venerdì 21 dicembre 2012

TraMonti 2 - Il peggio della campagna elettorale

Bersani-Tafazzi: "Tra prendere alle elezioni il 51% o il 49% io preferisco prendere il 49%. Non voglio fare tutto da solo". Come non vincere anche quando si può. Ma allora perchè non andare alle elezioni alleati con Casini? Normalmente si gioca per vincere, non per pareggiare... 

Berlusconi: "Ho proposto io di invitare io Monti alla riunione del PPE". Smentito ancora prima che l'ennesima panzana andasse in onda. Un bugiardo patologico.

Berlusconi 2: "Una forzatura inutile fissare le elezioni il 17 Febbraio". Il nostro prende tempo. Ma perchè allora sfiduciare il governo? Segni di demenza senile sempre più chiari. 

Berlusconi 3: "Rimarrei assolutamente sorpreso se ci fosse una partecipazione ad una campagna elettorale di Monti. Sarei d'accordo, forse per la prima volta, con D'Alema." Ma una settimana prima aveva detto: "Se Monti guida i moderati, io non mi candido". Se lo candida lui va bene. Se no....

Bindi: "Il limite dei 3 mandati deve valere per tutti". Già, peccato che la dichiarazione risalga a 18 anni fa. Tutti passati in Parlamento, e ormai siamo a 5 legislature (più una precedente a Bruxelles). Ma la signora vuole pure la sesta. Si sa che le regole valgono per tutti, meno per chi è coinvolto.

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Il senso degli italiani per il ridicolo: Monti tra gli operai e la farsa di fine regime

Lo diceva già Marx, la storia si ripete sempre, prima come tragedia e poi come farsa. E l'Italia di fine 2012 sembra una patetica, farsesca copia di un paese socialista degli anni 70. 
Le ultime uscite della politica italiana sconfinano nel ridicolo, se non peggio. Aveva iniziato il popolo della libertà con finte convention in cui venivano deportati anziani ignari in giro per funghi, alla moda dei pionieri sovietici. Ma Monti ha fatto, se possibile, anche peggio. Per annunciare il suo ingresso in politica è addirittura sceso a parlare tra gli operai ammaestrati di Pomigliano, scene che ricordano da vicino Honecker e la nomenklatura della vecchia DDR, accolta in fabbriche festanti presidiata da polizie e spie del regime. Andare a Pomigliano è il massimo di cattivo gusto possibile, in una fabbrica dove sono stati negati i diritti sindacali di chi non è d'accordo, dove si impose un referendum ricattatorio per demolire i sindacati recalcitranti, dove Marchionne ha cercato di riassumere solo gli operai a lui fedeli, quelli che ieri, bravi bravi, si son messi come tanti soldatini ad applaudire Monti. La claque organizzata dal capo-fabbrica per applaudire il segretario generale in visita, robe da oltre-cortina (di ferro, anche se Monti è più abituato alle Alpi). 
E d'altronde il trend di regressione prosegue: i leader politici girano circospetti, paurosi del popolo. E per chi protesta ormai ci son solo botte. Qualsiasi forma di contestazione viene vissuta come eversione, come attentato allo Stato. E tutto ciò in fondo ha senso: la nostra Costituzione è stata riscritta per imporre una certa visione del mondo, non diversamente dalle Costituzioni socialiste. Allora il socialismo, qui ed ora il liberismo. E quindi chiunque non sia liberale è contro la Costituzione! Non basta: anche noi ormai siamo diventati un Paese a sovranità limitata, come l'Ungheria di un tempo: una volta le decisioni si prendevano a Mosca, oggi a Bruxelles e Berlino.
Ed infine abbiamo Napolitano che ormai si crede Ceaucescu (per fortuna al netto della Securitate, appunto più farsa che tragedia), una sorta di sovrano intoccabile, al di sopra della legge come lo erano, una volta, i leader comunisti. Lui è immune dalle leggi tradizionali e chi parla con Lui, anche se sotto indagine e con i telefoni controllati, non può essere ascoltato. Trattasi, se capiamo bene, di cittadino al di sopra di ogni sospetto, e quindi di ogni legge. E per di più amante di intrighi e segreti, invece di spingere per la verità sulla trattativa Stato-Mafia, si intrattiene al telefono con un indagato.
Il tutto puzza di vecchio, marcio, decomposto. Come lo erano quei regimi, che fecero una fine ingloriosa. Occhio.


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