venerdì 21 ottobre 2011

Gora Euskadi Askatuta. Viva Euskadi libera.
Finalmente libera dall'ETA.
Di Monica Bedana



E' tempo di guardare al futuro con speranza. E' anche tempo di agire con responsabilità e valore.
Per tutto ciò,
ETA ha deciso la cessazione definitiva della sua attività armata*.


Il primo comunicato interamente intellegibile dell'ETA da quando vivo in questo Paese mi invade per radio, mentre sto al volante. Ci si sperava da giorni, anche se nessuno osava confessarlo. Devo fermarmi a riprendere fiato, un caffè, accendere il pc, leggere con avidità le prime reazioni. Ci sarà un tempo infinito per le analisi e le interpretazioni; ora il mio primo pensiero va a Miguel Ángel, a lui e a tutte le vittime, alle loro famiglie. A quell'incubo di estate in cui ci dipingemmo le mani di bianco e da cui sembrava impossibile poter svegliarsi.

Il secondo pensiero va a chi vive da una vita sotto scorta e a chi la scorta la fa, al loro poter finalmente consumare le suole delle scarpe all'aperto, per strada, come ogni cittadino ha diritto di fare.

Il terzo, a tutta la società spagnola, a quella sua temperanza che amo e che sempre, anche nelle situazioni estreme, mi da la misura della sua maturità; alla sua fermezza, guidata dal punto di riferimento sicuro dello stato di diritto, unico modello possibile di convivenza**. Lo ricordava un emozionato Zapatero che, piaccia o no, di questa porta aperta sulla pace in Euskadi è uno dei grandi artefici istituzionali, con Rubalcaba, Alonso e tutte le forze dell'ordine.

La preoccupazione degli spagnoli per la crisi sicuramente appanna questo momento storico. In tempi di violenta esasperazione di buona parte del tessuto sociale del primo mondo non posso non considerare quel ruolo di cerniera tra politica e lotta armata svolto dalla sinistra radicale basca senza soluzione di continuità dagli anni '60 ad oggi. Con moltissime ombre, alcune senza dubbio pesantissime ed incancellabili, ma anche senza esitazioni, balbettamenti, scollamenti, frammentazioni, personalismi. Tanto da arrivare oggi ad essere la forza politica attraverso cui buona parte della società basca esprimerà in un futuro prossimo la sua definitiva catarsi. E mi chiedo come sarebbe l'Italia di oggi, quella di sabato scorso a Roma, se in Parlamento sedesse una vera sinistra radicale capace di farsi interprete onesta delle rivendicazioni anche estreme della piazza.

La scommessa è senz'altro per un futuro senza terrorismo, ma non senza memoria**.

*La parte essenziale del comunicato dell'ETA, la cui traduzione integrale ho pubblicato QUI
** Dal breve discorso del Presidente Zapatero sul comunicato dell'ETA
Il titolo di questo post (e l'emozione), rubati a Iñaki .


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