lunedì 2 maggio 2011

Cartoline dall'Italia:La ragnatela veneta
di Monica Bedana

Sono duemila chilometri esatti quelli che separano Salamanca da Padova in auto. Ad ogni ritorno in patria al volante mi sento sempre più Pasquale Ametrano soprattutto in periodi elettorali.


Quando arrivo a La Junquera, al confine con la Francia, dopo aver attraversato la Spagna intera, sono praticamente a metà strada e penso sempre che il più è ormai fatto. Il tratto francese scivola via in fretta, fino al primo Autogrill italiano subito dopo Ventimiglia, piccolissimo e sempre intasatissimo, sarà per la crisi di astinenza da panino con la cotoletta autostradale che produce la Francia. Dopo questa tappa il consorte è già teso, controlla ripetutamente la tenuta della cintura di sicurezza, si afferra alle porte e sbircia le spie degli airbags...è l'effetto che gli fa vedere più di cinque auto all'orizzonte, perché sulla meseta gli succede raramente.

Alla volta di Brescia sono decisamente già a casa, nel flusso continuo delle quattro più quattro corsie della Milano-Venezia e viceversa. E pensare che ho conosciuto una A-4 a due corsie, una per i camion e l'altra per le macchine; nessun camion che non fosse guidato da uno sprovveduto straniero osava il sorpasso, pena il linciamento istantaneo del camionista e l'augurio di funesti presagi per tutta la sua famiglia. Farsi un giro in A-4 nei tempi in cui il nordest italiano era il motore dell'economia europea era una specie di viaggio catartico durante il quale, prima dell'arrivo a destinazione, o scaricavi l'ansia sull'osato camionista in sorpasso, o l'ansia ti veniva grazie a chi ti tallonava, posizionato ad un millimetro dal tuo posteriore e con un gioco di abbaglianti degno della febbre del sabato sera. L'efficiente Italia del nord aveva sempre fretta, fretta di crescere, di produrre.
Ora, se il PIL mondiale l'anno scorso è cresciuto del +5% mentre quello italiano si è arenato sul +1,3%, quando osservo il fiume su ruota che mi circonda in autostrada mi chiedo dove va tutta questa gente. Trasporto privato, fondamentalmente. La circolazione dei mezzi pesanti invece, a prima vista, non sembra aumentata in modo considerevole...almeno non tanto da giustificare l'aggiunta di altre quattro corsie (due per ogni senso di marcia ed in parte parallele alla A-4) nel tratto tra Vicenza e Treviso (Montecchio Maggiore e Spresiano, concretamente, con collegamento tra la A-4 a la A-27), che costituiranno la "Superstrada Pedemontana Veneta". E' un consorzio italo-spagnolo quello che costruirà la Pedemontana (l'azionista spagnolo è il potente Sacyr-Vallehermoso, il cui ricorso contro la precedente assegnazione dei lavori alla "Impregilo S.p.A." -nientepopodimenoché- è stato accolto dal Consiglio di Stato), la superstrada che frammenterà ed inonderà di cemento buona parte della Valle dell'Agno.
Altro cemento profuso su quel territorio vicentino già durissimamente colpito dall'alluvione di fine ottobre, di cui nessuno più si ricorda .


Passando da Verona, un po' prima di arrivare a Montecchio, l'aria profuma sempre di pandoro e di sfogliatine. Se verrà approvata la costruzione del passante nord, anche lí si respirerà cemento e si perderanno almeno 500.000 metri quadrati di terreno, la stessa estensione del centro storico della città. Tutto perché il teatro romano sta nel posto sbagliato, il traffico s'imbottiglia dove l'Adige quasi lambisce l'Arena e allora la soluzione è una doppia canna di gallerie per smaltire gli ingorghi, oltre 430 milioni di euro di spesa. Se i soldi non ci sono, come in questo caso, la cordata di ditte appaltatrici finanzia il progetto a cambio di 150.000 metri quadrati di opere “di compensazione”; cosí funziona la fagocitazione del nostro territorio da parte delle insaziabili speculatrici del cemento, cosí fan tutte e non è Mozart alla stagione lirica dell'Arena.
Per entrare a Padova, la prossima volta dovrò chiedere in prestito il GPS a Natalino Balasso.

Natalino Balasso e il GPS
"Sostituire è meglio che riparare"

Arrivare al Santo sarà già ricevere la grazia, perché significherà sapersi districare in una ragnatela di nuove grandi strade il cui asfalto convergerà su "Veneto City", mastodontico “polo del terziario” di grido che puzza assai di centro commerciale sfrenato. Oltre un milione e mezzo di metri quadrati di territorio occupati da questo immenso scatolone il cui contenuto è ancora indefinito ma di cui si da già per certo che aumenterà il traffico di veicoli nella zona di oltre settantamila unità al giorno.

Padova, la basilica di Sant'Antonio

Iniziativa privata, che però coinvolge lo Stato almeno nella parte riguardante le infrastrutture destinate a servire la zona; speculazione immobiliare che si somma ai ricavati dei pedaggi autostradali, una delle fonti di guadagno più strabilianti dell'Italia di oggi.
Un esempio eclatante del perverso connubio tra Istituzioni ed interesse privato nella costruzione di grandi opere stradali è dato dal GRAP, il "Grande Raccordo Anulare di Padova", dichiarato dalla Regione “opera di pubblica utilità” nel 2008 e che in realtà si sovrappone inutilmente ad una rete di tangenziali che già esiste. Il presidente del GRAP è Vittorio Casarin che, guardacaso, è anche presidente della Provincia di Padova. Il raccordo costerà 730 milioni di euro, che verranno in buona parte recuperati grazie ai rincari dei pedaggi in uscita dai caselli di Padova. A Casarin scade il periodo di gestione dell'autostrada Padova-Venezia, che passa all'Anas e alla Regione, ma si rifà ampiamente di questa perdita grazie alla costruzione del GRAP.

Pare che tutte le strade non debbano più portare a Roma, bensí a Roncoduro o sul passante di Mestre, il punto più intasato di traffico al mondo. In progetto, oltre al GRAP, la “Nuova Romea commerciale” (che correrà parallela alla Romea di sempre e collegherebbe Venezia con Ravenna e con Cesena-Orte, quindi con Roma, come se ora fossimo isolati dal mondo) e la camionabile Padova-Venezia (collegamentoin due corsie a pagamento tra l'interporto di Padova e porto Marghera, con la scusa di alleggerire il traffico pesante sulla statale brentana, dimenticando che per lo stesso tragitto esiste già, oltre alla brentana, un abbozzo di idrovia mai completata).

No, non è Melloni...è Colleoni. Dux sí, ma a Venezia nel XV secolo
(foto da http://www.sitiunescoadriatico.com/)

L'ennesima colata di cemento sulla Riviera del Brenta, sull'eredità di Palladio, su una delle zone più belle del mondo per il patrimonio artistico che accoglie.
Mi chiedo dove vada il mio Veneto di questo passo, che tipo di gente siamo diventati. Un territorio svenduto alla speculazione edilizia, cementificato, spezzettato fino al martirio e riconvertito in zona industriale, centro commerciale, corsia di autostrada. Il rispetto per l'ambiente, quindi per l'uomo, ignorato (da ignoranza) fino alle estreme conseguenze, tradottesi in alluvioni da terzo mondo lo scorso autunno. Se avessimo imparato la lezione, l'applicheremmo nell'esercizio del voto tra qualche settimana, ma la nostra memoria purtoppo si sta affievolendo sotto la spinta degli interessi di parte in nome di un malinteso progresso.

Il lato sud del Pedrocchi

In macchina ascolto Zucchero che al suo paese vede fiorire il grano; beato lui, perché io, al mio, vedo fiorire caselli e parcheggi e per quanto mi piaccia tornare a casa e mi sogni la notte lo zabaione del Pedrocchi, il pane del Salone e la perfezione storica degli Scrovegni, dopo qualche giorno anelo rabbiosa la vastità nuda della meseta ed il suo cielo infinito.

(Le parole scritte in grassetto contengono links, N.d.A.)