giovedì 31 maggio 2012

E se ci fosse una Syriza italiana?

Di Nicola Melloni


Il successo di Syriza in Grecia e del Front de Gauche in Francia dovrebbe invitare ad una riflessione seria le varie componenti della sinistra italiana. Non solo è possibile vincere, ma anche quando non ci sono i numeri si può fortemente influire sul panorama politico, mettendo al centro dell'agenda alcuni punti fondamentali per il cambiamento delle società in cui viviamo.
Una agenda che in Italia esiste già, sia chiaro. Dalla difesa dell'acqua pubblica e dei beni comuni al no al nucleare, dalla lotta per l'Art.18 all'opposizione ai diktat di Marchionne, dalla contrarietà alla riforma delle pensioni al rifiuto del fiscal compact e del pareggio di bilancio in Costituzione. Un programma tosto, popolare, di sinistra.
Esiste il programma, dunque, ed esiste pure la coalizione disposta a sostenerlo, perchè già lo ha fatto in questi anni. Una coalizione che non sa però di esistere, forrmata da SEL, IdV, Federazione della Sinistra, Verdi, FIOM, Alba, Micromega, nonchè migliaia di sigle dell'associazionismo e della società civile. Non comprende però il PD. Su alcuni punti è possibile cercare una convergenza, su altri non sembra è realistico. E comunque è difficile parlare del PD in termini generali, si va da Fassina a Chiamparino, passando per Renzi e Bersani. 
Sia chiaro, non è una critica, ma una constatazione. Il PD ha tutti i diritti del mondo di portare avanti una politica diversa. E dopo le elezioni si potrà anche dialogare, dopo appunto essersi confrontati con il voto dei cittadini e con i programmi. Ma cercare una alleanza a prescindere dal programma è impossibile.
La crisi ha polarizzato l'elettorato che si trova a fronteggiare situazioni di grande disagio. Ha anche messo a nudo tutti i limiti del modello economico neoliberista. Modello economico che tutti i componenti della nostra coalizione vogliono superare ed il PD no. 
Che poi l'opposizione al neo-liberismo si chiami socialdemocrazia o anti-capitalismo è un problema minore, anche se andrebbe fatto notare a Vendola che il Partito Socialista Europeo è anche, e soprattutto, quello del Labour inglese, del Pasok tedesco, del PSOE spagnolo, tutti, chi più chi meno, a favore dell'austerity. E che pure il compagno Hollande ha rifiutato di ricevere i leader di Syriza che non giudica affidabile solo perchè si oppone al memorandum della trojka.
Ma non è un problema importante. Quel che conta è che anche in Italia si possano mettere insieme gruppi diversi, con storie diverse, a volte anche di astio e rancore personale ma che, loro malgrado a volte, condividono idee fondamentali sul vivere insieme, quello che appunto si chiama programma politico. Al di là di nomi, poltrone e personalismi. 
Ora anche la FIOM, finalmente, sembra cominciare a muoversi, forse a superare la divisione politica-sindacato, perchè è ormai chiaro che il sindacato senza rappresentanza politica è destinato a perdere. Era vero nell'Ottocento, è vero ora.  Non è necessario creare un partito, non lo hanno fatto, almeno per ora, nè Syriza nè il Front de Gauche. Ma è indispensabile mettersi insieme, unire le proprie forze. Il programma c'è già, il resto sono dettagli.


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