Da giorni, e soprattutto in queste ultime ore, spuntano in ogni dove endorsement al gusto dolce-amaro del "menopeggio".
Di questo fenomeno mi colpisce sia il diffuso istinto da rappresaglia, contro il partito della nomenclatura: il voto pro Renzi (ma in realtà contro Bersani) seguirebbe grossolanamente la logica del “ti tradisco con uno che non mi piace, così almeno impari”. Ma poi, tutti scontenti. E mi colpisce anche il fenomeno che chiamerei “atto di fede”: il voto pro Bersani sarebbe guidato dal principio non proprio scientificamente provato, della speranza e della castità: “tanto lo so che dentro di te sei diverso. E prima o poi vedrai che cambierai”. Come dire, un po’ di Tenco, alle primarie.
Sembra impossibile sottrarsi alla propria porzione di autoinganno: ci si ostina da un lato ad assolvere il Pd (per il fatto di non essere di "sinistrasinistra") a causa di /o grazie a: le sue anime sfaccettate, la dialettica democratica, il riformismo moderno. Dall'altro si invoca una maggiore aderenza alla realtà, dote di cui, affilati i diapason, l'intelligentsia bersaniana tutta, si dice sicura di intercettare le vibrazioni proprio nel segretario: la "predisposizione all'ascolto del disagio sociale", l'ha chiamata così oggi Lerner. (Yes, sure)
(http://www.gadlerner.it/2012/
Ma questo sforzo di rabdomanzia e autoconvincimento ha tutta l’aria di essere un continuo implorare Bersani (e il suo partito) ad essere diverso da quello che è. Consolatorio “vincolo positivo” (ancora Lerner) sarebbe l’alleanza con Vendola e SEL, sentinella a sinistra nel gran bastione della coalizione, ma in realtà, diciamolo chiaramente, solo un partito che ha scelto di collocarsi sotto l’ombrello sbagliato.
E allora, mi vengono in mente due cose.
La prima, sul ballottaggio Renzi/Bersani, è una frase di Alex Langer, dall'articolo “Tra Realismo e Realpolitik c’è un abisso” - anno 1994: “Le campagne elettorali assomiglieranno sempre più alla moltiplicazione infinita dei faccia a faccia televisivi, tra duellanti che dovranno al tempo stesso assomigliarsi al massimo nella sostanza (per prendere i voti degli indecisi) e distinguersi al massimo nell’apparenza (per prendere i voti dei decisi)”.
La seconda, sul PD come partito di “sinistra”, è la nota risposta di Gandhi alla domanda: "Cosa ne pensa della civiltà occidentale". E cioè la frase, lapidaria: "Sarebbe un'ottima idea".
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