Di Nicola Melloni
Tanto, nulla, o forse qualche cosa. L'incontro promosso dalla FIOM ha cercato di portare un pò di chiarezza su cosa sta succedendo a sinistra, ma potrebbe aver portato più confusione. Bersani aveva avuto il coraggio di accettare l'invito, che non è cosa da poco, ma si è presentato fresco di dichiarazioni a favore di una apertura al centro. Ed è stata subito bagarre con Di Pietro, mentre Vendola continua a fare il democristiano, sempre in equilibrio senza mai sbilanciarsi.
L'incontro della FIOM doveva servire a coordinare una base programmatica per definire una coalizione che rimettesse il lavoro al centro della politica nazionale. Ma certo non ci si poteva aspettare più di tanto da chi cerca l'alleanza con Casini e magari Montezemolo. E d'altronde una consistente parte del PD ha dei problemi con la CGIL, figuriamoci se è disposta ad ascoltare la FIOM.
Il PD è un partito sostanzialmente moderato che pensa ad alcuni correttivi (ma quali? ancora non lo si è capito) al sistema economico neo-liberista che ha provocato la crisi, ma di sicuro non ambisce ad una alternativa di sistema. Certo non il partito del lavoro, per stare al tema promosso dalla FIOM.
Come avevamo già detto ci sarebbero però diverse forze politiche italiane con delle idee (o, almeno, delle parole) diverse, più radicali, più critiche verso il neo-liberismo e l'economia di mercato. La Federazione della Sinistra chiede di unire questa sinistra ma la risposta di Vendola è prospettare addirittura un soggetto politico comune con il PD. Legittimo per l'amor del cielo, ma bisognerebbe anche spiegare per fare cosa: appoggiare un nuovo Monti? Allearsi con Casini?
Il grande assente di questo gioco politico è dunque proprio quello che la FIOM chiedeva, il programma. La futura alleanza di governo si basa sulla partecipazione alle primarie e non su una visione comune di come uscire dalla crisi. Prima c'era almeno il collante dell'anti-berlusconismo, mentre oggi ci si divide tra chi appoggia e chi si oppone al governo.
In questa confusione il fatto che la FIOM abbia lanciato una sua iniziativa è positivo ma insufficiente, ed i risultati di quella giornata lo dimostrano. Se si vuole costruire un vero soggetto politico che rappresenti il lavoro è indispensabile che sia il sindacato, con il suo prestigio e la sua forza organizzativa, a giocare un ruolo da protagonista. Aspettare oltre, mentre nei palazzi del potere già si disegnano i futuri assetti politici ed economici, sarebbe un suicidio.
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