lunedì 11 febbraio 2013

Pace e lavoro. Resistenza Internazionale intervista Flavio Lotti

Pubblichiamo oggi in esclusiva una intervista gentilmente rilasciataci da Flavio Lotti, candidato alla Camera dei Deputati al secondo posto nella lista di Rivoluzione civile in Toscana, subito dietro Antonio Ingroia.
FlavioLotti è uno dei più noti attivisti per la pace e i diritti umani un po’ ovunque nel mondo e in particolare nella martoriata terra di Palestina. E' il coordinatore nazionale della Tavola della Pace, la più grande rete pacifista italiana e organizzatore della marcia della pace Perugia Assisi, un evento unico al mondo, dal 1961.
La città è stata fino adesso centro delle sue attività nelle sue funzioni di direttore del coordinamento nazionale degli Enti locali per la pace e i dirittiumani, un’associazione fondata nel 1986 che riunisce 704 Comuni, Province e Regioni italiane. Un impegno radicato nel territorio e aperto al mondo con l'obiettivo di affrontare di  i conflitti e le emergenze sociali che dividono le nostre società, diffondere la cultura della pace e della solidarietà contro il razzismo e l’esclusione. Ora intende portare le sue competenze in Parlamento. Gli abbiamo chiesto di parlarcene.


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Flavio Lotti, da sempre attivista per la pace, iniziamo con qualche domanda sui temi di attualita' politica che ti sono piu' cari. Quale e' la posizione di Rivoluzione Civile sulle Missioni di Pace dell'Italia? Come voterete in Parlamento? E perche'?

L’Italia deve fare i conti con le sfide globali che incombono, deve riconoscere le proprie responsabilità internazionali e dotarsi degli strumenti necessari per intervenire. Io credo sia venuto il tempo di riconoscere che la guerra è uno strumento inefficace e non più utilizzabile perché incapace di risolvere i
problemi che pretende di risolvere. Dalla missione “Restore Hope” in Somalia alla guerra in Afghanistan, dall’Iraq alla Libia credo sia ormai chiaro che la guerra, anche quando riesce a rimuovere un problema, finisce per crearne altri cento.
Dobbiamo chiamare le cose con il loro nome. La guerra è e resta guerra anche quando qualcuno la chiama “Missione di Pace”. Noi di Rivoluzione Civile abbiamo chiesto il ritiro immediato dall’Afghanistan e l’utilizzo dei 750 milioni di euro che si risparmieranno nel 2013 per lottare contro la povertà e la disoccupazione che crescono nel nostro paese ma anche per aiutare la società civile afgana a liberarsi definitivamente dalla morsa del terrore e della violenza.
Di tutt’altro segno è la missione dell’Onu in Libano. Missione che abbiamo voluto e che ci impegniamo a sostenere insieme a un rinnovato impegno per mettere fine al conflitto israelo-palestinese, alla guerra civile in Siria, per costruire una pace giusta e duratura in tutto il Medio Oriente.
L’Italia deve smettere di fare la guerra e noi ci batteremo contro il coinvolgimento del nostro paese in qualsiasi avventura militare. Allo stesso tempo l’Italia deve aumentare il proprio contributo per prevenire le guerre, contribuire alla soluzione dei conflitti e alla costruzione della pace. Le energie,
le risorse e le buone pratiche non mancano. Penso alla diplomazia delle città, alla diplomazia dei popoli, alle competenze e alla generosità di tante organizzazioni della società civile, di tante ong e di tanti enti locali.

Ci puoi raccontare qualcosa sulla storia degli F35? Rivoluzione Civile dice di non volerli. Ci puoi dire il perche'? Quali alternative ci potrebbero essere? Ci sono altre spese "militari" che vorreste cancellare o rivedere? Ci potresti dire quali?

Gli F-35 sono una delle più mostruose armi da guerra mai esistite sulla faccia della terra. Sono vietati dalla nostra Costituzione che ripudia la guerra. Sono una delle più spaventose macchine mangiasoldi della storia, macchine che tolgono letteralmente il pane dalla bocca a più di un miliardo di affamati.
Un solo cacciabombardiere F-35 costa più di 500 milioni di euro. Fatti i conti 90 F-35 ci costeranno più di 46 miliardi di euro. Una somma impressionante. Ma Monti, Berlusconi e Bersani li vogliono comprare lo stesso. Un insulto al buon senso e a tutti gli italiani costretti da lungo tempo a fare grandi
sacrifici.

Con questi soldi si possono creare 230mila posti di lavoro, investire sui giovani, sull’università, sulla cultura, costruire asili nido, sostenere le famiglie in difficoltà, costruire nuovi treni per i pendolari, mettere in sicurezza il territorio e le scuole,… Alcuni esempi:

• Creare 4.500 asili nido comunali nuovi con benefici per quasi 135mila famiglie italiane (costo circa 1miliardo e 500milioni).
• Mettere in sicurezza 10mila scuole italiane (costo 5miliardi di euro).
• Dare 250mila borse di studio per studenti universitari e servizi di edilizia residenziale per 10mila studenti universitari (costo 1miliardo di euro).
• Avviare 45mila giovani al servizio civile (costi 300 milioni di euro).
• Dare servizi e aiuto a oltre 80mila famiglie che devono assistere disabili o anziani non autosufficienti (costo 700 milioni di euro).
• Avviare 500 piccole opere di riassetto idrogeologico del territorio e di prevenzione di calamità, frane, allagamenti (costo 2miliardi di euro).
• Costruire 350 nuovi treni per i pendolari (costo 2miliardi di euro).

Solo Rivoluzione Civile (e Grillo) vuole cancellare i piani d’acquisto degli F35. Bersani al massimo ne vuole comprare di meno. Il problema è che degli F-35 gli italiani non hanno proprio bisogno. Non ci servono e non servono alla sicurezza dell’Italia.
Quello delle spese militari italiane è un tema molto caldo. Non solo perché anche l’anno scorso il governo Monti-Pd-PDL ha trovato il modo di aumentare la spesa italiana per gli armamenti di 1300 milioni di euro ma perché le nostre
Le Forze Armate sono diventate un pachiderma anacronistico e insostenibile. Abbiamo bisogno di ripensare e riorganizzare completamente il nostro sistema di sicurezza, ridefinire in autonomia gli obiettivi di politica internazionale e dotarci degli strumenti che servono e che sono alla nostra portata. Ripeto: dobbiamo smettere di fare la guerra, cancellare tutti i programmi di armamenti che non servono a nulla, investire su una politica di cooperazione e sicurezza europea, passare dal paradigma della sicurezza militare dei confini alla sicurezza umana, dalla sicurezza nazionale alla sicurezza comune. L’Agenda di Rivoluzione civile è ricca di iniziative in grado di liberare molte risorse utili a cambiare la vita di tanta gente.

Passiamo a qualche domanda piu' generale su Rivoluzione Civile e la campagna elettorale. Come vi ponete sui problemi causati dalla crisi, tema a cui noi siamo da sempre molto attenti? E sul lavoro?

La crisi epocale che stiamo vivendo non è solo finanziaria ed economica. Ma anche sociale, politica, ambientale, culturale e morale. E’ una crisi di prospettive. E’ una crisi di futuro. E’ una crisi globale. E dunque deve essere affrontata in tutte le sue dimensioni, a livello globale. Il fatto che l’Italia sia “fuori
dal mondo”, che Berlusconi gli abbia tolto ogni credibilità internazionale ci costringe a ripartire dal punto più basso in cui siamo precipitati.
Abbiamo innanzitutto bisogno di una politica che sia davvero consapevole dell’era che stiamo vivendo, dei sommovimenti in corso e che sia determinata a reinserire l’Italia nella parte migliore della comunità internazionale. L’Italia deve essere protagonista di un grande sforzo per liberare l’umanità (e noi tra questi) dalla dittatura della finanza, rimettere al centro il lavoro e l’economia reale. Lo dobbiamo fare in Europa, nel Mediterraneo e in tutte le istituzioni internazionali dentro le quali dobbiamo essere parte attiva, portare una visione e tutte le proposte concrete di cui disponiamo.
Dobbiamo ragionare da italiani ma anche da europei e da cittadini del mondo.

Il lavoro deve tornare ad essere considerato come l’hanno inteso i padri e le madri della nostra Costituzione e della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani: un diritto inviolabile. Il primo obiettivo di tutti coloro che gestiscono ai vari livelli la cosa pubblica.
Abbiamo bisogno di cambiare il corso dell’Europa, costruire un’Europa politica, un’Europa dei cittadini fondata sulla solidarietà, sull’uguaglianza e sulla democrazia. Il Fiscal Compact è un cappio al collo degli italiani e degli europei che va reciso.
Dobbiamo cambiare strada. Dire basta con l’ideologia della crescita e del consumo sfrenato. Dobbiamo pensare e progettare un nuovo benessere. Servono nuovi stili di vita rispettosi della dignità e della vita di tutti. Anche di quelli che verranno dopo di noi.
Dobbiamo agire per ridurre le disuguaglianze e per non lasciare nessuno da solo. Dobbiamo redistribuire la ricchezza e ritrovare il senso del bene comune. Se non cambiamo sprofonderemo nella crisi e nell’incertezza. Aumenteranno le tensioni, la disperazione e gli scontri. E il conto lo finiremo per pagare tutti. Anche quelli che oggi pensano di essere al riparo.

Chiudiamo con un tema molto sentito, quello del voto utile. Perchè un elettore dovrebbe scegliere Rivoluzione Civile e non il PD o SEL, soprattutto ora che Berlusconi è in rimonta?

Lasciami dire che la campagna del PD sul voto utile è un insulto alla democrazia e al diritto di scegliere i propri rappresentanti sulla base delle proprie convinzioni. Tutti i voti sono utili se sono liberi e responsabili.
Rivoluzione Civile è l’unica novità politica delle prossime elezioni (insieme a Grillo). Le novità di Rivoluzione Civile sono innanzitutto le persone che compongono questa lista e in particolare quelle che verranno elette. Più della metà sono esponenti di quella che io amo chiamare “società responsabile”. Persone che hanno una lunga storia in organizzazioni, associazioni e reti impegnate per la difesa dei diritti umani e la pace, contro le mafie, la povertà e l’esclusione sociale, per l’educazione e la libertà
dell’informazione, per un’economia di giustizia. Persone credibili non per quello che promettono ma per quello che hanno già fatto. Persone che hanno sempre saputo unire forze diverse, promuovendo il loro coordinamento, costruendo reti e campagne aperte alla partecipazione di tutti.

Il voto dato a Rivoluzione Civile è un voto utile a cambiare le troppe cose che non sopportiamo più. Tutti si candidano a governare ma non hanno alcuna volontà di cambiare. Il nostro obiettivo non è la “governabilità” ma il cambiamento. Così non possiamo continuare. Chi governa deve farlo non più nell’interesse delle Banche e degli speculatori, della solita cricca e dei soliti impuniti. Lo deve fare nell’interesse delle persone, delle comunità locali, dei giovani e, soprattutto di tutti quelli che non ce la fanno più. Che sono stati sbattuti per la strada, che vengono trattati come uno zero.

Rivoluzione Civile non è un partito ma una forza che deve entrare in Parlamento e crescere nel paese per ridare un po’ di voce, di fiducia e di speranza a chi l’ha persa. Rivoluzione Civile non vuole deleghe. Propone e vuole costruire un nuovo modo di fare politica che faccia spazio a tutte le persone, le idee, le competenze, le buone pratiche, le esperienze che esistono e resistono. Ovunque tu vai, le trovi. Insieme a loro cambieremo l’Italia.



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