Crisi economica, mancanza di governo, Italia ed Europa che si avvitano nella recessione, credibilità del sistema politico a picco.
Eppure a Montecitorio si giochicchia, schede bianche e voti di bandiera. Spettacolo indecoroso, ha ragione Bersani, che però è uno dei protagonisti di questa pochezza. Intanto i Grillini si divertono con apriscatole e posti a sedere manco fossero Montagnardi di Robespierre - in alto a controllare, dimenticandosi che pure gli italiani dovrebbero controllare loro. Andati in Parlamento senza nessuna strategia se non quella di rompere le palle, determinano lo stallo attuale: noi votiamo i nostri il resto non ci interessa.
Il resto, in fondo, sarebbe l'Italia che ora il M5S vorrebbe prendere in ostaggio. Scagliandosi contro l'inciucio PD-PDL e la vecchia politica, ma in realtà facendo di tutto perché accada. Il perché? Interesse elettorale e posizioni di comodo. Ma mentre Bersani offre aperture importanti - o quantomeno da discutere! - loro fanno melina, manco fossero vecchi democristiani. E chi se ne frega se intanto andiamo a fondo.
PS: Laura Boldrini è da poco stata eletta presidente della Camera. Un volto nuovo, un profilo molto alto, una storia politica in favore dei diritti degli oppressi. Insomma, un grande nome e una ottima mossa del PD. Ma il M5S ha perso una ottima occasione per aiutare il cambiamento, preoccupato solo di se stesso. Complimentoni!
venerdì 15 marzo 2013
Il Pap'occhio - R.Arbore, 1980
La cineteca politica di RI
di Giulia Pirrone
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di Giulia Pirrone
Perché' e' doveroso un tributo al nuovo Papa.
Nel 1980 il film che segnava l'esordio alla regia di Renzo Arbore
veniva sequestrato dopo qualche settimana dall'uscita nelle sale
cinematografiche per vilipendio alla religione di stato. L'accusa fu dopo
qualche tempo archiviata ed Il Pap'occhio, riproposto nel 1982, incasso' 5
miliardi di lire e fu il quinto film più' visto al cinema di quell'anno.
In realtà' non c'e' nulla di blasfemo nella trama o nelle gag del
film, ne' tantomeno vi era in Arbore e De Crescenzo (Dio nel film e lo
sceneggiatore della pellicola), ben consapevoli di trattare un tema 'caro' alla
censura, l'intenzione di mancare di rispetto al pubblico cattolico. Il film fu
tra l'altro prodotto dalla RAI.
La loro intenzione era invece quella di fare un film bonariamente
spiritoso, goliardico ed improvvisato coinvolgendo la banda de 'L'altra
Domenica' (predecessore di 'Quelli della Notte' ed unica vera alternativa a
'Domenica In'), e diversi attori e comici esordienti di quegli anni.
Ed in effetti, più' che la trama - Papa Wojtyla che incarica Arbore
di dirigere uno show musicale per la tv vaticana- la forza del Pap'occhio e'
negli attori che vi hanno partecipato e nelle gag da loro,spesso, improvvisate.
Parliamo fra gli altri di Roberto Benigni, Diego Abatantuono, Luciano De
Crescenzo, Isabella Rossellini e Mariangela Melato.
Da segnalare il cameo di Martin Scorsese che nel film interpreta il
regista televisivo.
L'austerity non funziona ma in fondo chi se ne frega...
Non serve essere un'economista, fondo basterebbe dare un'occhiata al mondo. In tutti i paesi dove c'è l'austerity, l'economia sta crollando - dall'Italia alla Grecia alla Gran Bretagna. Eppure non c'è stato un benchè minimo segnale di cambiamento. Gli economisti liberali, alla Alesina, non sono interessati ai dati empirici (se non manipolati) ma solo alla teoria. E la loro teoria, per definizione non può sbagliare. Hanno imparato che avere meno stato e meno spesa pubblica è l'unica cura per i mali del mondo, e non possono certo cambiare idea solamente perché ora che i tagli aumentano la recessione in tutta Europa. La colpa non è certo dell'austerity, se il mondo va male - no la colpa deve essere del mondo che non capisce l'austerity. Stesso discorso vale per il ciarpame politico che ci circonda, dalla destra americana ai Mario Monti e Angela Merkel di casa nostra. Disoccupazione, povertà.... ma chi se ne frega. Se abbiamo detto che ci vuole il fiscal compact, vuol dire che è così. Siamo passati dall'infallibilità del Papa a quella di Olli Rehn.
Qui sotto Krugman, dal suo blog sul NYT, ci mostra come più alti i tagli, più profonda la recessione. Ma sono solo fatti, niente di importante al cospetto delle opinioni dei nostri eroi....
Night of the Living Alesina
di Paul Krugman
da New York Times
Ah, remember the good old days of expansionary austerity? On both sides of the Atlantic, austerians seized on academic work by Alberto Alesina and Silvia Ardagna claiming that fiscal consolidation, if focused on spending cuts, would if anything lead to economic expansion. It wasn’t because the paper was especially compelling — even a quick look suggested that the methodology for identifying austerity was seriously flawed. But A-A told people what they wanted to hear, and they went with it.
Since then we’ve had what has to be one of the most decisive combinations of scholarly critique and real-world tests of an economic doctrine ever — and expansionary austerity has failed with flying colors. The IMF went about identifying austerity through an examination of actual policy, and A-A’s results were reversed. Critics showed that all of the alleged examples of expansion through austerity involved factors like currency depreciation or sharp falls in interest rates that don’t apply now. Osbornian policies in the UK led to stagnation; and in the euro area, well …
By the way, if you take out Greece, the result is pretty much the same, although the R-squared goes down.
So you might have expected austerians to change their minds, or at least to come up with other justifications. But no. Both David Cameron and Paul Ryan are still preaching that old expansionary austerity religion, confidence fairy and all.
This is, by the way, a fairly big deal for the Ryan budget, which actually produces a lot of front-loaded austerity, in part because it keeps the tax hikes that finance Obamacare while cancelling the Medicaid expansion and exchange subsidies. The result would be a lot of fiscal drag in 2014 and 2015 — years when the U.S. is very likely still to be in a liquidity trap, so multipliers will be large. This particular “Path to Prosperity” is, in the short to medium term, very much a path to continued depression.
Luckily it isn’t going to happen. And a quick read of reactions suggests that the new Ryan plan is being greeted with derision rather than adulation. Is our pundits learning? A bit, maybe.
da New York Times
Ah, remember the good old days of expansionary austerity? On both sides of the Atlantic, austerians seized on academic work by Alberto Alesina and Silvia Ardagna claiming that fiscal consolidation, if focused on spending cuts, would if anything lead to economic expansion. It wasn’t because the paper was especially compelling — even a quick look suggested that the methodology for identifying austerity was seriously flawed. But A-A told people what they wanted to hear, and they went with it.
Since then we’ve had what has to be one of the most decisive combinations of scholarly critique and real-world tests of an economic doctrine ever — and expansionary austerity has failed with flying colors. The IMF went about identifying austerity through an examination of actual policy, and A-A’s results were reversed. Critics showed that all of the alleged examples of expansion through austerity involved factors like currency depreciation or sharp falls in interest rates that don’t apply now. Osbornian policies in the UK led to stagnation; and in the euro area, well …
So you might have expected austerians to change their minds, or at least to come up with other justifications. But no. Both David Cameron and Paul Ryan are still preaching that old expansionary austerity religion, confidence fairy and all.
This is, by the way, a fairly big deal for the Ryan budget, which actually produces a lot of front-loaded austerity, in part because it keeps the tax hikes that finance Obamacare while cancelling the Medicaid expansion and exchange subsidies. The result would be a lot of fiscal drag in 2014 and 2015 — years when the U.S. is very likely still to be in a liquidity trap, so multipliers will be large. This particular “Path to Prosperity” is, in the short to medium term, very much a path to continued depression.
Luckily it isn’t going to happen. And a quick read of reactions suggests that the new Ryan plan is being greeted with derision rather than adulation. Is our pundits learning? A bit, maybe.
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