"The City of London"
La paura del referendum
La scelta del governo greco di tenere un referendum popolare sul programma europeo di aiuti e, soprattutto, tagli ha scatenato un putiferio...leggi tutto l'articolo
"Rassegna Stampa"
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mercoledì 2 novembre 2011
Sì, serve una shock therapy. Dalla parte dei popoli
Di Nicola Melloni
Da "Liberazione" del 02/11/2011
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Siamo ormai arrivati al redde rationem. Le borse continuano a crollare, lo spread ha raggiunto livelli record. L'Italia è virtualmente nella situazione greca, i tassi di interesse sono schizzati in alto perchè il mercato non crede più che il nostro paese sia in grado di pagare i propri debiti. Come abbiamo detto da tempo, inascoltati, tutti gli interventi e piani di salvataggio europei si sono rivelati risibili, inutili e addirittura dannosi. Si sono richiesti interventi d'urgenza all'Italia ed è arrivata la letterina di Berlusconi, subito apprezzata dalla Commissione. Ed invece le Borse crollano. Si è riempito di miliardi di Euro l'Efsf, con il compito di intervenire sul mercato secondario e comprare titoli dei paesi sotto attacco. E lo spread vola. Si discute di applicare la Tobin Tax e ci si danno 12-18 mesi di tempo per inserirla a livello europeo. Ma la speculazione attacca nelle prossime 12-18 ore.
Nessuno crede all'Italia, nessuno crede all'Europa, governata da leader minuscoli, preoccupati soltanto del loro indice di popolarità. Da un anno e mezzo la crisi si acuisce, giorno dopo giorno, ora dopo ora mentre la leadership italiana e quella europea rimangono immobili sull'orlo del burrone, aspettando l'inevitabile spinta che li butti in fondo al baratro. Ci si muove soltanto dietro le quinte per farsi trovare pronti quando ci sarà da raccogliere i cocci. Licenziamenti liberi, fine della contrattazione nazionale, privatizzazione dei servizi pubblici. E soprattutto esautorazione delle istituzioni democratiche. Il governo viene commissariato dall'Unione Europea e dalla Bce, e l'onda a favore del governo di unità nazionale si fa sempre più pressante. La tesi, mirabilmente espressa da Massimo Cacciari, è che non c'è possibilità di manovra, le scelte vengono imposte dall'alto ed il governo deve semplicemente ratificarle. Tanto varrebbe non votare, si potrebbe aggiungere. Non è certo un caso che l'Unione Europea abbia attaccato frontalmente la decisione della Grecia di indire un referendum sul piano di aiuti e tagli. Vogliamo scherzare? L'economia non è certo materia per la plebe.
Meglio affidarsi a chi ne capisce davvero. Ad esempio, il governo vuole mettere in ordine i conti dello stato permettendo alle imprese private di licenziare. Renzi e la sua banda rilanciano il neo-liberismo invitando un economista di destra come Zingales che predica il mercatismo anglo-sassone. Nessuno, tanto meno Zingales e Renzi, ci spiegano però perchè dovremmo imbracciare quelle stesse ricette economiche che hanno creato la crisi. E queste sarebbero riforme, questo sarebbe il nuovo che avanza. Ovviamente per il post-crisi. Nulla, invece, si ha intenzione di fare per risolvere i problemi dell'oggi, per uscire dalla crisi. Le lacrime e sangue, le necessità impellenti si chiedono contro il lavoro, ma nulla si fa per andare a prendere i soldi dove è possibile trovarli. Si è fatto notare a più riprese che l'Italia come sistema-paese non è in condizioni così drammatiche perchè il risparmio privato è molto alto, mentre sono i conti dello stato ad essere in rosso. Ecco dunque che con una finanziaria d'emergenza si possono reperire risorse con una tassa patrimoniale sul 20% più ricco del paese. Contemporaneamente si dovrebbe re-inserire l'Ici, salvaguardando la prima casa. Per poi ridurre le spese inutili e di casta, come le 19 maserati comprate dal ministero della difesa per i propri generali! Poi tagliare i costi della politica (stipendi, benefits, auto-blu) e non certo quelli della democrazia come invece si tenta di fare eliminando il Fondo per l'editoria. Infine si dovrebbe tassare chi gode di esenzioni scandalose, soprattutto in tempo di crisi, come la Chiesa. O magari introdurre leggi speciali per abbattere l'evasione, non contro le manifestazioni di protesta contro questo stato di cose. Insomma, si tratta di raccontare finalmente la verità, e cioè che non è vero che viviamo sopra i nostri mezzi, ma semplicemente che senza evasione fiscale il nostro debito sarebbe risibile.
Semplicemente, con queste scelte ragionevoli si potrebbe abbattere in maniera consistente il debito, tranquillizzare i mercati, liberare risorse. E tornare in Europa come un paese che indica la via d'uscita dalla crisi, chiedendo poi anche a livello comunitario scelte simili. Una cura drastica, una shock therapy come piace ai liberisti. Solo, per una volta, dalla parte giusta.
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