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lunedì 26 marzo 2012

Poche frasi storiche per capire la riforma del lavoro
Di Monica Bedana

Tu vai in campo e bastona tutto quello che vedi passare.
Se tocchi anche il pallone, pazienza.
Legge di Rocco sulla difesa aggressiva


“Non credo che noi stiamo per aprire le porte ad una valanga di licenziamenti facili sulla base dell'articolo 18”. Napolitano, il giorno della commemorazione dell'eccidio delle fosse Ardeatine. In tale ricorrenza, il rapporto potrebbe essere di 10 licenziati per ogni assunto precario.



Prosegue Napolitano: “Anche perché bisogna sapere a cosa si riferisce l'articolo 18”.
Eh, appunto, saperlo. E capirlo, soprattutto.


Dal "Corriere" si sottolinea un punto essenziale di questa riforma: "I congedi di paternità obbligatori saranno introdotti per la prima volta in Italia anche se delude la brevità dell'astensione retribuita dal lavoro per i papà contenuta a soli tre giorni. Si poteva far di più?"  Sí, si poteva. Per i neopadri ultracinquantenni che solo a quell'età, grazie alla suddetta riforma, avranno il primo impiego fisso, si poteva anche regalare una visita  controllo alla prostata.

Sempre dal “Corriere”: "Va riconosciuta la novità assoluta dell'approccio sul lavoro femminile che occupa un intero capitolo della riforma".
Novità assoluta. Cosí assoluta che, come direbbe Napolitano, bisogna sapere a cosa si riferisce.
“Un intero capitolo”. Si vocifera che l'abbia scritto Totti.


Il documento ufficiale del Governo s'intitola: “La riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita”. Anche qui, in quanto a crescita, bisogna sapere a cosa si riferisce.


Fornero: “Possibile modifica ma no a riforma ridotta a polpette”. Peccato, perché le polpette con gli spaghetti al pomodoro sono un grande classico che cementa gli italiani.


Fornero, bis: “Come sempre, avremmo voluto fare di più”. “Ai precari avremmo voluto dare di più”. Mancano Morandi, Tozzi e Ruggeri e poi è pronta per vincere Sanremo.


Fornero, ter: “L'intenzione del Governo non è quella di calpestare i diritti”. A colazione sul lago a primavera, pensava di sicuro alle aiuole di casa sua. Sempre meglio una buona potatura. 

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lunedì 19 marzo 2012

Il Professor Monti va al congresso. Di Vienna. 1814.
Di Monica Bedana

Monumento a Daniele Manin a Venezia

N.d.A: Le parole in grassetto contengono links

Mentre soffia il vento della Commune sulle presindenziali francesi, in Italia Monti è cinto d'alloro da Scalfari dopo i Cento Giorni e, con dos cojones, Melloni anche di domenica giustamente s'indigna.
Ma dai Cento Giorni a Waterloo il passo è breve... e tutto, si sa, finisce Il cinque maggio; anzi, il sei ed il sette, se sulle elezioni amministrative italiane calasse l'improbabile ghigliottina di una nuova legge elettorale e di un'altra Commune, ben più virulenta, stile 1792.

Nel frattempo sull'Europa tutta tira un'aria irrespirabile da Congresso di Vienna e la già costituita Santa Alleanza italiana non pare pare lasciar sperare in una riforma del lavoro che non sia totalmente reazionaria. Siamo alle solite, la Storia si ripete: una Germania troppo potente che impone agli altri Stati, spaventati e ottusi, un'ipotetica stabilità a cambio di soffocare libertà e diritti. Tocca guardare una volta di più alla Francia per recuperare lo spirito della révolution, a Mélenchon e Hollande; perché anche la Spagna, dicono i sondaggi, si tingerà nuovamente di blu popolare dall'Atlantico al Mediterraneo - e dal Manzanarre al Reno- nelle prossime amministrative. Irreparabile perdita dell'ultima roccaforte socialista andalusa. E la madre di Rubalcaba, resa una iena dalla perdita di Granada, ripeterà al figlio in lacrime le stesse parole che l'ultima sultana disse al proprio, nel 1492, durante la reconquista dei Re Cattolici: "Piangi come una donna ciò che non hai saputo difendere come un uomo".

E se non si può negare alla lunga mascella di Monti un'aria asburgica né al caschetto di madame Forneró  una similitudine con la scriminatura di Talleyrand, magari ci piacerebbe almeno trovarli d'accordo su Fiat come lo furono i due precedenti reazionari sul ritorno dell'ancien régime. Ci rode invece il dubbio: sarà come dice lei? (Fiat non è libera di fare quello che vuole. Non ha la licenza di fare o di disfare). O avrà ragione lui? (Fiat ha il diritto-dovere di investire dove vuole e non ha nessun dovere di ricordarsi solo dell'Italia).
E si ha tutta la sensazione, come a Vienna quasi duecento anni fa, che questo governo danzi (sulla pelle dei lavoratori dipendenti), ma non cammini. Tra dichiarazioni, rettificazioni ed apparizioni (televisive) le congrès danse, il ne marche pas. (O per lo meno non cammina allo stesso ritmo della cassa integrazione, per esempio).
In compenso da allora è sempre valido il principio di intervento, ora ribattezzato regola d'oro, che dalla Merkel, la BCE, il FMI e la UE non è stato inventato ma solo rispolverato dalla storia di un'Europa decrepita e reazionaria esattamente come due secoli prima.

L'ho già detto? E' ora di fare un quarantotto. E io sto cercando il mio Daniele Manin.

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