giovedì 23 giugno 2011

INDIGNATI, NUOVI RESISTENTI
di Monica Bedana

Gli indignati del 15 maggio (15 M) hanno camminato senza vacillare fino al 19 giugno (19 J, 200.000 persone pacificamente indignate che riempivano strade, piazze e perfino gli angoli più remoti della penisola iberica) ed ora corrono verso il 15 ottobre (15 O), all'appuntamento con uno sciopero generale che sarà probabilmente convocato a nome loro da un sindacato minore.

Le date, in questo Paese, sono importanti. Nel bene e nel male, espresse in linguaggio colloquiale da numero e lettera, qui segnano sempre una pietra miliare, un antes y un después nella storia contemporanea. E gli scioperi generali non sono uno scherzo; forma di protesta utilizzata con grandissima parsimonia, quando colpisce mette in ginocchio l'intera nazione. La classe politica lo sa e ieri il Parlamento ha avviato il primo dibattito, con la partecipazione di tutti i partiti (su proposta della sinistra repubblicana della Catalogna, ERC), sul movimento del 15 M.
La macchina politica che, per una volta, si ferma a tendere l'orecchio al cittadino; da disincantata italiana e romantica della politica questo fatto ha per me un valore quasi magico.
Poco o nulla significano in realtà le conclusioni a cui sono giunti i parlamentari; generiche promesse di accelerare la legge sulla trasparenza e di migliorare il funzionamento democratico. Aria fritta, in pratica. Ma anche il puro tramite vale la pena quando ascolti la casta che, finalmente in imbarazzo, tenta di giustificare i propri privilegi (limitatissimi peraltro, rispetto a quelli dei parlamentari italiani e di buona parte del resto dei colleghi europei) e sente il fiato della piazza sul collo.

Gli indignati siamo, dobbiamo essere tutti. Sulle pagine dei giornali, nelle immagini della tivù, parla per noi quel 43% di giovanissima popolazione spagnola che non trova lavoro, che denuncia una classe politica che non ci rappresenta ed i loro privilegi, che esige pulizia e trasparenza nelle Istituzioni e che ora alza il tiro, esce dai confini della Spagna e punta dritto al “patto dell'euro”, la strada giusta per trascinare le coscienze dell'Europa intera.

Dice Stéphane Hessel, quasi 94 anni, eroe della Resistenza francese, che gli indignati sono i Resistenti dei nostri giorni e questa idea mi piace. Dice che il nemico di oggi, la dittatura del mercato, è molto più insidioso e duro da combattere del nazismo di ieri e che l'indifferenza è senza dubbio l'atteggiamento peggiore. E nessuno può essere indifferente al fatto che non può esistere democrazia se non siamo padroni del nostro destino.