ci manca solo quello che fa le corna...
lunedì 13 maggio 2013
Foto di gruppo del governo
ci manca solo quello che fa le corna...
L'austerity uccide le banche (dei paesi in crisi)
JP Morgan, via Pawel Morski |
C'è poco da commentare, basta guardare il grafico. Nei famigerati PIIGS l'austerity ha messo in ginocchio l'economia reale, che, per parte sua, sta distruggendo il sistema finanziario - le imprese quasi in bancarotta non pagano i loro debiti - che a sua volta non può reggere senza aiuto pubblico, che metterà in ginocchio le finanze pubbliche, che richiederanno più austerity.
Ben scavato, vecchia talpa.
La fine del centrismo
Per anni ci siamo sentiti dire che le elezioni si vincevano al centro, e forse per un po' di tempo è stato anche vero, con la sconfitta globale della sinistra e l'appiattimento di centrodestra e centrosinistra su un programma moderato e pro-mercato, in cui le differenze spesso sono state sui diritti civili e sul carisma della leadership piuttosto che sui programmi di governo.
Ma con la crisi tutto è cambiato, un pò ovunque. In America un presidente nero - ed inizialmente portatore di istanze fortemente progressiste, almeno per l'elettorato americano - è stato eletto, mentre i Repubblicani hanno mobilizzato il loro consenso attraverso una piattaforma dichiaratamente estremista. Ed in Europa sta succedendo la stessa cosa, in maniera ancora più evidente. In Grecia è sparita la sinistra moderata del PASOK e la sinistra radicale è in lotta per essere il primo partito. In Francia il governo Hollande - votato al primo turno da una maggioranza tutt'altro che schiacciate - è in seria difficoltà nei sondaggi, e sia sinistra che destra sono in forte ascesa. In Italia PD e PDL hanno perso insieme circa il 25% dei voti - con la conseguente ascesa del M5S, un movimento radical movimentista, quanto di più lontano dal centrismo si possa immaginare.
Ed in Spagna, come mostra l'articolo qui sotto, PP e PSOE sono ormai alla canna del gas: il primo paga un governo inutile ed inviso alla popolazione, mentre il PSOE non riesce nemmeno a capitalizzare dalla frana dei popolari. Da una parte la sinistra di Izquierda Unida, dall'altra il nazionalismo regionale fanno ormai la parte del leone.
La crisi economica è ormai diventata crisi di sistema, mentre ancora discutiamo sull'importanza dei conti in ordine.
Gobierno sin liderazgo ni apoyo
di Fernando Garea
da El Pais
La rueda de prensa posterior al Consejo de Ministros del 26 de abril fue vista como el punto de no retorno del Gobierno de Mariano Rajoy. Como el momento en el que las expectativas que creó antes de las elecciones de noviembre de 2011 se venían abajo al admitir, por ejemplo, que no se crearía empleo en esta legislatura. Los 6,2 millones de parados y esa imagen de rendición se concretan dos semanas después en un desmoronamiento de la imagen del Gobierno y de su presidente, según el sondeo de Metroscopia para EL PAÍS. El PP está en el 22,5% de estimación de voto, es decir, casi en la mitad del 44,6% de las últimas generales. En caso de elecciones, parte de su electorado podría movilizarse, pero ese 22,5% es el resumen del estado de ánimo del momento.
Ha perdido dos puntos en un mes y de su caída libre da cuenta que la tercera fuerza, Izquierda Unida, está a solo seis puntos de los populares. Gobiernan con mayoría absoluta, en soledad y, según el sondeo, completamente alejados del sentir ciudadano.
Todos los indicadores muestran que la imagen del Gobierno y de su presidente se han derrumbado. No ha servido para frenar la caída la comparecencia de Rajoy en el Congreso el miércoles, con apariencia de discurso dirigido a los cuadros de su partido, más que a los españoles faltos de liderazgo. Vendió con el entusiasmo del que es capaz su éxito sobre la prima de riesgo, un dato intangible para los que sufren recortes y desempleo. Los indicadores de rechazo global llegan a cifras récord: el 80% tiene una impresión negativa del Gobierno; el 74% da por hecho que improvisa; el 87% desconfía de Rajoy y el 77% desaprueba su gestión.
Hay siete ministros que suspenden entre los votantes del PP y, pese todo, el presidente valora positivamente la labor de los miembros de su equipo y asegura que no tiene intención de cambiar a ninguno antes del verano. El Gobierno está reducido a escombros como lo prueba que los ciudadanos sean más críticos con el actual Gabinete de lo que fueron nunca con el último de José Luis Rodríguez Zapatero, que acabó como acabó. Como Rajoy nunca ha sido un líder, la paz interna acrítica se la daba su poder institucional y la abrumadora mayoría absoluta, pero ahora la desesperanza ha empezado a abrir grietas entre él y sectores ruidosos del partido que ven traicionados sus principios sin resultados. Esperanza Aguirre y otros barones regionales no ocultan su disgusto por el incumplimiento masivo del programa y el entierro de sus expectativas. Y la respuesta de Rajoy, para que todos sepan que seguirá sin cambiar el paso, se asemeja a la inscripción de la entrada del infierno de Dante: Que abandonen toda esperanza. La falta de liderazgo hunde la impresión general sobre los principales partidos, porque solo la mitad de los españoles dice que votaría y la tercera fuerza política sería hoy la de la papeleta en blanco.
No hay amparo en el PSOE porque Alfredo Pérez Rubalcaba está en el punto en el que todos girarían la cabeza descreídos aunque proclamara el establecimiento del paraíso terrenal en la tierra. Su imagen se sigue deteriorando, a la espera de ver si aguanta un año más en su travesía de redefinición ideológica y con el PSOE en una estimación de voto del 20,2%, la más baja de su historia, a 2,3 puntos del PP, pero con solo una ventaja de 3,8 puntos sobre IU.
La pregunta entre los dirigentes del PSOE es qué puede ocurrir en las elecciones europeas de dentro de un año, cuando castigar a los dos grandes partidos no tiene consecuencia en gobiernos concretos y hay una circunscripción única que les perjudica. Dirigentes socialistas empiezan a prepararse, si alguien no lo remedia, ante la posibilidad cierta de ser la tercera fuerza política por primera vez.
UPyD se mantiene por encima del 13% con pequeños altibajos, es decir, casi triplica su último resultado.
En este páramo de liderazgo político, los ciudadanos lamentan la ausencia de iniciativas de pacto de Estado frente a la crisis. Un 71% desearía ese acuerdo y el 76% no distingue al atribuir responsabilidad en la falta de iniciativa, pero mira especialmente a Rajoy como culpable. El presidente ya dejó claro el miércoles en el Congreso que no quiere ayuda. Intentará en breve un acercamiento a sindicatos y patronal, pero prefiere refugiarse en el poder de su mayoría absoluta. Ha renunciado al consenso político, ha abandonado el consenso ciudadano y peligra su consenso interno.
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SEL o dell'educazione
di @MonicaRBedana
Non c'è esegesi né analisi politica ricavabile dalla manifestazione di SEL di sabato scorso, #lacosagiusta. In piazza SS Apostoli si è dimostrato che la comunità di sinistra non si è rotta, che il collante dell'idea del cambiamento è poderoso e portentoso, che si solidifica intorno alla difesa dei diritti. Innanzitutto quello al lavoro, "fondamento della nostra idea di civiltà";alla sanità e alla scuola pubblica; ad un ambiente che non sia più "questione di vita o di morte", così come non lo può essere il diritto di ogni donna ad essere libera.
Non c'è cantiere della sinistra aperto; sì l'ambizione di pensare finalmente ad un governo di cambiamento "con chi ci sta". Un invito irresistibile a cercare ancora, nel fare politica, quell'agio che si è perso quando si è creduto che l'Italia intesa come bene comune fosse unprogetto ancora condivisibile con Berlusconi.
Ritrovare l'agio implica, urgentemente, imperativamente, ritrovare la misura a partire dalle parole e dai gesti pubblici. Perchè la politica sia finalmente "educazione sentimentale allo stare insieme". E di questo il popolo di SEL ha dato un'ennesima buona prova anche sabato in piazza
Non c'è esegesi né analisi politica ricavabile dalla manifestazione di SEL di sabato scorso, #lacosagiusta. In piazza SS Apostoli si è dimostrato che la comunità di sinistra non si è rotta, che il collante dell'idea del cambiamento è poderoso e portentoso, che si solidifica intorno alla difesa dei diritti. Innanzitutto quello al lavoro, "fondamento della nostra idea di civiltà";alla sanità e alla scuola pubblica; ad un ambiente che non sia più "questione di vita o di morte", così come non lo può essere il diritto di ogni donna ad essere libera.
Non c'è cantiere della sinistra aperto; sì l'ambizione di pensare finalmente ad un governo di cambiamento "con chi ci sta". Un invito irresistibile a cercare ancora, nel fare politica, quell'agio che si è perso quando si è creduto che l'Italia intesa come bene comune fosse unprogetto ancora condivisibile con Berlusconi.
Ritrovare l'agio implica, urgentemente, imperativamente, ritrovare la misura a partire dalle parole e dai gesti pubblici. Perchè la politica sia finalmente "educazione sentimentale allo stare insieme". E di questo il popolo di SEL ha dato un'ennesima buona prova anche sabato in piazza
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