mercoledì 9 maggio 2012

RESISTENCIA ARGENTINA

L'altro giorno mi è arrivata una cartolina dall'Argentina. All'inizio l'ho semplicemente letta con piacere, poi mi sono accorto di una scritta in rosso, in stampatello, in alto. All'inizio pensavo fosse uno scherzo di chi me l'ha mandata, invece no.






Il postino argentino, vedendo che la cartolina era diretta a Londra, ha deciso di aggiungere un messaggio, indirizzato forse a me, ma più probabilmente a tutta l'Inghilterra: LAS MALVINAS SON ARGENTINAS
Ovvero le Falklands non sono inglesi.
Forse dovrei arrabbiarmi, ha scritto su una cartolina personale. Ha sicuramente violato un codice di comportamento della posta. E allora? Allora ha fatto bene, nessuna azione migliore per dimostrare l'attaccamento di un popolo alla propria patria, ai propri diritti.
Un popolo che combatte, un popolo che resiste.
Viva l'Argentina, abbasso il colonialismo brittanico!


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GRIDIAMOGLIELO IN PIAZZA!!


Crescono le adesioni all’appello della Federazione della Sinistra,
lanciato in occasione della manifestazione nazionale organizzata per
sabato 12 maggio a Roma - dalle 14, con un corteo da Piazza Repubblica
al Colosseo - contro il governo Monti, alla quale parteciperanno Paolo
Ferrero, segretario di Rifondazione comunista, e Oliviero Diliberto,
segretario nazionale dei Comunisti italiani.

Tra i primi firmatari del testo ci sono infatti: Vittorio Agnoletto,
Marco Bersani, Giorgio Cremaschi, Alfonso Gianni, Haidi Giuliani,
Margherita Hack, Alberto Lucarelli, Citto Maselli, Ugo Mattei, Nicola
Nicolosi, Valentino Parlato, Franca Rame, Gianni Rinaldini, Vauro
Senesi.

Mai come in questo momento la Costituzione della Repubblica rischia di
essere travolta a partire dall’articolo 1: "L'Italia è una
Repubblica democratica fondata sul lavoro".

Il valore e la natura stessa della democrazia e dei diritti del lavoro
sono infatti gravemente sviliti da controriforme e manovre economiche
inique, esplicitamente dettate da poteri politici e finanziari esterni
al sistema istituzionale del nostro Paese. Il Governo Monti, pur
formalmente legittimato dal sostegno della maggioranza trasversale di
un Parlamento ampiamente logorato nella propria rappresentanza e
credibilità, a partire dalle stesse modalità elettorali che lo hanno
espresso, agisce al di fuori di un mandato popolare. L'introduzione
del vincolo del pareggio di bilancio subordina l'esigibilità dei
diritti sociali e alla salute, all'istruzione, alla previdenza e
all'assistenza alle "superiori" ragioni del mercato. La riforma del
lavoro, con lo svuotamento dell'articolo 18 e la sostanziale
liberalizzazione del lavoro precario, segna un salto di qualità nel
dominio e nella ricattabilità del lavoro i cui diritti sono già in
via di destrutturazione per l'attacco portato dal governo Berlusconi
alla contrattazione nazionale e alla democrazia sindacale. Queste
politiche sono tanto inique socialmente, quanto recessive e
fallimentari sul terreno economico, e stanno portando il paese in un
baratro senza precedenti. Opporsi a queste politiche e concorrere alla
costruzione di un modello sociale ed economico alternativo è pertanto
dovere di ogni cittadina e cittadino democratici: è il compito
urgente che abbiamo tutti noi, in Italia ed in Europa. Un'alternativa
che contrasti effettivamente la speculazione, usata insieme al debito
contratto dagli Stati per salvare speculatori ed affaristi, come una
clava per distruggere i diritti sociali. Un'alternativa volta a
redistribuire la ricchezza, a fronte della crescita scandalosa delle
disuguaglianze, ad aumentare salari e pensioni, istituire il reddito
sociale, riqualificare ed estendere il sistema di welfare.
Un'alternativa che si fondi sulla centralità dei diritti del lavoro,
riconverta le produzioni nel segno della sostenibilità ecologica,
investa nella conoscenza e nella cultura, ampli la sfera dei beni
comuni sottratti al mercato, riqualifichi il pubblico a partire da un
nuovo modello di democrazia e partecipazione. Un'alternativa
all'insegna di politiche di pace e cooperazione contro le logiche di
guerra con la drastica diminuzione delle spese militari.

Per queste ragioni, facciamo appello a scendere in piazza il 12 Maggio
a Roma. Contro il governo Monti, le politiche della BCE, della UE e il
Fiscal Compact.

Per difendere la democrazia, i diritti delle lavoratrici e dei
lavoratori, la Costituzione, per l’Europa sociale.

Per aderire all'appello clicca QUI

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