giovedì 29 settembre 2011
Gli aggiornamenti delle rubriche di "Resistenza Internazionale"
The City of London
"Rastani e le scomode verità"
Ora si dice che Rastani non e' un vero trader e che le sue sono parole in liberta'. Ma lo sono davvero? Non e' forse vero che la recessione sta arrivando e cancellera' i risparmi di milioni di persone? E forse non sappiamo che in questo momento il mercato e' governato dalla paura, così come nel passato era l'entusiasmo irrazionale ad aver creato le bolle degli anni 90 e 2000?...leggi tutto l'articolo
"Rastani e le scomode verità"
Ora si dice che Rastani non e' un vero trader e che le sue sono parole in liberta'. Ma lo sono davvero? Non e' forse vero che la recessione sta arrivando e cancellera' i risparmi di milioni di persone? E forse non sappiamo che in questo momento il mercato e' governato dalla paura, così come nel passato era l'entusiasmo irrazionale ad aver creato le bolle degli anni 90 e 2000?...leggi tutto l'articolo
La drag queen con la kippah
Di Simone Rossi
Quando si affronta la questione della politica dei governi di Israele e dell'occupazione di quello stato dimezzato conosciuto come Palestina si finisce con la polarizzazione tra "pro" e "contro", perdendone di vista gli aspetti concreti. Sopratutto i più intransigenti sostenitori "senza se e senza ma" delle politiche israeliane tendono ad evidenziare i progressi in campo dei diritti civili effettuati in Israele nel corso dei decenni, ponendoli a confronto con la situazione dei Paesi confinanti. Si innesca così una trappola, tendenzialmente settaria, in cui di volta in volta ogni categoria "a rischio", ogni minoranza viene intruppata nelle file dei filo-israeliani, mentre chi ha dubbi o incertezze deve ricredersi al più presto, pena il marchio di traditore della propria causa.
In anni recenti l'irreggimentazione è toccata ad omosessuali e transessuali, cittadini che per alcuni secoli hanno patito discriminazioni e vessazioni per il proprio orientamento sessuale e la propria identità di genere. Profondi cambiamenti, verso una cultura e legislazioni non discriminatorie, sono stati introdotti in vari Paesi del mondo, principalmente europei ed americani e poche eccezioni negli altri continenti, tra cui Israele. Nel Paese mediorientale, che ha ereditato dal Regno Unito un codice penalizzante l'omosessualità, fin dagli anni '70 le istituzioni hanno introdotto progressive aperture per quanto concerne la lotta alla discriminazione ed il riconoscimento di diritti civili agli individui omosessuali e transessuali. Soprattutto nelle città più laiche del Paese le locali organizzazioni LGBT, acronimo per LeasbianGayBisexualTransgender, hanno promosso le annuali marce del GayPride e si sono sviluppate attività commerciali rivolte a consumatori omosessuali e transessuali o comunque offrono un ambiente in cui potersi esprimere liberamente, come accade nelle maggiori città del cosiddetto Occidente. In virtù di questa situazione frequentemente individui ed associazioni LGBT italiane ed occidentali in genere hanno sentito il dovere di sostenere le politiche israeliane in toto, a prescindere da altre considerazioni di merito; non solo i liberali, collocati a destra, ma anche organizzazioni che si rifanno alla Sinistra autoproclamatasi moderna e responsabile.
In una “guerra tra poveri” i diritti degli omosessuali sono stati presi in ostaggio nel tentativo di sminuire i popoli arabi e, per contrasto, di porre Israele ed i suoi governi sotto un'aura di indiscutibilità. Un gioco pericoloso, che non tiene conto del fatto che i diritti o sono universali o divengono un privilegio, una concessione che crea dipendenza e sudditanza verso il signore di turno. Non giova alla lotta verso il rispetto universale degli/delle omosessuali e dei/delle transessuali forzare la mano e sanare le colpe dei governi di un Paese che da oltre quarant'anni occupa del terre di un altro popolo nonostante condanne e risoluzioni di quell'ONU cui si ricorre solo più per giustificare le guerre. Serve empatia verso quelle centinaia di migliaia di famiglie espulse dalle loro terre, cui è negato l'accesso al lavoro e l'esercizio di diritti basilari come quello all'istruzione ed alla salute. Le associazioni del movimento LGBT devono rifiutare queste strumentalizzazioni e collocare la propria azione in un contesto universale, come dovrebbero esser i diritti: di tutti.
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