Io ritengo che la politica sia ancora un luogo privilegiato per la competizione maschile. Rompere questo schema è quanto mai difficile. Finché il potere sarà connotato da questo spirito di competizione esasperato, le donne tenderanno generalmente a tenersene fuori.
Miriam Mafai, da un'intervista
Scrivo queste righe con risentimento, lo dico subito.
Perché “rinuncia” è sinonimo di “donna”, oggi. O “stanchezza”.
Per l'uguaglianza che non arriva mai o è fraintesa, relativa, limitata.
Per il peso solo femminile della scelta che più ci fiacca, quella obbligatoria, ineludibile, tra lavoro e maternità. Perché con la politica del lavoro che ci imporrà questo Governo finiremo per perdere il treno sia per l'una che per l'altra.
Siamo quasi sempre noi donne a sollevare e sostenere le questioni più delicate e problematiche sullo stato sociale e poi non vediamo mai tramutato il nostro impegno in adeguata, equanime rappresentanza nella politica e nelle Istituzioni.
E oggi, senza Miriam Mafai, ho la sensazione di aver perso ulteriormente la bussola. Lei che dava la sensazione di non aver mai affrontato niente come una lacerazione irricucibile. Che dove c'è parola chiara c'è sempre soluzione, alternativa, futuro, qualunque sia il mondo che ci tocca affrontare, dalla Resistenza alla crisi economica attuale. Scrittura, impegno sociale e politico, vita personale, onestà, indipendenza, schiettezza. Tutto insieme come se fosse naturale per ogni donna. (Forse, un giorno, chissà).
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