di Francesca Fondi
La notizia del diploma “acquisito” da Renzo
Bossi presso l’Università “Kristal” di Tirana avrà certamente stupito chi l’ha
appresa, o quantomeno tutti coloro che (forse ingenuamente) credono che idee
politiche e comportamenti dovrebbero essere legati da una buona dose di
coerenza.
La bizzarra vicenda ha dunque scatenato l’indignazione tutta
italiana verso un “politico” che, dopo aver per ben 4 volte ripetuto l’esame di
maturità, poco più di un anno dopo si ritrova nientepopodimeno che un diploma
di laurea triennale in business
management. Doppia indignazione, poi, in quanto tali studi sarebbero stati
foraggiati da altrettanto discussi finanziamenti pubblici al partito della Lega
Nord. Una conferma insomma, che, date le note limitate capacità intellettuali
del soggetto in questione, non restava altro da fare che comprarsi un bel
diploma inclusivo di lista di esami sostenuti e rispettiva votazione. Ah certo
, comprati anch’essi, sia chiaro, dato che tutti i corsi sono tenuti in lingua
albanese ed é pertanto improbabile che il Trota, che, come sostenuto da un
giornale albanese (Albanianews), si esprime in dialetto padano e solo con
stenti fa uso dell’italiano, sia stato in grado di sostenerli in dialetto Geg.
Questo sul fronte italiano. Vediamo ora quello
albanese, su cui non stanno mancando sostanziosi risvolti politici e
giudiziari.
Innanzitutto un motivo di rabbia, manifestata soprattutto
dai giovani, per la vicenda starebbe nella disparità di trattamento: se uno studente albanese per laurearsi in
italia deve, a fatica, ottenere un permesso di soggiorno , a quanto pare Renzo
Bossi (il Trota, anzi, Troftë, come viene chiamato in
loco) in Albania non ci avrebbe mai messo piede. Le indagini del caso sono in
corso, ma pare che l’Ambasciata italiana a Tirana avrebbe ammesso che non ci
sono stati viaggi dell’illustre studente che, in quanto personaggio politico, in
caso di visita avrebbe dovuto quantomeno dichiararsi presso la nostra sede
diplomatica.
Secondariamente,
la vicenda è una palese dichiarazione di mancanza di serietà delle istituzioni
di istruzione superiore in Albania. Se bastano un po’ di soldi (non si sa di
quanto si sia trattato, ma in fondo, la cosa ci pare ormai irrilevante) e
nemmeno qualche viaggetto per avere un bel diploma in business, dove sta la
famigerata qualità dell’istruzione alla quale il governo tanto dichiara di
tenere?!? Grande imbarazzo dunque per il Ministro dell’Educazione Tafaj
(peraltro dottorato in Germania), che ha fatto pubblicare tanto di comunicato
stampa sul sito del ministero dove dichiara di aver avviato delle procedure di
indagine sia presso l’Istituto in questione, sia attraverso un gruppo di
monitoraggio che, insieme all’Agenzia per l’accreditamento dell’istruzione
superiore dovrà accertare il rispetto delle norme ministeriali eccetera
eccetera.
Nonostante
questo non sono mancate le proteste di un gruppo di studenti, in particolare
del nuovo partito nazionalista di opposizione Aleanca Kuq e Zi (Alleanza Rossa e Nera), che sarebbero arrivati a
chiedere le dimissioni di Tafaj. I media
albanesi (Shqiptarja.com) si sono
azzardati a parlare addirittura di turismo dei diplomi: chi è alla ricerca di
sesso va in Tailandia, chi di cure in India o a Cuba, mentre per i diplomi
basta attraversare l’Adriatico!
Era
prevedibile, inoltre, che il capo dell’opposizione socialista, Edi Rama,
recentemente estromesso dalla guida della Municipalità della capitale, non
perdesse l’occasione per lanciare invettive contro il governo Berisha, che
sarebbe responsabile del degrado del sistema universitario e delle mancanze
nelle politiche di riforma dell’istruzione. Un classico, insomma.
E
intanto la procura di Tirana ha avviato un’inchiesta per far luce sulle
dinamiche della vicenda: innanzitutto
per verificare se da parte italiana siano state fornite informazioni non
veritiere sugli studi precedenti di Bossi Jr e poi per chiarire chi e come sia
da ritenere responsabile del fattaccio.
Per concludere, la curiosità mi fa porre un
paio di questioni: ma perchè é stata
scelta proprio l’Albania, paese di provenienza di buona parte dell’immigrazione
in Italia, tanto combattuta dalla Lega, e poi l’Università Kristal, vero esempio di aurea mediocritas tra le
università private del Paese ?
Ma
soprattutto, che bisogno aveva Renzo Bossi, consigliere regionale per la
Lombardia a 12mila euro al mese, di procurarsi un diploma di laurea falso, tanto
più che non é riconosciuto in Italia??
La
morale della favola questa volta pare proprio non esserci. Anzi, si puo’ dire
che la stupidità umana non ha veramente confini.
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