lunedì 1 agosto 2011

Diego García
Di Carla Gagliardini

No, non e’ un attore messicano, almeno che io sappia. Diego García e’ un’isola bellissima
dell’arcipelago delle Chagos nell’oceano indiano.

Oggi sono andata al Mela Festival di Crawley, la cittadina dove vivo in Inghilterra. Questo festival
celebra alcune delle tante culture presenti sul territorio. Si trovano cibo, canti, musiche e balli
provenienti da diverse parti del mondo. E’ un festival al quale non riesco a rinunciare perche’ ti
consente di fare un tuffo in diverse culture del pianeta. Li’ a portata di mano.

Alle 17.00 in una delle sale del teatro che ospita il festival e’ stato trasmesso un documentario
sull’isola Diego García e sulla triste sorte toccata ai suoi abitanti e animali.

Come spesso accade la vita di molte persone e’ stata drasticamente cambiata da decisioni prese
dall’alto. In questo caso, ma guarda che novita’, la vita degli abitanti di Diego Garcia e’ stata riscritta
dal governo USA e da quello del Regno Unito negli anni ’60.

Gli isolani furono invitati a lasciare l’isola temporaneamente per fare dei lavori stagionali alle
Mauritius (non faranno mai piu’ ritorno nella loro terra madre perche’ gli verra’ negato l’accesso e
scopriranno che nessun lavoro li attendeva alle Mauritius) e deportati quando risposero all’invito
con la resistenza. Gli animali furono sterminati dal governo di Sua Maesta’ e i cani persino gassati.

In nome di cosa si commisero questi atti meschini, atroci e contrari ai diritti umani? Se pensiamo che
ad essere coinvolti nella sporca manovra c’erano gli USA si capisce subito che si trattava di interessi
militari. A chi interesserebbe un’isolotta di duemila anime che ha come unico sostentamento la
pesca?

Queste donne e questi uomini alle Mauritius incontrarono fame, disperazione, emarginazione. Una
vita “grama” mentre nella loro terra veniva costruita una base militare statunitense usata per la
prima Guerra del Golfo, per la Guerra in Afganistan e per l’ultima Guerra in Iraq.

Gli Stati Uniti affittano l’isola dal Regno Unito che in cambio del piacere fatto ai cugini d’oltre oceano
hanno ottenuto anche qualche missile da sganciare sulla testa di chissa’ chi.

Questa triste storia e’ cominciata circa cinquant’anni fa ma continua ancora oggi e qui, nella regione
d’Inghilterra nella quale vivo io, vivono alcuni di questi isolani di Diego García che continuano a
sognare di tornare in Patria ma che sono troppo vecchi da poter vedere realizzato il loro sogno.
Sogno che hanno consegnato alle nuove generazioni. Ma ad oggi quell’isola e’ ancora zona off limit,
ossia l’accesso e’ vietato a chiunque, inclusi i suoi isolani.

Un altro esempio di civilta’ e di rispetto dei diritti umani che proviene dal Regno di Sua Maesta’ e dai
democratici Stati Uniti d’America.

Gli isolani di Diego Garcia sono stati prima colonizzati e poi sradicati dalla loro terra usando l’inganno
e le maniere forti dal Regno Unito. Hanno lottato contro la discriminazione incontrata alle Mauritius
e oggi alcuni di loro vivono nel Paese che ha loro provocato tante sofferenze. Eppure sento sempre
parlare tanto qui quanto negli Stati Uniti d’America di diritti umani. Ma abbiano almeno la cortesia di
spiegarci quando questi valgono e quando un essere umano (e aggiungerei un essere vivente) si puo’

aspettare di vederli rispettati.

Si sciacquino la bocca prima di pronunciare le parole diritti umani e abbassino il dito che puntano
verso altri paesi, a loro giudizio dittatoriali. Risolvano le contraddizioni nelle quali sono avvitati.
Usano l’isola che hanno espropriato ai suoi abitanti, in piena violazione dei diritti umani, per fare la
guerra all’Afganistan e all’Iraq in nome dei diritti umani. E’ un’ipocresia che fa venire l’orticaria.

1 commento:

  1. Grazie per questo articolo: non ne sapevo davvero nulla. Un particolare: la base militare ivi installata si chiama Camp Justice...

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