L’attacco speculativo che a cavallo dello scorso weekend ha colpito l’Italia non è un fatto puramente
nazionale. Sotto pressione, infatti, non era solo il nostro Paese ma tutte le economie deboli dell’area
Euro: gli spread con i titoli tedeschi non sono aumentati solo in Italia, ma la stessa sorte hanno
subito Spagna, Portogallo ed Irlanda il cui debito è stato recentemente rivalutato come “spazzatura”
dalle agenzie di rating.
Certo, tutte queste economie registrano gravi difficoltà, ma in realtà, guardando solamente ai
paramentri macro-economici, si fa fatica a capire come mai l’area-euro sia sotto attacco quando
l’economia americana sta molto peggio di noi. Il debito americano è superiore a quello complessivo
dell’area euro e Obama non è riuscito a rimettere in carreggiata l’economia americana dopo il crollo
del 2008-09. Anzi, adesso si trova davanti ad un passaggio politico delicatissimo alla ricerca di un
compromesso politico tra Repubblicani e Democratici sul piano di riduzione del debito, con una
parte dei Democratici che vorrebbero alzare le tasse, soprattutto ai ricchi, mentre i Repubblicani
puntano tutto sui tagli alle spese pubbliche a cominciare dall’assistenza sanitaria, che come ben
sappiamo in America è già ridotta ai minimi termini. Almeno dall’altra parte dell’Atlantico non
si parla di unità nazionale, governi tecnici e finanziarie da approvare d’imperio. Si tratta di una
battaglia tutta politica, che purtroppo probabilmente finirà con l’ennesima resa di Obama che
sembra aver già sposato la logica dell’austerity e dello Stato minimo. Pur di fronte a questi problemi
serissimi, la speculazione ha per ora risparmiato gli USA e si accanisce sull’Euro.
Il problema è la struttura istituzionaledi questa artificiale costruzione europea che abbiamo già
più volte criticato. La UE è ormai diventata una gabbia burocatrica, con scarsissima legittimazione
democratica, capacità decisionale ridottissima a causa dei disaccordi tra gli Stati membri e con
delle logiche di funzionamento a dir poco assurde. La sua costruzione è stata fatta sulla base che il
mercato comunque funziona e che non ci sarebbero mai stati problemi, nè quindi c’era bisogno di
meccanismi che garantissero delle soluzioni. Basti pensare che quando l’Euro fu creato non si era
nemmeno presa in considerazione l’ipotesi che qualche paese potesse essere costretto a uscire dalla
moneta unica.
L’Europa come la conosciamo è il trionfo del neo-liberismo. Mentre la FED e la Banca d’Inghilterra
sono intervenute pesantmente nell’economia reale con i cosiddetti quantitative easing e politiche
monetarie fortemente espansive, la Banca Centrale Europea continua a preoccuparsi solamente
della stabilità dei prezzi e dei mercati finanziari. Nel mezzo della bufera che sta colpendo l’Europa
e con diversi paesi che vedono alzarsi a livelli insostenibili i tassi sul debito, la ECB non ha trovato
niente di meglio da fare che alzare il tasso di sconto, una politica recessiva e che aumenta gli oneri
sul debito.
La mancata integrazione politica ha portato alla creazione di un colosso burocratico in cui i
Parlamenti nazionali contano sempre meno e quello Europeo mai di più, e dove gli Stati litigano
e cercano semplicemente di portare acqua al propio mulino, senza nessuna idea di sistema.
Negli Stati Uniti, invece, che pure sono uno Stato Federale, una bancarotta dell’Alabama non
porterebbe all’uscita di questa dal dollaro, nè a prestiti onerosi da California e Texas. In poche
parole, gli USA agiscono come un sistema integrato, con la FED e lo Stato centrale che operano nella
stessa direzione, magari sbagliando, ma lavorando per obiettivi comuni. In Europa si è sottratta la
politica monetaria agli Stati ma non è stato creato uno governo unico europeo che contribuisse
all’integrazione economica. Si è creato una moneta unica ma si sono mantenuti i debiti nazionali.
Si è dato vita al mercato unico pensando che il mercato non avesse bisogno della politica. Ora
le economie periferiche dell’Euro sono sotto attacco ma quelle centrali non hanno intenzione di
aiutarle ma le vogliono comunque tenere legati mani e piedi nella gabbia europea, senza dare
soluzioni alla crisi ma anzi accentuandola. Una situazione insostenibile, e proprio su questo hanno
scommesso gli speculatori, cui certo non va la nostra simpatia, ma che certo non possiamo accusare
di agire irrazionalmente. La stessa cosa, purtroppo, non possiamo dire dei nostri leader. L’Europa,
come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi, è irrimediabilmente fallita.
Da Liberazione