mercoledì 1 maggio 2013

Primo Maggio 2013

Resistenza Internazionale festeggia la festa dei lavoratori con alcuni brevi pezzi dei suoi collaboratori. In un momento storico in cui il lavoro è negato, la festa del Lavoro è un appuntamento da non dimenticare


Festa dei lavoratori. Festa attuale e necessaria
Simone Rossi
Mercoledì 24 aprile 2013 un incendio ha devastato un edificio ad uso industriale nei pressi di Dacca, Bangladesh. 381 i morti accettati sinora, mentre si smette di cercare i dispersi e si rimuovono le macerie con le ruspe. Un incendio e delle morti non fortuiti, ma, come accertato, causati dal mancato rispetto di norme e regole di sicurezza. Come alla Thyssenkrupp di Torino nel 2007 (sette morti) o alla Um, come a Bhopal in India nel 1984 ( 3787 morti cui ne sono seguiti altri negli anni per gli "effetti collaterali"), come nelle miniere in Cina, nei cantieri e nelle fabbriche dove migliaia di lavoratori lavorano in nero senza tutele per la salute e sociali.
Nell'era dell'informazione in mano ad un ristretto gruppo di aziende o individui, dei principali partiti che tessono all'unisono le lodi del modello economico e sociale, tutto ciò appare lontano, anche quando accade sulla nostra soglia di casa. Va da sé che anche solo parlarne e menzionare la lotta di classe, che è una realtà ed a guidarla sono coloro che detengono il potere, è un'eresia, un retaggio di un passato che dobbiamo lasciare alle nostre spalle, per essere "moderni" ed accettare come inevitabili le forme di sfruttamento dei lavoratori e dell'ambiente in nome del profitto di pochi che diventano sempre più ricchi a scapito dei molti. Perché "non c'è alternativa". E se esiste la schiacceremo, mediaticamente e, se necessario, fisicamente.
Oggi, festa dei lavoratori, gridiamo per riprenderci la nostra dignità e dei nostri simili, perché esiste un'alternativa costruita intorno all'uomo e non al denaro, rispettosa dell'ambiente in cui viviamo. Gridiamolo in faccia ai vari Marchionne di questo mondo, capetti tanto arroganti quanto poco capaci, ai sedicenti riformisti che preferiscono restare ancorati nelle stanze del potere a costo di allearsi con le forze reazionarie ed i fascisti, ai giornalisti un tanto al chilo, che sembra non sappiano in che mondo vivano, troppo avvezzi a civiltà re con il potere. Il 1 maggio è una festa viva, attuale tanto quanto lo è il rispetto della nostra dignità di cittadini e di persone che lavorano, come lo è il diritto ad un'esistenza decorosa.
Buona festa lavoratori e lavoratrici. Buon 1 maggio a tutte ed a tutti.

Lo sfruttamento del Lavoro. Oggi come ieri.
di Nicola Melloni
Il Primo Maggio è la festa dei lavoratori. E' una festa che nasce per ricordare i sacrifici e le vittime operaie, e poi per celebrare le lotte e le conquiste del mondo del lavoro. Ma è soprattutto un giorno che compatta i lavoratori di tutto il mondo, che ricorda il loro essere sociale, la loro esistenza in contrapposizione al capitale, il loro sfruttamento. Se vogliamo, è la giornata della lotta di classe. Lotta di classe che dicevano morta e sepolta con la fine dell'Unione Sovietica. Ma non è così, anzi. Proprio da inizio anni 90 la divaricazione tra rendita del capitale e salario da lavoro si è allargata, le diseguaglianze si sono accresciute, i ricchi sono diventati sempre più ricchi mentre i lavoratori sono sempre più sfruttati. La vera natura della grande crisi attuale va ricercata proprio in un sistema economico che concentra la ricchezza nelle mani di pochi. Ma il dopo-crisi è anche peggiore del pre-crisi. Mentre la disoccupazione è alle stelle, mentre milioni di giovani in tutta Europa sono senza lavoro, mentre la crisi uccide generazioni, paesi, stati, il capitale ha ricominciato a macinare profitti, anzi, rendite, ormai completamente slegato dall'economia reale. Il lavoro viene sfruttato ed umiliato mentre il capitale ingrassa. Proprio come aveva detto Marx, uno che di lotta di classe se ne intendeva.


Non siamo tutti sulla stessa barca
di Monica Bedana
Scrivo righe d'urgenza da quel lembo d'Italia in cui l'emergenza lavoro si è con più forza incarnata nell'interesse mediatico (una minima fortuna rispetto ai drammi che passano totalmente sotto silenzio).
La Puglia conosce bene il ricatto che si materializza nell'obbligo immondo della scelta tra lavoro e salute all'Ilva di Taranto; nelle grandiloquenti e vuote promesse di Fabbrica Italia a Melfi, massima espressione del puro cianciare su ricerca, sviluppo, integrazione. Infine Bridgestone, che dall'oggi al domani si rivela "scelta logistica sbagliata, lontana dalla giuste coordinate del mondo globale" , ma solo dopo aver fagocitato incentivi pubblici che non hanno saputo vincolarla al territorio. Colpevole poi di produrre quei pneumatici per poveri che i poveri non si possono più permettere.
Il riassunto scarno della situazione industriale italiana, che ha frantumato con la complicità della politica e di buona parte del sindacato il senso pieno della collettività dei lavoratori in materia di capacità di contrattazione, quindi di prospettiva di futuro, quindi di diritti. Questi ultimi inesorabilmente erosi dal pauroso sbilanciamento del rapporto di forza e di dignità tra gli attori sociali chiamati a ripensare il futuro dell'industria italiana.
La larghe intese raggiunte in politica in questi giorni senza pudore, invocando uno stato d'emergenza profondamente frainteso, non sono applicabili a capitale e lavoro. La voce dei lavoratori non può confondersi sui palchi del primo maggio con  quella del padrone: è l'ultima barricata della dignità e non può essere scavalcata da questa classe dirigente immobile, rancida, che cade sempre in piedi sui guanciali del potere.
Non siamo sulla stessa barca, non lo siamo mai stati ed ora più che mai noi lavoratori dobbiamo remare contro.
Buon primo maggio.

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