di Giulia Pirrone
Il 1 Maggio1947 su circa duemila contadini riuniti a festeggiare la
re-introduzione della festa dei lavoratori e per manifestare contro il
latifondismo, partirono raffiche di mitra che uccisero 11 persone e ne ferirono
più del doppio. A sparare sulla folla fu un gruppo di banditi capeggiato da
Salvatore Giuliano, che un paio di anni dopo in una lettera ai giornali parlo'
di scopo politico della strage.
La figura di Giuliano bandito Robin Hood tra mafia, Stati Uniti e
potere politico in una Sicilia che già solo nel paesaggio sembra far west, e'
stata molto mitizzata nella cultura popolare.
Francesco Rosi nel 1961 partendo dalla figura di Giuliano costruì un
film-indagine con l'intento di portare luce sugli eventi che legavano la morte
del bandito stesso con la strage di Portella della Ginestra. Per fare questo
utilizzo' degli strumenti narrativi che nella storia del cinema italiano
segnarono una netta linea di demarcazione tra la narrativa del neo realismo del
dopo guerra ( Rossellini e De Sica per intenderci), ed il realismo. Per Rosi la
sola osservazione dei fatti non ci racconta una storia intera. I fatti hanno
bisogno di essere analizzati per tentare di capire come le cose siano andate.
Ed ecco che per provare a chiarire gli eventi della strage di Portella della
Ginestra si assiste al processo ed alle deposizioni del principale imputato,
per poi tornare indietro circa di quindici anni, alle vicende che portarono
alla sua morte.
Giuliano e' onnipresente nel racconto ma un fantasma sullo schermo -
su cui non appare mai se non da morto o col volto in ombra - per Rosi e' lo
strumento che permette di raccontare la Sicilia, i suoi intrighi politici e
mafiosi in un territorio primitivo, deserto e roccioso. Tutti elementi che si
sovrappongono strato su strato e rendono possibile la comprensione dei fatti
solo attraverso un meticoloso lavoro di analisi e ricostruzione.
Il risultato finale e' un giallo senza soluzione, un enigma che
invita lo spettatore a porsi diversi interrogativi più che fornire risposte su
quello che e' il capo stipite dei misteri Italiani.
La voce del narratore fuori campo e' di Rosi stesso, ed il film fu
premiato con l'Orso d'Argento a Berlino come miglior film.
oo
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