Oggi e domani si vota in molte importanti città italiane e potrebbe essere una buona occasione per
dare un colpo mortale a Berlusconi, eppure difficilmente sarà il caso. Una volta ancora l’opposizione
non riesce a presentare una vera alternativa di sistema e schiera candidature di tutti i tipi.
A Milano la candidatura di Pisapia rappresenta una ventata di novità, persona seria davvero
alternativa alla Moratti in grado di raccogliere voti su uno spettro molto ampio di elettori, dalla
sinistra radicale alla borghesia moderata, senza per questo compromettere le sue idee. Vincere nel
cuore del berlusconismo sarebbe una grande svolta e sicuramente Pisapia deve essere sostenuto
senza se e senza ma.
Diverso il caso di Bologna, dove dopo la deludente giunta Cofferati e l’obbrobrio di Del Bono il PD ha
scelto un candidato grigio, insignificante con un passato da assessore non proprio edificante. Nella
città simbolo della sinistra dunque continua la crisi, l’incapacità di riconquistare la progettualità che
ha reso Bologna esempio invidiato in tutto il mondo, rinchiusi in giochi di potere, contando su una
tradizione civica e culturale che però, abbandonata a se stessa, sta lentamente ma inesorabilmente
scomparendo. Lo dico da bolognese che per una volta ha deciso di non andare a votare. Mi auguro
comunque il successo di Merola, perchè consegnare la città alla Lega sarebbe disastroso. Ma votarlo,
no, non ci riesco.
A Torino invece si arriva da un decennio di ottima amministrazione Chiamparino, dove però alle
innegabile capacità di sindaco si sono sovrapposte battaglie culturali e politiche – condivise in
toto anche da Piero Fassino – che sono davvero inaccettabili. In primis, ovviamente, la vicenda
Mirafiori e la vicinanza chiara tra il PD torinese e il vertice FIAT. Ora è chiaro che si tratta di un voto
amministrativo e la città, a detta della maggioranza dei torinesi, è stata amministrata egregiamente,
e quindi Fassino avrebbe almeno il diritto ad un abbuono di fiducia. Ma la criticità della vicenda FIAT
a livello nazionale non può essere trascurata e proprio per questo la sinistra offre una candidatura
alternativa che penso possa mobilitare una parte di elettorato che non si riconosce nella lettura che
il PD dà della crisi dell’industria e dei rapporti sociali che si vengono a delineare in questo inizio di XXI
secolo.
Ed infine Napoli, dove le primarie del centrosinistra si sono rivelate una farsa, dove una candidatura
di vera rottura con il disastro Bassolino-Iervolino come quella di De Magistris è stata osteggiata
dagli apparati burocratici e da gelosie personali – non si spiega altrimenti la scelta suicida di SEL di
sostenere Morcone (come per altro Fassino a Torino). De Magistris porta nella sua coalizione IDV e
Rifondazione oltre a una marea di elettori del PD in libera uscita, almeno stando ai sondaggi. Non
posso che augurarmi una sua vittoria.
Infine il voto di lista, ovviamente, avrà un suo peso. Si vedrà quale è la vera forza di Vendola al
momento – da una parte sospinto dalla candidatura Pisapia, dall’altra, credo, frenato dalle scelte
moderatissime a Torino e Napoli. Si vedrà se Di Pietro ha esaurito la sua spinta propulsiva, incalzato
da un lato da Vendola e dall’altro dai grillini. Grillini che in nome di una politica diversa fanno in
realtà anti-politica, o almeno la fa il suo leader, sempre più con accenti omofobi e razzisti. Al grido
di “son tutti uguali”, contro la “vecchia politica” ripercorre il cammino del Berlusconi del 94, con
l’aggravante di contribuire in maniera forse decisiva alla resistenza al potere dello stesso Berlusconi.
Soprattutto a Milano, dove invece di sostenere un candidato veramente alternativo cerca il voto
di protesta, per puro narcisismo. A tanto è arrivata la politica italiana. Infine Rifondazione, in
grande crisi, isolata, ignorata dai media ma pure incapace lei stessa di offrirsi come vera novità. A
parte nel caso bolognese offre però candidature di vera alternativa e questo è un dettaglio da non
sottovalutare al momento del voto.