giving
anti-euro parties a clear majority.
Despite
these scary results, the interest-rate spread for Italian government
bonds relative to German bunds has increased by only 40 basis points
since the election. In July 2012, when a pro-European, austerity-minded
government was running the country, with the well-respected economist
Mario Monti in charge, the spread reached 536 basis points. Today, with
no government and little chance that a decent one will be formed soon,
the spread sits at 314 points. So, are markets bullish about Italy, or
have they lost their ability to assess risk?
A
recent survey of international investors conducted by Morgan Stanley
suggests that they are not bullish. Forty-six percent of the respondents
said that the most likely outcome for Italy is an interim
administration and new elections. And they regard this outcome as the
worst-case scenario, one that implies a delay of any further economic
measures, deep policy uncertainty, and the risk of an even less
favorable electoral outcome.
The
survey also clearly indicated why the interest-rate spread for Italian
government bonds is not much wider: the perceived backstop provided by
the European Central Bank. Although investors believe that the backstop
is unlikely to be used, its mere presence dissuades them from betting
against Italy. In other words, the “outright monetary transactions”
(OMT) scheme announced by ECB President Mario Draghi last July has
served as the proverbial “bazooka” – a gun so powerful that it does not
need to be used.
Then-US
Treasury Secretary Hank Paulson sought a bazooka during the 2008
financial crisis. He failed, because he believed that even a fake gun
would work if it looked scary enough. Not falling for the trick,
speculators repeatedly called his bluff. Draghi, with his famous pledge
to do “whatever it takes” to ensure the euro’s survival, succeeded
where Paulson did not. After all, he controls the monetary spigot.
But
even Draghi’s bazooka is partly a bluff. Draghi designed it to relieve
the ECB of the huge political responsibility of deciding when to save a
country from default. For this reason, triggering the OMT mechanism
requires the unanimous consent of eurozone governments. But, if the
bazooka is needed, how likely is it to be fired before the German
election in September? The Morgan Stanley survey did not ask this
question, probably because everybody knows the answer: not likely at
all.
Thus,
markets remain calm because they expect the bazooka not to be needed.
In that case, the fact that it cannot be triggered easily does not pose a
significant problem. Its presence is enough to support a benign
self-fulfilling prophecy. In other words, Draghi’s bazooka has
anesthetized markets, impairing their ability to assess risk.
But
as with all anesthetics, Draghi’s cannot and will not last forever.
Either the underlying problem is fixed before the patient wakes up, or
the pain will be devastating.
The
investors surveyed by Morgan Stanley put the chance of a renewed crisis
in Italy below 25%. I believe that it is higher than 50%. Even after
Germany’s election, I am not sure that the government will be willing to
support an Italian rescue program without asking for major guarantees
concerning the objectives – and even the composition – of Italy’s ruling
coalition.
Indeed,
German Chancellor Angela Merkel will face a serious dilemma following
her likely re-election. Without strict conditionality, she would risk
shifting the domestic consensus in favor of Germany’s emerging
Euro-skeptic mood. But, by insisting on such conditionality, she would
trigger a huge political crisis in Europe. If the German government gets
to decide who governs Italy, why should Italians bother voting? The
eurozone will look like a German protectorate, rather than a voluntary
union of sovereign countries. The political backlash would be enormous.
The
only hope is that the eurozone makes strong progress toward
establishing fiscal-redistribution mechanisms, such as European
unemployment insurance, before Draghi’s anesthetic wears off. Otherwise,
Europe will face a very rude awakening indeed.