mercoledì 5 ottobre 2011

Dalle rubriche

The City of London

Così pare che George Papandreou, primo ministro greco, abbia reagito alla richiesta della BCE di diminuire il salario minimo. Ma ci sono pochi dubbi che, in realtà, l'India sia il modello cui ci spingono la Banca Centrale e gli economisti neo-liberali.
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Rassegna Stampa





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ETERNIT: GIUSTIZIA!

Su questo blog collaboro sin dalla sua nascita eppure non ho mai pensato di raccontare il dramma di Casale Monferrato e della sua sporca storia di amianto.
Leggo l’articolo di Monica e mi dico: “imbecille, quell’articolo avresti dovuto scriverlo tu!”. E perche’ mai io? Che cosa ho di piu’ da raccontare rispetto agli altri, rispetto a Monica? Forse solo dei ricordi.
Casale Monferrato e’ la mia citta’. Mi definisco con piacere e allegria una “Monferrina” perche’ amo le mie colline che profumano di aria fresca e di vino, sulle quali ogni borgo ha una storia da raccontare, un castello da mostrare, una festa da celebrare.
Amo il nostro Barbera, vino corposo, robusto e per me cosi’ familiare. Nessun vino mi sa dare la stessa gioia, lo stesso piacere, la stessa soddisfazione e la stessa pace. Quando torno a Casale la prima cosa che degusto e’ un buon bicchiere di Barbera. A fine pasti mi concedo un cicchetto, ossia una grappa, se di Rosignano ancor meglio.
Se poi ho tempo cammino per il centro cittadino e da via Roma proseguo facendomi guidare da un profumo di pasticceria artigianale cosi’ giungendo alla porta dei Krumiri Rossi. Non resisto alla tentazione ed entro e subito chiedo: “avete dei Krumiri rotti?” Immancabilmente mi rispondono di no e cosi’, anche questa volta, mi tocca comprare quelli “non rotti”.
A Casale si cresce tra le zanzare e la paura intrisa di fascino di un alluvione che faccia “straripare il Po”. A Casale si cresce anche, come ovunque, con la memoria storica dei nonni, si cresce con mamma e papa’, si cresce tra i banchi di scuola. E in tutte queste realta’ che ho appena citato la parola “amianto” e il suo eco, “mesotelioma”, sono realta’ quotidiane. Tutto ci ricorda l’amianto: i tetti di molte delle nostre case, dei nostri garage e dei capannoni; le vittime che si continuano a contare e che in qualche modo hanno incrociato la tua strada, magari anche solo sfiorandola.
Mio papa’ mi racconta i suoi ricordi di bambino a contatto con materiali fatti di amianto e con le polverine che sprigionavano. Mia mamma mi dice che il suo compagno di classe delle medie e’ morto per causa dell’amianto. Vedo la trasmissione di Minoli di qualche anno fa dedicata alle vittime dell’amianto e ci trovo la moglie di un altro compagno di classe di uno dei miei genitori che racconta la morte di suo marito, anche lui vittima dell’amianto. La mia professoressa delle superiori che continua a ripetere le parole “mesotelioma”, “Eternit”, “cancro alla pleura” e “amianto”.
Mio zio, che di mestiere fa il dottore, racconta che si sapeva da molto tempo che l’amianto fosse una polverina mortale ma che si decise di tenerlo nascosto in nome del Dio supremo: il profitto.
Costantemente al mio rientro in citta’ trovo articoli sul giornale locale, “Il Monferrato”, convocazioni di assemblee cittadine o di lavoratori per discutere della questione Eternit e amianto. E’ una storia tragica che ha segnato la mia citta’ e la sua gente.

Quanti anni ho passato con i miei amici e compagni di squadra ad allenarmi nella piscina all’aperto di Casale a due passi dalla fabbrica in disuso dell’Eternit! Oggi quella fabbrica non esiste piu’ ma per me e’ una storia recente perche’ finche’ ho vissuto nella mia citta’ natale quella fabbrica era il simbolo (noi bambini eravamo inconsapevoli e ignari di tutto o quasi) della citta’ e della sua tragedia. Qualche anno fa in una delle mie visite a mio papa’ a Casale abbiamo deciso di fare “un fuoristrada” e di andare a impantanarci in qualche collina, come facevamo con le mie sorelle e i miei amici quando ero una bambina. Abbiamo scelto la strada che porta a Pontestura. Per quella via si deve passare vicino all’Eternit. Con mio grande stupore la fabbrica era scomparsa come per magia. Ho chiesto a mio padre: “Ma che fine a fatto l’Eternit?”. Non credevo ai miei occhi. Un pezzo della mia infanzia volatilizzato.
La polverina assassina veniva portata a casa dagli operai dell’Eternit. Questa si depositava sulle loro vesti, sulle scarpe, impregnava i loro capelli e cosi’ la polverina maledetta si spargeva nelle case e mieteva altre vittime.

Un paio d’anni fa ritornando in citta’ ho notato molte bandiere appese alle finestre e ai balconi. Erano tante e ricordavano il fenomeno meraviglioso e tutto italiano del periodo della guerra in Kossovo (se non ricordo male, purtroppo di guerre sembra che il nostro democratico e civile occidente non sappia farne a meno) quando in tanitssimi abbiamo sventolato ogni giorno dalle nostre terrazze e finestre la bandiera della pace. Le bandiere “casalesi” erano bandiere diverse, erano le bandiere italiane con sopra scritto “ETERNIT: GIUSTIZIA”. Era il coro unanime dei cittadini casalesi che chiedevano, all’apertura del processo, di avere giustizia dallo stato italiano attraverso la sua magistratura.
ETERNIT: GIUSTIZIA! Gridiamolo tutti insieme perche’ la storia di Casale Monferrato diventi la storia di tutti perche’ le ingiustizie non siano sentite solo da chi le subisce ma anche da tutti gli uomini e le donne di buon senso e che credono nella giustizia e nella legalita’.

Carla









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