venerdì 10 giugno 2011

Da Granma Internacional:
Gli Stati Uniti vietano a Cuba di comprare anestetici per i bambini

Potete leggere l'articolo segnalatoci da Carla cliccando QUI.

VIAGGIO IN CANADA
di Carla Gagliardini

Prima di partire per il Canada mi immaginavo di andare in un paese modernissimo, di cui non si parla molto ma del quale si pensa bene.
Premettendo che il mio e’ stato un soggiorno molto breve, ho avuto modo di esplorare, attraverso l’interrogatorio a tappeto che ho fatto alla mia amica Colombiana che a Montreal si e’ trasferita poco piu’ di un anno fa, come vivano gli immigrati provenienti dai paesi in via di sviluppo.
Il governo canadese sembra aver bisogno di lavoratori qualificati, dall’elettricista all’ingegnere, e soprattutto di tanta gente giovane. Parrebbe, infatti, che anche in Canada il problema tipico dei paesi occidentali, ossia una popolazione sempre piu’ anziana, sia una realta’ con la quale fare i conti.
Per invogliare questi lavoratori stranieri il governo mette a loro disposizione, dopo un primo periodo di tre mesi in cui e’ fatta esplicita richiesta di mantenersi, corsi di lingua pressoche’ gratuiti i quali fanno da passaporto verso altri benefici. A Montreal per esempio i vantaggi di frequentare questi corsi sono: riduzione del prezzo per l’abbonamento ai mezzi pubblici, se il corso e’ di lingua francese e a tempo pieno un sussidio per un Massimo di un anno di CAN$240,00 mensili. In tutto il Canada dopo i primi mesi di residenza che sono a totale carico del nuovo arrivato, coloro che non hanno mezzi per sostenersi ricevono un aiuto economico che varia a seconda della composizione familiare. I singles prenderanno ovviamente meno, le coppie un po’ di piu’ (circa CAN$960 mensili) e le famiglie con figli ancora di piu’. Questo sostegno si chiama “ultimo ricorso” e consente a molti immigrati che nei loro paesi d’origine non hanno sbocco e vedono davanti a se’ solo un futuro gramo di poter giocarsi una carta dell’avvenire in un paese diverso. Infatti la maggioranza degli immigrati provenienti dai paesi in via di sviluppo fanno ricorso a tutti questi benefici per un periodo normalmente non inferiore a un anno. Durante questo periodo studiano con intensita’ il francese e l’inglese, entrambe lingue ufficiali in Canada, e frequentano corsi all’universita’ per poter poi iscriversi negli albi professionali canadesi (albo degli avvocati, degli ingegneri, degli architetti, ecc.). Infatti e’ previsto il superamento di un esame prima di potersi iscrivere a questi albi. Insomma si preparano al mondo del lavoro canadese.
Ovviamente questi benefici vanno a favore solo di coloro che in Canada arrivano con un visto di residenza, il quale viene normalmente rilasciato a seguito del superamento di un test di lingua francese e inglese e unicamente se vi siano gia’ esperienze di lavoro acquisite.
Trascorsi cinque anni in Canada (il conteggio degli anni viene fatto per giorni per cui chi si allontana dal paese anche solo per un giorno per una gita ai vicini USA, per esempio, non potra’ conteggiare detto giorno) lo “straniero” puo’ fare richiesta per divenire “cittadino” canadese.
Questa e’ la ragione che anima molti emigranti provenienti dai paesi in via di sviluppo a trasferirsi in Canada con il visto di residenza. Queste persone, infatti, sognano la cittadinanza di un paese occidentale per poter poi essere ampiamente liberi di viaggiare verso molti paesi per i quali, oggi, e’ loro richiesto un visto di turista o di altro genere.
Si sentono ingabbiati dentro le norme degli accordi o non accordi internazionali o bilaterali che li spogliano della liberta’ di movimento. Sognano, inoltre, un futuro meno duro di quello gia’ vissuto in patria.
Il Canada e’ uno di quei paesi che pone meno ostacoli al rilascio del visto di residenza e cosi’ molti asiatici, latino-americani e africani volano in massa verso le sue citta’. Montreal e’ un crocevia di culture, cosi’ come lo sono certamente Londra, Parigi e tante alter citta’ del mondo. Il Canada ha compreso l’importanza delle risorse umane e cosi’ ne facilita l’entrata nel proprio paese. Si tratta di persone qualificate a livello manuale o intellettuale che sono state tutte formate nei propri paesi di provenienza, con relativo costo per le casse pubbliche, e che vanno poi a mettere a disposizione di un altro paese le proprie competenze. Il Canada, ovviamente, non ha speso sino ad ora un soldo per la loro
educazione, salute, formazione professionale, ecc, ma un domani si avvantaggera’ delle loro capacita’, mentre nei paesi di origine il personale qualificato scarseggia.
Inutile dire quanto il nostro paese, l’Italia, oggi sia lontana anni luce da politiche di questo genere. E’ quasi fisicamente doloroso dover ammettere che il nostro paese spalanca le porte a noi italiani che andiamo all’estero a prestare le nostre competenze manuali e intellettuali per far crescere un altro paese e non il nostro. E’ moralmente ma anche politicamente penoso vedere come il nostro paese si barrichi nel tentativo tanto inutile quanto ingenuo di serrare quasi ermeticamente le frontiere allo “straniero”.

Noi italiani all’estero viviamo la condizione di immigrato, di straniero e ci rendiamo conto di quanto miopi siano quelle politche di quei governi che guardano a noi come il ladro di lavoro, l’approfittatore del sistema assistenziale, il ladro di case popolari, ecc. Lavoriamo come i cittadini inglesi, nel mio caso, e contribuiamo al benessere del paese dove viviamo pagando le tasse, fornendo una prestazione professionale che va a vantaggio della societa’ nella quale viviamo. Eppure sei stato tu Stato Italiano a spendere per la nostra formazione, la nostra educazione scolastica. Qualifiche, abilita’, capacita’, conoscenze che stiamo ora regalando ad altri paesi.
Ho aperto questo pezzo dicendo che il Canada prima della mia partenza mi sembrava un paese moderno lasciando intendere che la mia idea, al rientro, sia differente. Gia’, e’ proprio cosi’. Non e’ poi cosi’ moderno, non almeno Montreal, che ovviamente non rappresenta tutto il Canada ma che certamente e’ una citta’ conosciuta in tutto il mondo.
Ma di questo parlero’ in un altro pezzo per raccontare le impressioni, o forse meglio dire per snocciolare informazioni che mi hanno lasciata un po’ perplessa.

Carla

Debtocracy

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che cerca le cause della crisi provocata dal debito pubblico.
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