lunedì 24 ottobre 2011

Grecia: democrazia "non" rappresentativa, la cartolina perfetta dell'Europa
Di Nicola Melloni da "Liberazione" del 21/10/2011

Da oltre un anno e mezzo, la UE e la Banca Centrale Europea lanciano piani di salvataggio e rassicurano i mercati dicendo che tutto è a posto. Illudono i cittadini greci facendo credere che le nuove misure salveranno la penisola ellenica. Ed intanto, in cambio, chiedono nuovi tagli e nuova austherity. Peccato che non sia mai abbastanza. Dopo aver strangolato l’economia greca, ora la trojka chiede un nuovo salasso in cambio dell’erogazione del prestito di 8 miliardi di euro, una cifra fondamentalmente inutile per risolvere la crisi greca ma indispensabile per evitare la bancarotta tecnica del governo di Atene che ha bisogno di liquidità per pagare salari e pensioni.

Dopo un anno e mezzo di sbagli e politiche criminali si continua a persistere negli stessi errori che hanno portato il paese alla catastrofe. Questa volta non solo si tagliano gli stipendi di oltre 30 mila dipendenti pubblici, ma si abolisce per legge la contrattazione nazionale nel settore privato, così da poter aggredire i salari anche nell’industria – come se questo avesse una incidenza positiva sui conti dello stato. Misure che umiliano i lavoratori a tal punto che anche un paio di deputati del PASOK si erano inizialmente detti disposti a votare contro. Ma la ragion di stato deve prevalere. Il ministro delle finanze Venizelos ha subito fatto sentire la sua voce: la legge deve essere approvata, o sarà la catastrofe. Ma non è forse già questa una catastrofe? Non conta che le piazze di tutta la Grecia siano piene di manifestanti. Non conta che la stragrande maggioranza della popolazione greca sia nettamente contraria ai nuovi piani di salvataggio. Non conta che negli ospedali manchino le medicine e che nelle scuole non ci siano più i libri. Non conta perchè il Parlamento di piazza Syntagma non risponde più all’elettorato greco ma è ricattato da istituzioni sovranazionali non elette. Non conta perchè in tutto l’Occidente le politiche economiche le dettano i mercati e le istituzioni rappresentative devono solo mettere il loro timbro su decisioni prese da altri.

La piazza di Atene non ci sta. Non solo contesta le misure anti-crisi, non solo reclama una vita più dignitosa, ma chiede il ritorno ad una vera democrazia. E’ quello che chiedono milioni di indignados in tutto il mondo. Chiedono di uscire dalla logica di Venizelos che copia la Thatcher e sostiene che non c’è alternativa. Ma che democrazia è quella in cui c’è solo una scelta possibile? Serve votare se alla fine decide sempre qualcun’altro? Per questo, nuovamente, i veri centri della democrazia non sono più i palazzi sordi dell’establishment, ma le piazze. Perchè come sostengono i manifestanti in piazza Syntagma, il voto del Parlamento greco non è illegale, no, ma è illegittimo. Illegittimo perchè un Parlamento deve difendere gli interessi del popolo che lo ha eletto e non di cricche finanziarie e burocratiche, non del capitale transnazionale.

L’unica soluzione è di mettere il tema della democrazia al centro dell’agenda politica. Questo vorrebbe dire rilanciare soprattutto la rappresentatività delle istituzioni europee, che vanno cambiate radicalmente con un vero governo eletto e giudicato dal popolo, con una Banca Centrale che risponda non solo ai mercati finanziari delle sue azioni. I palazzi del potere, invece, continuano a vivere sotto vetro, in una realtà parallela. Mario Draghi, novello drago ribelle pure lui, solidarizza con la piazza del 15 Ottobre, ma quando dirigeva il Financial Stability Board non ha fatto nulla per evitare la crisi greca e riformare il sistema bancario, e come Banchiere Centrale Europeo in pectore si preoccupa unicamente di difendere la grande finanza e non si cura certo di ascoltare le proteste e le proposte di Piazza Syntagma o degli indignados di tutta Europa. La BCE continua a ricapitalizzare la banche senza chiedere nessun intervento strutturale sulla loro governance, ma si rifiuta di salvare gli stati e i cittadini che invece devono pagare per colpe non loro.

Viviamo, per farla breve, in una democrazia non rappresentativa. I lavoratori greci che scioperano per due giorni e che assediano il Parlamento vogliono semplicemente che siano ascoltate le loro voci. I loro cosiddetti rappresentanti se ne stanno asserragliati nel loro Palazzo, difesi solo dalla polizia, ad approvare una legge che nessuno vuole. Mentre fuori Atene brucia. La cartolina perfetta della democrazia europea.

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