In ogni relazione le dinamiche coinvolgono sempre ambedue le parti.
Lo scollamento tra i cittadini ed i loro rappresentanti non può esser imputata esclusivamente ai secondi. La cosiddetta casta ha potuto formarsi e consolidarsi in queste forme perché dall'altra parte non c'è stata una reazione adeguata. Per questo guardo con diffidenza costoro che, usciti ieri mattina dal cilindro, gridano alla casta e sparano sul mucchio dei partiti per rifarsi una verginità. Com'è che non avevano alcunché da gridare quando per diciassette anni i principi costituzionali e l'impalcatura repubblicana venivano scardinati? Dov'erano nel luglio del 2001 quando duecentomila persone manifestavano la loro opposizione al modello predatorio che ci ha portato alla crisi economica e morale? Dov'erano quando si faceva uno spezzatino del patrimonio pubblico, si creavano leggi oscurantiste su immigrazione e procreazione assistita? Cosa avevano da dire sulla trasformazione del lavoratore in una delle tante variabili del costo di produzione, sull'introduzione del precariato selvaggio, sulla manomissione di scuola ed università? Perché hanno lasciato fare?
Il sistema nella sua interezza, non solo la rappresentanza dei cittadini, va riformato. In Italia ed in gran parte d'Europa, dove lo svuotamento della democrazia e dei suoi principi è ormai perfetto; è ormai chiaro chi abbia realmente il potere e come parlamenti ed esecutivi siano meri esecutori, se mai qualcuno avesse avuto un dubbio. E la riforma del sistema ha bisogno di una visione d'insieme, di un modello nuovo cui guardare per il futuro e per cui lottare, nei luoghi di lavoro, in quelli della formazione delle coscienze, nelle strade. La critica nichilista urlata, le piccole soluzioni immediate a problemi puntuali sono un ottimo viatico ad una riforma gattopardesca della politica e della società.
Io non ho interesse nel gattopardo.
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