giovedì 23 febbraio 2012

Severino: quando la ricchezza dovrebbe far arrossire


di Simone Giovetti

C’é chi, in questi giorni, dice che non é tanto il guadagno esorbitante di un ministro tecnico che deve creare scandalo, quanto piuttosto eventuali eventuali abusi ed evasioni. Anzi, chi guadagna tanto e paga tante tasse deve essere guardato con benevolenza e gratitudine, tanto più che con i 7 milioni della Severino si potrebbe costruire un ospedale.
Non sono d’accordo.
Se i 7 milioni della guardia sigilli non sono un “peccato”, sono però la prova che qualche cosa non funziona. Sono la prova certa che il sistema economico in cui viviamo non solo non tende ad una ripartizione più equa della ricchezza ma al contrario incentiva le divisioni.

Come è possibile che in un sistema Paese si possa accettare che il lavoro di una persona valga 7 milioni di euro e quello di un'altra 20.000?
Il divario è troppo grande perché possiamo definirlo con coerenza il semplice risultato dovuto a capacità personali eccezionali da una parte e prestazioni mediocri dall’altra. Neanche accettando la combinazione titolo di studio-fortuna-ricchezza-iniziale-raccomandazioni e quant’altro da una parte e sfortuna nera dall’altra. Questo almeno se non crediamo ciecamente alla storia di Paperino e Paperon di Paperoni. L’uno ricco fortunato e fattosi da sé e l’altro povero, sfortunato e giustamente condannato a vivere in condizioni di precarietà. Il sogno americano che ha contribuito in maniera decisiva a distruggere l'economia mondiale.

La verità non è questa. Il fatto è che questo sistema economico e monetario che abbiamo creato e in cui viviamo è in sé pensato per permettere ai pochi di possedere tutto e agli altri appena di sopravvivere 
Questa concentrazione della ricchezza crea poi il tipo di società in cui viviamo. Le ingiustizie, la divisione in classi di essere umani e la loro ghettizzazione. Non esiste forse più la classe operaia del 900, ma il problema dell'oligarchia rimane sempre lo stesso.

Un primo, minimo argine a tutto ciò potrebbe essere una legge che definisca un tetto massimo alla ricchezza. Un tetto massimo al guadagno di una persona, in ogni campo. Il rapporto 10/1 non potrebbe mai essere superato.Da Marchionne alla Severino.
Come dovrebbe esistere uno stipendio minimo alla sopravvivenza calcolato sui bisogni minimi per sopravvivere nella nostra società così dovrebbe essere fissato uno stipendio massimo. Uno stipendio massimo che non renderebbe poveri gli attuali ricchi ma semplicemente ridimensionerebbe il disequilibrio facilitando una migliore distribuzione della ricchezza.

Non è un problema solo etico. Ne gioverebbe la società tutta, sprechi e consumismo sfrenato si ridurrebbero.
Il valore del denaro sarebbe poi ripensato, e smetterebbe di essere un fine in se stesso per tornare ad essere semplice moneta di scambio ma questa volta quantificabile e realmente misurabile. Mentre il merito dovrebbe finalmente diventare un fatto sociale e non solo finanziario.







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2 commenti:

  1. Sono totalmente d'accordo. E poi come si può pensare che questi ministri miliardari possano veramente capire i problemi di un giovane precario che vuole una famiglia ma non si può permettere una casa, o di una famiglia che deve scegliere se comprare i vestiti o mandare i figli dal dentista?
    La ricchezza non va stigmatizzata è vero, ma la ricchezza che produce disuguaglianza sociale, sì. Esiste un coefficiente di disuguaglianza, che è anche coefficiente di vantaggio visto dall’altra parte della barricata che innesca il circolo vizioso dei ricchi, bravi, potenti figli di ricchi bravi e potenti che relega inevitabilmente tutti gli altri ad essere l’esatto opposto: poveri, scarsamente talentuosi, senza alcun potere decisionale. Questi subiscono le scelte di altri, seguiranno sempre a ruota, senza possibilità di interferire. (Il rapporto fra i due sets di persone non è, fortunatamente, sempre così preciso, esistono delle eccezioni e diverse miscele fra gli elementi in gioco).
    La situazione però, temo, andrà a peggiorare. Oggi i dati della discriminazione e della disuguaglianza sono quelli relativi a uomini e donne adulte, chi non entra nelle statistiche, ma farà parte delle statistiche di domani sono i più giovani, quelli che sono già poveri in partenza(e sono più poveri dei giovani poveri di ieri!). La base si allarga spaventosamente: come sempre la disuguaglianza inizierà dai banchi di scuola, quando la possibilità di confronto fra pari (e quindi lo sviluppo di una socialità legata a viaggi, sport, feste), minata dall’indigenza economica e, in Italia, anche dalla collocazione geografica, etichetta già chi sarà al potere domani e chi invece il potere lo subirà.
    Qualche giorno fa un amico, ottimo accademico e di idee elegantemente di sinistra, mi ha raccontato di aver individuato un candidato per un postdoc per le sue evidenti qualità, per merito quindi: impeccabile direi. Poi però ha aggiunto, ignaro di un certo paternalismo di casta che ha introiettato, spero senza accorgersene: sai il candidato è figlio di accademici, si riconosce subito il piglio, si riconosce subito che ha respirato una certa aria.
    Quella “certa aria” (alla Bourdieu spiegabile come un conglomerato di “capitali”: capitale culturale (dai libri alle vacanze), capitale sociale (la rete di conoscenze), capitale economico (il non essere obbligato a far delle scelte di sopravvivenza) è già “a monte” e la politica, come dice bene Simone, non fa niente per minimizzare questo gap.. Fino a che poi ci ritroviamo “a valle” e “quella certa aria” si riattiva inevitabilmente e diventa un “turbine”, in un circuito che si rigenera in continuazione determinando nuovi poteri, nuova discriminazione...

    Francesca C.

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    1. bellissimo!
      quella certa aria per cui chi sa come mai a fare i "minsitri technici" non ci finisce uno con uno stipedio sotto i 150 mila euro annui....perché é proprio quell'aria li che alcuni respirano e i loro polmoni si gonfiano, sicuri, di ossigeno e aria calda che li porterà in alto, come una mongolfiera...e gli altri già rassegnati per cui quell'aria é troppo fina e fa tossire...
      ma io dico, questi ultimi qui, noialtri, siamo i belli! noialtri siamo quelli che dobbiamo riprenderci tutto! e non solo perché siamo la stragrande maggioranza ma anche perché siamo più liberi e per noi la vita non si riduce ad una pelliccia in porche, non é stato cosi quando in casa a cena da picocli si mangiava con la tv accesa e dopo cena non si andava a suonare il pianoforte e non lo sarà certo adesso se ci riprendessimo un po il monopolio della giustizia e dell'equità!

      simone

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