L'affaire Biancofiore dice tutto, o quasi, del governo appena nato. Una signora che non pare abbia particolari meriti se non la fedeltà assoluta al capo ad un livello da culto della personalità che quasi quasi neanche Mao, è stata destinata ad importanti compiti governativi. Di sicuro non lo è stata per la sua competenza, come ha dimostrato il salto all'indietro, o di lato, fatto nel conferimento delle deleghe.
E' stata messa prima al Ministero delle Pari Opportunità, poi sono saltate fuori millanta dichiarazioni omofobiche, sgradevoli, ignoranti, petulanti che hanno convinto il Premier Letta a desistere dall'assegnarla ad un ruolo del genere. Dalla sera alla mattina è stata trasferita alla Funzione Pubblica. E bravo Letta, si sente dire in giro.
Bravo? Non direi proprio. Ci si domanda come mai non si sia neanche informato un attimo prima di decidere a chi affidare gli incarichi di governo. Come abbiamo detto in precedenza, siamo semplicemente all'assalto alla diligenza, posti a pioggia a correnti, amici, amici di amici, e soprattutto nemici o supposti tali, per tenere tutti buoni. Posti di potere per governare, o almeno per tirare a campare, come diceva quel famoso leader di quell'altrettanto famoso partito in cui Letta ha iniziato la sua militanza politica. Letta che più che leader si è impiegato bene da passa carte, prende un nome dato da qualcuno e lo colloca dove può, dove ha posto. Che sia poi il posto giusto, chi se ne importa. Tanto le competenze non contano, mal che vada le si trova un'altra sedia da occupare.
In fondo, Letta, da buon padre di famiglia, ha dichiarato di voler dare una ultima possibilità all'onorevole Biancofiore. Gli sfugge un dato non proprio di poco conto: un personaggio così impresentabile, omofobo, sguaiato, non solo non è adatto alla Pari Opportunità, non è adatto a stare al governo. Ma in fondo, chi se ne frega di queste sottigliezze. Nel paese delle banane e degli inciuci, va bene tutto. Parigi val bene una messa e a Roma un occhio, ma anche due, lo si può ben chiudere.