giovedì 13 ottobre 2011

15 ottobre, uniti per un cambiamento globale


Dalla Puerta del Sol ai cinque continenti
Di Monica Bedana

Cinque mesi dopo, le tende che furono di Madrid si sono disseminate per mezzo mondo.
Eduardo Galeano la scorsa primavera da sotto quelle tende disse: “Questo movimento è la prova che il mondo non è abitato solo da persone indegne e rassegnate. Sono sempre di più le persone indignate: il sale della terra”.
I motivi dell' indignazione di Madrid allora, sono gli stessi, adesso, di altre 662 città sparse in 79 Paesi e ne sono bersaglio quattro grandi poteri: finanziario, politico, militare e mediatico. Adesso in Spagna sappiamo (lo ha confermato uno studio post-elettorale del Centro di Ricerche Sociologiche) che il Movimento 15M ha influito sulle scelte degli elettori nelle elezioni municipali e regionali dello scorso 22 maggio. 
Le elezioni generali sono dietro l'angolo e su di esse pesano lo spettro dei quasi cinque milioni di disoccupati di fine inverno, la sanità e l'educazione obbrobriosamente mutilate, le immagini quotidiane dei violenti sfratti di chi non può più pagare il mutuo per la casa, l'abbandono delle persone che hanno bisogno di assistenza, i tagli drastici negli aiuti allo sviluppo, cosí come quelli per le borse di studio e la ricerca. E sul prossimo appuntamento con le urne peserà ulteriormente, c'è da scommetterci,  questo “basta” che viene dal basso, che non è né di destra né di sinistra e che tende a colpire chi sta in alto.

CLICCA QUI per vedere la mappa mondiale delle manifestazioni del 15 ottobre


La rivoluzione del 15M in quindici frasi per il 15O *
- I nostri sogni nelle vostre urne non ci stanno
- Questa storia la cambiamo noi
- Politici, siamo i vostri capi e vi stiamo mettendo in cassa integrazione
- Violenza è uno stipendio di 600 euro
- L'ignoranza del cittadino da la vittoria ai tiranni
- Sto cercando i miei diritti. Qualcuno li ha visti?
- Non stiamo bussando alla porta, la stiamo buttando giù
- Loro sono il capitano, noi siamo il mare
- E questi, chi cazzo li ha votati? (cartello con i logotipi delle maggiori banche e delle più potenti lobbies finanziarie spagnole)
- Se tu paghi il loro debito, che loro paghino il tuo mutuo
- Democrazia non è plutocrazia. E' il potere del popolo, non dei ricchi
- Questa crisi non la paghiamo
- La barricata chiude la strada, ma apre il cammino
- Senza casa, senza lavoro, senza pensione, senza paura
- Spain is different, not indifferent
* dal libro "No nos representan", di Pilar Velasco, edizioni "Temas de hoy"

Gli indignati di Dublino
Di Genny Carraro

“Occupy Dame Street” (Occupiamo Dame Street) e’ una delle tante cellule che sono andate sviluppandosi sull’idea di Occupy Wall Street e ancor prima dal movimento 15 M. Questo e’ un movimento apartitico, fatto di persone e per le persone; non ci sono leaders ed include persone di diverse nazionalita’, estrazione culturale/sociale, sesso, visione politica, etc. E’ un movimento che si basa sulla non violenza, un nuovo tipo di resistenza che ha gia’ provato la sua efficacia con la “primavera araba”.

E’ il dovere di tutti, di noi che viviamo nel mondo capitalista di ribellarci all’ingordigia dei banchieri, dell’elites finanziarie e politiche che hanno creato tanti problemi e disastri non solo a casa nostra, ma in tutto il mondo. Chris Hedges riassume in questo paragrafo cio’ che vale non solo per gli USA, ma per tutti noi: “non ci sono piu’ scuse rimaste; o partecipi alla rivolta contro Wall Street e le altre istituzioni finanziarie in diverse citta’, o stai con la parte errata della storia. O blocchi con l’unico mezzo che ci e’ rimasto: LA DISOBBEDIENZA CIVILE il saccheggio perpetrato dalla classe criminale a Wall Street e l’accelerata distruzione del sistema ecologico che sostiene la specie umana, o passivamente autorizzi la crescita di un mostruoso diavolo.O assapori, senti e odori l’intossicazione di liberta’ e rivolta, o affondi nelladisperazione e nell’apatia. O sei un ribelle o sei uno schiavo.”

La domanda degli irlandesi e’ che L’IMF e la EBC stiano fuori dagli affari interni del paese; che non impongano ulteriori misure di austerita’ (privatizzazione di acqua, gas, elettricita’ che farebbero regredire il paese agli anni 30); che le banche private siano quelle a pagare per gli assurdi investimenti, per i debiti, per il disastro che hanno creato. Gli irlandesi non vogliono pagare un debito che non hanno contratto; non vogliono segnare la vita dei loro figli e dei figli dei loro figli con il debito dei banchieri che nel frattempo si arricchiscono e continuano a giocare con la vita delle persone.
Gli irlandesi chiedono una democrazia partecipativa, dove l’interesse delle persone sia al primo posto, dove sia la gente a decidere cio’ che deve succedere.

I nostri articoli di questi mesi sugli indignados:
(clicca sui titoli per leggere)

Indignati, i nuovi resistenti

In piazza, i figli della globalizzazione dicono basta alla politica-ingegneria

Sulle tracce del 15M

The first democracy on the world

Benedetto, 1- Indignados, 0

Gli indignados occupano la Borsa di Madrid (ma non troppo)

Video degli indignati a Bologna, scontro tra manifestanti e polizia

Oggi il nostro speciale della rassegna stampa sul 15Ottobre cliccando QUI .

Questi gli articoli che contiene:

"Panic of the Plutocrats", di Paul Krugman
"Gli indignados americani di Occupy Wall Street", di Federico Rampini
"Proteste in Banca d'Italia", di A. Cori e I. Venturi
"With kiss-ins and dances, young chileans push for reform", di Alexei Barrionuevo
"Antipolitica.La rivolta contro il potere e le tentazioni populiste", di Carlo Galli, da Repubblica
"Dal Cile, la leader degli indignados: fuori dal Paese gli uomini di Pinochet", da "Il fatto Quotidiano"
"En Grèce, la révolte inaboutie de la jeunesse", di Pierre Daum
"¡Qué vivan los estudiantes!La lezione cilena", di Marco Consolo
"I draghi ribelli scrivono a Napolitano: Basta alla dittatura delle banche, adesso si riparta dai giovani"
"Occupy "x" arrives in Ireland with Occupy Dame Street", di Andrew Flood
"La sinistra necessaria. Indignati a Manhattan". Di Robert Reich

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Gli aggiornamenti delle rubriche di "Resistenza Internazionale"

The City of London:
"Alcune semplici domande"
Ovunque si continua a parlare di ricapitalizzazione delle banche europee per evitare una nuova crisi bancaria a seguito del default greco (che avverra').
Sicuramente in questo momento e' il minore dei mali, ma la domanda rimane: perche' bisogna dare soldi pubblici alle banche a rischio fallimento e non alle imprese? ...Leggi tutto l'articolo

Rassegna Stampa
"Dossier: Gli indignati nel mondo". Per leggerlo, clicca qui