Il dato politico eclatante delle elezioni greche è che il paese, in massa, ha detto no all'austerity. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, il PASOK è quasi sparito, la destra vince di un soffio ma è in rotta perdendo quasi metà dei consensi. In breve, i due partiti pro-austerity arrivano a stento al 30%. Ed anche con una legge elettorale taroccata come quella greca non hanno la maggioranza in Parlamento.
Nel frattempo i partiti alla sinistra del PASOK sarebbero di gran lunga la prima formazione politica ellenica, avrebbero addirittura gli stessi voti della "grande" coalizione, se solo si fossero uniti. Invece, nonostate gli appelli all'unità di Syriza, sia i comunisti greci che i socialisti democratici han deciso di correre da soli. Con risultati modesti, non a caso insieme non fanno i voti di Syriza. Scelte meno settarie, scelte più lungimiranti avrebbero portato alla vittoria della sinistra-sinistra e alla formazione di un governo in grado di ridiscutere veramente il diktat di Bruxells e Berlino. E dunque questa grande vittoria nelle urne non sarà tradotta in vittoria politica.
Come sempre, purtroppo, e non certo solo in Grecia, la sinistra è disunita, è lacerata. Non ci si illuda: la destra, pur anch'essa politicamente divisa, è sempre capace di ritrovare un'unità d'azione. PASOK e ND avevano già sostenuto insieme il governo tecnico di Papademos, lo rifaranno ora. E riusciranno a portare sulla barca qualcun'altro, i Greci indipendenti che erano fuoriusciti da ND, probabilmente. O forse, ma speriamo di no, i Socialisti Democratici.
Quel che vedremo sarà un ovvio e scontato tradimento del mandato elettorale in nome degli interessi di classe, della salvaguardia della grande borghesia greca e della finanza tedesca. E ciò avverrà in un paese che vuole tutt'altro.
Per la sinistra è venuta l'ora dell'unità, non solo della testimonianza, non solo della protesta. Anche perchè in tutta Europa la protesta sta cominciando a prendere una gran brutta piega, dalla Le Pen ai nazisti greci, in parlamento con la svastica e ai seggi coi bastoni.
Per il cambiamento bisogna stare uniti. Chissà se in Italia, dove la sinistra unita potrebbe quasi aver la forza di quella greca, qualcuno riuscirà a capire il significato delle elezioni greche.
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lunedì 7 maggio 2012
Ha vinto un socialista
di Simone Giovetti
Come anticipatovi
su queste stesse colonne dal vostro inviato speciale, ha vinto un
socialista
Non sarà Che Guevara, ma da oggi in Francia
governa un socialista.
Mettiamolo alla prova. Chissà, forse ci
riserverà delle sorprese. Una cosa è certa: il popolo francese non ha deluso le
aspettative. Si è votato per un cambiamento, di stile certo, ma anche sulla
base di valori diversi.
Il neo presidente ha parlato ricordando le
promesse per il futuro: crescita e rilancio dell’impiego in Europa.
Ora aspettiamo le legislative di giugno.
L’estrema destra è favorita e cercherà di trarre il massimo profitto dal buon
risultato del primo turno e soprattutto dalla sconfitta di Sarkozy.
Il Parlamento ritroverà sotto Hollande un
nuovo ruolo politico, la sua composizione è dunque importantissima. Servirebbe
una solida maggioranza di sinistra e qui ci piacerebbe sperare in un risultato
degno del “Front de gauche” di Mélenchon: darebbe a Hollande la forza
necessaria per fare le scelte coraggiose di cui si ha bisogno, soprattutto in
direzione della finanza e delle banche la cui riorganizzazione e controllo sono
oggi una necessità imprescindibile.
Non ci sarà la rottura con la Germania e
nessuno qui lo auspica. Ma sicuramente nuovi scenari si aprono in Europa, nuove
alleanze. Alleanze se non tutte di sinistra almeno più mediterranee…
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