lunedì 15 aprile 2013

Il tweet che aspetto da Grillo

Di @MonicaRBedana


Non è uscita la graduatoria dei dieci nomi votati dal M5S alle quirinarie.

Secondo Crimi, Prodi non deve aver preso un gran numero di voti.

Fa sospettare del contrario il fatto che ieri, 24 ore dopo il magnifico esercizio di democrazia digitale (non sapremo mai in quanti hanno votato, né la percentuale di voti presa dai dieci selezionati, per esempio), Grillo si sia preso la briga domenicale di chiedere con insistenza su Twitter un retweet a chi non fosse d’accordo con l’avere Prodi o la Bonino al Quirinale. Che equivale a dire che pure il vertice del M5S aveva una rosa di candidati da imporre, allo stesso identico modo dei partiti tradizionali. 
Una rosa tra i cui petali c’è Grillo stesso. 
O, probabilmente, mi è sfuggita la richiesta “RT se non vuoi Beppe Grillo al Quirinale”.

PS: Aggiornamento, Beppe decide di scendere dal treno per il Colle  a poche ore dal secondo turno delle quirinarie. Quando gli dei ci vogliono punire, esaudiscono i nostri desideri.

Lite tra comari al PD. La politica quando?

Ormai il PD sembra un romanzo scritto da Calvino, il castello dei destini (personali) incrociati. In realtà forse no, Calvino non avrebbe scritto una storia di così bassa lega. L'attacco di Renzi a Bersani di domenica sera è quasi indecente: al TG5 a sparare bastonate tutte contro il suo partito, alla faccia del gioco di squadra. Ma se non gli piace niente e nessuno, perchè non fa qualcos'altro? Mistero.
Accusa Bersani di pensare solo a se stesso, ma il sindaco di Firenze non sembra fare nulla di diverso. Sgomita, si fa vedere, teme di rimanere fuori dai giochi.
D'altra parte, però, Bersani, ha portato avanti, nell'ultimo mese, una azione politica debolissima e quindi facilmente tacciabile di immobilismo. Prima un tentativo, legittimo, per formare il governo. Ma poi? Ci si è arenati immediatamente. Ha un bel da dire, Bersani, davanti alle critiche di Scalfari e altri che il suo nome e il suo ruolo non sono un problema, che si può far da parte subito. Parole, ma fatti? Davanti all'impossibilità di formare un governo PD-SEL bisognava proporre qualcos'altro. Se non vuoi andare con Berlusconi - e per fortuna - allora devi provare a trovare un equilibrio alternativo ed avanzato con le altre forze politiche. In fondo, se guardiamo alle Quirinarie del M5S,  di 10 candidati oltre metà hanno una storia di sinistra, e altri sono comunque stati in area PD, uno addirittura è Romano Prodi. Il messaggio, per chi lo vuole leggere, è chiarissimo: il terreno per un incontro su una personalità condivisa c'è tutto. Al Quirinale, e a Palazzo Chigi. Anche contro Berlusconi, che problema c'è? D'altronde un candidato contro il M5S non sarebbe certo più rappresentativo!
Ecco, Bersani e l'intero PD avrebbero dovuto dirigersi fortemente in quella direzione, la ricerca di un nome e di una squadra politicamente partigiani ma staccati dalla politica di partito, e su quella base provare un nuovo incontro con Grillo. Nessuna garanzia di successo, ma almeno ci si prova. Raccogliendo due piccioni con una fava: da una parte si vanno a vedere le contraddizioni del M5S che ha avuto vita facile a dire no ad un governo del PD ma avrebbe ben più difficoltà a dire un no a prescindere a personalità che loro stessi stimano; e dall'altra parte scovare i nemici interni, quelli che vogliono il patto con Berlusconi, quelli che cercano di frenare Bersani, quelli che puntano su Renzi.
Insomma, si doveva fare politica.
Ed invece siamo alle liti da pollaio.

De Magistris vigila dall'alto


A Londra, in pizzeria, si mangia sotto lo sguardo compiaciuto del sindaco. Molto meglio del solito Padre Pio!

Pizza arancione!