lunedì 8 agosto 2011

La Madrid che amo (breve guida del cuore)
Di Monica Bedana




(In questo articolo, le parole in grassetto contengono links; le foto si ingrandiscono cliccandole, N.d.A)

-Ti vengo a trovare, atterro a Madrid.
-Ti vengo a prendere e in venti minuti ti faccio conoscere la Madrid di Antonio López,
rispondo sempre io.

Avrei voluto essere tassista a Madrid, per chiacchierare molto con i clienti, come fanno loro, e per vedere sempre la Gran Vía come appena uscita dai pennelli del Canaletto dei nostri giorni. Ogni scusa è buona, un amico che viene a fare un giro, la dama con l'ermellino che decide di alloggiare nel Palazzo Reale, una voglia irresistibile di panino ai calamari al Café de Oriente . Cosa avranno i calamari di Madrid che manco a Venezia dal Vecio Fritoín ...
Son peggio dell'orso che rappresenta la città, aggrappato avidamente al corbezzolo. Voglio sempre tutto o niente, anzi, meglio tutto e subito, vertiginosamente.


Dal Palazzo Reale, il luogo più italiano, più pieno di italiani, barocco all'italiana, un'alternarsi di Juvara, Sacchetti, Giaquinto, Tiepolo, Luca Giordano, Raffaello...più mio di cosí si muore, affacciato sul balcone verde e languido del Campo del Moro.


Da lí alla Madrid degli Austria, immaginando di rincorrere per le sue viuzze l'ispirazione che fu di Quevedo, Lope de Vega e Cervantes, quando le idee, se non bastava la penna si difendevano disinvoltamente a colpi di sciabola. Un gioiello quasi ignorato dal turismo di massa, il Monasterio de las Descalzas Reales, di quando essere badessa qui significava avere infinitamente più potere che la Moratti su Milano.
E la passeggiata quasi al galoppo finisce nella Plaza Mayor, brutta ma significativa, dicono quelli di Salamanca, perché non regge il confronto architettonico con la loro. Poco importa se a un respiro puoi mangiare qualcosa di unico al mondo come le uova fritte di Casa Lucio.


Da lí alla Plaza del Callao il passo è breve; affacci il naso sulla sommità in una giornata ventosa e puoi davvero sentirti come in un quadro di Antonio López.


Inesorabilmente i piedi mi portano verso Cibeles, senza mai trascurare la sosta al Museo del Jamón, un tempio del maiale, tra la Gran Vía e la Calle de Alcalà due dei miei preferiti.

Se non ci fossero le parole e la magia di usarle, non esisterei o vivrei mutilata. Strategicamente situata di fronte all'imponente edificio del Banco de España la sede dell'Instituto Cervantes rappresenta quella piccola, strenua porzione di economia spagnola che non smette di crescere nel mondo intero. E dalle sue finestre sporgono le parole più amate, bullicio, paz, fraternidad. Mi da sempre speranza.

Svolto per il Paseo del Prado ma mi fermo sempre al Thyssen; nel miglio d'oro dell'arte spagnola il Prado va preso col contagocce, il Reina Sofía in gran parte mi sfugge ma nell'intimità ovattata di rosa del Thyssen puoi sognare di spiegare la storia della pittura in mezza giornata anche a un bambino. Guidata dalla mano eterea di Giovanna Tornabuoni. E un altro museo intimo, il Lázaro Galdiano, lontano dall'affollamento ma pericolosamente vicino alla zona commerciale di Madrid, quella Calle Serrano e dintorni che fanno a pezzi le carte di credito. Solo i più virtuosi sapranno accontentarsi  dei marrons glacés e le delicatessen di Mallorca.


Impossibile tornare a casa senza il pane del forno a legna del Mercado de San Miguel; e i formaggi, i salumi, i crostacei, i dolci...che possono viaggiare in pancia se non li si può mettere in valigia.

La Madrid dinamica e profondamente accogliente, che non dorme quasi mai ma che ha spazio per le pause (un caffè al Ritz dopo una passeggiata al Giardino Botanico; un chocolate con churros da Lhardy dopo una pedalata per il Retiro). La Madrid dalla vita culturale intensissima, ma lontana dagli snobismi. Quella bene organizzata, con una delle reti di trasporti migliori al mondo. E, soprattutto, quella della gente con cui puoi parlare per strada.
Su questa Madrid oggi ho deciso che ci metto pure la faccia. E anche le mie spalle nordiche bruciacchiate :-).



Ai lettori che amano Madrid e  a  quelli che verranno a scoprirla. 
Agli amici entusiasti a cui ho maciullato i piedi e  a quelli scettici, affinché si ricredano.
Monica


4 commenti:

  1. Che bello questo racconto Monica!!
    Dobbiamo davvero organizzare quell'incontro a Madrid con le amiche venete!

    RispondiElimina
  2. Siete donne morte,masochiste, lo sapete!
    Monica

    RispondiElimina
  3. Solo uno spirito innamorato dell'"essere" e del "bello" poteva trasmettere con tanta passione il piacere di "vivere" una citta dalla magnificenza delle sue costruzioni alla semplicità delle sue specialità! Impossibile resistere alla tentazione di creare al più presto l'opportunità di condividere tanto piacere, nella speranza che stati d'animo e sensazioni non siano stati magia solo per l'"Innamorata di Madrid"
    Lorenza

    RispondiElimina
  4. segnato tutto, per la prossima volta a madrid

    RispondiElimina