venerdì 19 agosto 2011

No all'abolizione del 25 aprile, diffondiamo l'appello dell' ANPI

Numerose proteste per la volontà del governo Berlusconi di abolire alcune festività laiche tra cui il 25 aprile (oltre al 1° maggio, festa dei lavoratori, e al 2 giugno, quella della Repubblica), ossia la giornata che celebra e ricorda la liberazione dell'Italia dai nazifascisti e il ritorno della dmocrazia.
Da qui una netta presa di posizione del Comiatato nazionale dell'Anpi. "Da quanto si apprende dai giornali - si rileva nel comunicato - tra i provvedimenti che il Governo si accinge ad adottare - in relazione all'aggravarsi della crisi - ci sarebbe quello dell'accorpamento di alcune feste "non concordatarie" nella domenica più vicina oppure al lunedì. Ancora una volta saremmo di fronte ad una misura che molti considerano di scarsissima efficacia e poco corrispondente all'equità e alla ragionevolezza, sempre necessarie quando si richiedono sacrifici. Un provvedimento che, guarda caso, riguarderebbe le uniche festività laiche sopravvissute (25 aprile, 1 maggio, 2 giugno), dotate di grande significato storico e di notevolissima valenza politica e sociale".
"L'ANPI - si sottolinea - portatrice e sostenitrice dei valori che quelle festività rappresentano, non può che manifestare la propria, vivissima preoccupazione e chiedere con forza un ripensamento che escluda misure di questo genere, prevedendone altre che siano fornite di sicura e pacifica efficacia, non contrastino con valori storico-politici da tempo consolidati e soprattutto corrispondano a criteri di equità politica e sociale".

Il link all'originale dell'appello sul sito dell'ANPI, QUI.

Per firmare l'appello di Articolo 21 contro l'abolizione del 25 aprile, 2 giugno e 1º maggio, 
clicca QUI.

Rating: ma che brutta parola!
Di Carla Gagliardini

Ultimamente ai telegiornali si sente parlare tanto di rating con riferimento agli Stati e alla loro
capacita’ di solvibilita’. Un’altra parola inglese che entra a far parte del linguaggio quotidiano di noi
italiani.

Chissa’ quanti sanno il significato letterale della parola? Forse pochi ma quasi tutti ne percepiamo il
contenuto.

Io prima di trasferirmi in Inghilterra non avevo idea di cosa fosse il “rating”. L’ho scoperto attraverso
il mio lavoro perche’ una delle primissime cose che mi venne insegnata fu di dire ai nostri clienti che
a non ripagare i propri debiti si finiva con l’aver il proprio credit rating danneggiato. A me continuava
a non dire nulla la cosa ma percepivo che si trattava di cosa seria perche’ i visi si facevano tesi e le
espressioni sembravano di terrore. “Ma cosa sara’ mai questo credit rating?”, mi ripetevo.

Dopo poco tempo ho capito di cosa si trattasse e la cosa continuava a lasciarmi indifferente.
Soddisfatta la curiosita’ non vedevo come questo potesse far venire la tremarella a molta gente. Ero
proprio ingenua.

Eppure ora comprendo con chiarezza che il credit rating puo’ essere davvero uno spettro
spaventoso. Per molti inglesi avere un credit rating negativo significa aver difficolta’ di accesso al
credito per un periodo di almeno sei anni. Vuol dire inventare un nuovo modo di vivere restando
nei limiti del proprio reddito. Per un inglese questo significa uno sforzo colossale abituato com’e’ a
vivere di credito.

Quello che io, invece, reputo essere piu’ spaventoso e’ che un credit rating negativo impedisca a
molte famiglie di trovare una casa da affittare perche’ nessun proprietario e’ disponibile a locare a
una persona dal credit rating non decoroso. Se si puo’ comprendere la posizione del proprietario
che affitta per ricavarci qualche sterlina non si puo’ pero’ accettare che molte persone si ritrovino
sprovviste di una casa perche’ da un lato sono sotto sfratto e dall’altro nessuno e’ disposto ad
affittare loro nemmeno una cantina.

Questo e’ il dramma che inizia a colpire alcune delle persone che assistiamo all’organizzazione
presso la quale lavoro. La carenza di case popolari rende ancora piu’ difficile trovare un tetto per
queste famiglie e il rischio che la situazione diventi esasperante e’ molto forte.

Il diritto alla casa e’ tra quelli che rientrano nella sfera dei diritti umani, per cui dovrebbe essere
tutelato a prescindere dalle negligenze di ciascuno. Eppure si tratta di un diritto non sempre dato
per acquisito e per il quale si deve ancora sudare e lottare per vederlo riconosciuto. Spesso cozza
con interessi che trovano maggior tutela.

La cosa della quale dovremmo preoccuparci e’ che ogni giorno si aggiunge un po’ di stress a
situazioni gia’ portate verso la soglia di massima sopportazione e oggi il malessere nel paese
(Inghilterra) si percepisce con molta forza.

I riots dei giorni scorsi non penso fossero motivati da ideologie e scelte politiche ma da veri e
propri problemi sociali che ne’ i laburisti ne’ questo governo di conservatori (meno che mai questo
governo!) sono stati in grado di affrontare con la dovuta concretezza.

Le sacche di poverta’ e di emarginazione sono molte. Spesso si tratta di persone senza motivazioni
o ambizioni, anche le piu’ semplici. Additati come poverini o parassiti, a seconda del governo in
carica del momento (oggi con i conservatori si chiamano parassiti, per esempio), sono giovani e
meno giovani ai quali i governi non hanno mai saputo tendere la mano per dar loro una possibilita’ di
riscatto per una vita migliore.

Si pensava a tenerli a bada con le varie sovvenzioni ai redditi zero o bassi ma non si e’ fatto nulla o
forse troppo poco per integrarli nella societa’ del lavoro e dell’istruzione. Si e’ creata una forbice
enorme tra una societa’ benestante e una societa’ che vive nel degrado e arranca. A cio’ si aggiunga
che sempre piu’ famiglie che fino a ieri si permettevano un tenore di vita piu’ che decoroso oggi
stanno precipitando nella poverta’.

Temo sinceramente che le soluzioni che verranno predisposte dal governo Cameron non faranno che
alimentare la tensione. Sembra che la Banda Cameron stia conducendo una Guerra contro una parte
della societa’ mentre contemporaneamente contribuisce al pagamento dei super-bonus ai dirigenti
di quelle banche che sono state parzialmente nazionalizzate (e che presentano ancora bilanci in
rosso!). Nulla di buono all’orizzonte……

Manovra, una ricetta alternativa c'è

Diffondiamo le sei proposte alternative ai tagli sociali della finanziaria proposte dal PRC e pubblicate su Liberazione.

1) Tassa sui grandi patrimoni al di sopra del milione di euro
2) Lotta all’evasione fiscale facendo pagare per intero le tasse a chi ha usato lo scudo fiscale
3)Dimezzare le spese militari. Basta con la guerra in Afghanistan e in Libia
4) Dimezzare gli stipendi delle caste e mettere un tetto agli stipendi dei manager
5) Le aziende che delocalizzano devono restituire i finanziamenti pubblici
6) Bloccare le grandi opere inutili come la Tav e il Ponte sullo Stretto e usare quelle risorse per un grande piano di sviluppo delle energie alternative e di riassetto idrogeologico del territorio



Per scaricare il modulo per firmare e far firmare la petizione, clicca QUI .
Per firmare la petizione al Presidente della Repubblica, clicca QUI .

Tobin, la tassa che non piace ai trader

Un articolo di Barbara Spinelli da "Repubblica" segnalatoci da Genny Carraro.
Per leggerlo, cliccate QUI.