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lunedì 3 dicembre 2012

I liberali contro i malati

di Nicola Melloni

La vera essenza di questa austerity la si è vista nell'ultimo paio di settimane a Roma e Madrid. In Italia il governo aveva deciso di tagliare i fondi ai malati di SLA - insieme ad altre misure-simpatia, tipo il taglio dell'accompagnamento e via di questo passo. Lady Fornero, la Thatcher de noantri era pure andata a discutere direttamente con un malato esponendogli il suo illuminato parere: "lei deve capire come è dura la vita del ministro". E certo, si figuri, tra una cena al Bildelberg e l'attesa di una telefonata si Marchionne magari ci scappa anche un pianto ad uso telecamere. Mentre il malato 'sti pensieri non li ha, inchiodato al letto. O fortunato. Ed allora anche per lui un po' di sana vita dura, da ministro, togliamogli i fondi - che tanto per le Maserati dei generali ci sono, per le spese del Quirinale pure, e non dimentichiamoci di TAV e caccia militari. Insomma, una sorta di condanna a morte per dei malati che semplicemente non hanno qualche bell'interesse in gioco se non la loro vita. Ed un governo che prima di trovare 2 miseri spicci li costringe ad usare il loro corpo per manifestare e rivendicare non l'elemosina, ma un diritto garantito dalla Costituzione e dai diritti universali dell'uomo. 
Non va tanto meglio in Spagna dove il governo Rajoy è tutto impegnato a salvare banche e tagliare la spesa sociale, distruggendo l'economia spagnola. E a fronte del deficit che alimenta con politiche recessive, ecco le riforme strutturali usate come grimaldello per scassinare il patrimonio pubblico a favore dei soliti noti. Si comincia da Madrid dove si vuole privatizzare la sanità pubblica. Ed anche lì, oltre alla protesta dei lenzuoli appesi fuori dalle finestre, abbiamo visto malati e disabili prendere la via della piazza per difendere la centralità della sanità pubblica.
Per chi avesse ancora dubbi, questa è la vera faccia dei liberali che ci governano. Libertà ampia per grandi imprese, potenti e straricchi. E calci sui denti ai più deboli, a cominciare da anziani (pensioni), bambini (scuola) e malati (sanità). Mentre gli altri non pagano mai.


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A Madrid contro la privatizzazione della sanità

Come dice il nostro nome, la resistenza al liberismo e allo sfruttamento è a livello internazionale.
Prova ne siano questa foto di Alessandro che appende un lenzuolo bianco al terrazzo di casa per manifestare contro la privatizzazione della sanità di Madrid,




mentre Nicola in visita di solidarietà internazionale saluta col pugno chiuso davanti alla sede di Solidaridad Obrera



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venerdì 24 febbraio 2012

Stato e Mercato - Il sistema sanitario francese

Continuiamo oggi il nostro appuntamento settimanale con il tema dei servizi pubblici, iniziato la scorsa settimana con l'articolo di Simone Rossi sulle strade in UK. Questa settimana Simone Giovetti ci parla del sistema sanitario francese e del pubblico che funziona.


di Simone Giovetti


La sanità in Francia è pubblica e gratuita al 90 %. La maggioranza dei francesi sottoscrivono una specie di “complemento sanitario” privato per ottenere il rimborso degli altri 10% ma anche per avere una copertura molto più larga su altri servizi in questo settore: visite specialistiche, oculistica, ospitalizzazioni in camera singola, assistenza a domicilio…I servizi dipendono dalle offerte specifiche e dal costo mensile di tali “complementi”. Esistono migliaia di “assicurazioni private complementari”. Generalmente il datore di lavoro prende a suo carico l’integralità o il 50% del costo di queste assicurazioni (in media una cinquantina di euro al mese).

“L’assurance maladie” è il regime generale della sicurezza sociale è rappresenta “la copertura obbligatoria” di almeno 4 francesi su 5 per i rischi malattia, maternità, invalidità. L’”assurance maladie” rimborsa le cure principali: consultazioni, visite, medicinali, analisi, esami…e le ospitalizzazioni. Si occupa di versare anche le indennità giornaliere per compensare la perdita di un lavoro o i congedi dal lavoro per malattia.

Parliamo di 141 miliardi di spese per il 2008. 60 miliardi per coprire le spese tipo: onorari medici, prescrizione di medicinali, indennizzi…68 miliardi per pagare gli ospedali.

I francesi spendono esageratamente per l’acquisto di medicinali. Su 1000 euro di spese generali annue, circa 400 vanno in medicine. Per le visite e le consultazioni, circa 290 euro all’anno.

Lo stato copre all’incirca il 93% delle spese d’ospitalizzazione.

Lo stato trova i finanziamenti necessari a garantire questa copertura da:
44% contributi sociali
40% tasse
Il resto da altri contributi nazionali.

Nel complesso é un sistema che spende molto ma funziona. Le fasce più deboli e povere della popolazione sono coperte al 100%. Dalle visite dentistiche fino ad esami più invasivi, controlli, e prima assistenza.
E  uno dei settori a cui i francesi sono disposti a consacrare una solidarietà nazionale massiccia. 44% di contributi sociali significa che una larga parte dello stipendio bruto di ogni cittadino francese finisce nella cassa nazionale che garantisce il funzionamento di questo sistema.

Il pubblico funziona bene quanto il privato, se non meglio. Unica vera e grande pecca é il sovraffollamento , ovviamente. Farsi operare in una clinica privata é decisamente più « confort » anche se poi ad operare è lo stesso medico che ritrovi nell’ospedale pubblico.
Invece i tempi non ne risentono. Per le analisi, ad esempio, una vasta rete di laboratori convenzionati e esterni agli ospedali permette di effettuare analisi (sangue, lastre…) in buone condizioni e senza code. Le interminabili attese all’italiana per effettuare esami o aspettarne i risultati non sono un problema qui.

Per quando riguarda i medici, di base e specialisti, esistono sostanzialmente 2 categorie: i medici la cui tariffa per una consultazione é quella base, sono convenzionati, e lo stato rimborsa il 90%; l’altra categoria di medici adotta una tariffa libera, più alta (di un 20% in media). Questa parte è rimborsata dall’assicurazione complementare o comunque dal utilizzatore.

È un sistema pubblico con “compensazioni” private “non obbligatorie” ma diffuse.

Chiunque proponesse una liberalizzazione all’americana di questo settore dovrebbe fronteggiare con i carri armati una rivoluzione di massa.
 


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