Sembrava che l'Italia si fosse addormentata, che avesse perso qualsiasi coraggio, qualsiasi speranza.
Che nell'incomprensione e sconcerto generale ci si fosse rassegnati all'impero berlusconiano, dove i diritti scompaiono ma le risate e le veline non mancano, dove si è presi in giro ma in fondo non si sta neanche così male. Questa era stata la mia triste impressione, all'ultimo passaggio torinese: stanchezza e rassegnazione. Per il primo maggio la piazza era mezza vuota, la gente distante, in una bella domenica di sole il richiamo era stato più per la grigliata in collina che per la rivendicazione di un'altra Italia possibile. Poi a distanza di neanche un mese il miracolo, l'ottimismo della ragione come dice la Spinelli oggi su Repubblica ha prevalso: Milano e Napoli, rivendicando tutta la loro storia di grandi capitali italiane, hanno alzato la testa e hanno votato per un rinnovamento reale e radicale. E sui nostri giornali é tutto un parlare di rivoluzione gentile, in verità è la rivoluzione di chi la politica la vuole fare per passione civile e accoramento alle sorti del proprio mondo e non interesse quale che sia per poltrone e gerarchie economico-politiche. E adesso che la forza propulsiva é stata messa in atto, nulla ci deve più spaventare né l'inadeguatezza dell'opposizione né la presunta eternità politica del berlusconismo.
All'estero la domanda che più dolorosamente ricorreva era: ma com'è possibile che gli italiani continuino a votarlo, a sostenerlo. Com'è possibile che lo accettino come proprio rappresentante, come propria guida. La risposta abituale, a cui era sempre più difficile credere, era: la storia del modello passato da televisioni e media, il mito dell'italiano medio che vive di calcio e donnine, l'umiliazione costante di quella metà d'Italia che invece si riconosce in altri valori e ideali, ma che è divenuta afona a forza di porte in faccia e di un'opposizione che non la rappresenta.
Da oggi, da lunedì in verità, possiamo di nuovo essere orgogliosi della nostra Italia che è capace di grandi slanci, di programmi e di rinnovamento, di festa e di speranza. Di vita, cultura e dignità. E così si potrà spiegare che la peculiarità italiana è anche quella del non arrendersi, quella del non è mai troppo tardi per il cambiamento, quella di una vita sotterranea di idee e fermento. E un'altra aria si respira pure dalla Svizzera, il populismo e l'imposizione mediatica questa volta a Berlusconi non sono bastati, sono stati sconfitti, la sua piccolezza è trapelata dal sorrisone e dalle balle con cui ha riempito i tg e a cui gli italiani non credono più.
E così il fantasma del populismo si allontana anche dai cieli d'Europa.
Ora, di fondamentale importanza è rincarare la dose con il voto del referendum il 12-13 giugno. Appello a tutti noi esterofili: torniamo, votiamo, iscriviamoci all'AIRE per votare dall'estero, i nostri concittadini di Milano, Napoli, Cagliari hanno fatto la loro parte, noi non tiriamoci indietro!