Prima o poi, la peggiore combinazione possibile di circostanze è destinata a prodursi.
II legge di Sodd
A vent'anni di distanza, Mani Pulite non è nemmeno un ricordo per Salvatore Ligresti, che continua ad ottenere appalti dallo Stato sui quali guadagna anche per ciò che non costruisce, come nel caso del ponte sullo stretto di Messina. Se il buon senso deciderà che l'opera non sarà costruita, lui, Impregilo e gli altri soci incasseranno comunque dallo Stato centinaia di milioni di euro, le penali previste per inadempimento di contratto.
Tra gli altri soci c'è il gruppo Gavio, altro immemore di Tangentopoli, che per l'ormai celeberrima autostrada Milano-Serravalle pagò tangenti un po' a tutti nel 1993 per costruirla e, probabilmente, ci riprovò col centrodestra tra il 2002 ed il 2004 per gestirla (prosciolto per mancanza di prove certe).
I Gavio si spartiscono la miniera d'oro del controllo delle autostrade italiane con l'Atlantia dei Benetton: tra gli uni e gli altri hanno in mano il 48% della rete nazionale, una ricchezza incalcolabile in proventi dai pedaggi. Poco importa che le loro società abbiano indebitamenti finanziari elevatissimi: per gente come loro le banche non stringono mai i lacci della borsa del credito. E questi non sono che un paio di esempi.
E' sui fondi generati dalle concessioni dello Stato sui pedaggi ed il loro continuo aumento di tariffa che si basano queste operazioni, non sull'investimento di denaro proprio.
E cosí se da un lato oggi sono quasi 100 i tavoli di trattative sindacali aperti in Italia in aziende a rischio, oltre ad una miriade di piccole e medie industrie asfissiate dalla negazione del credito, dall'altro campa alla grande da lustri un gruppetto di speculatori finanziari che, intimamente legato alla politica corrotta, muove le sorti di una grossa fetta dell'economia del Paese.
Questa è gente che rischia ben poco o quasi nulla del proprio capitale ma che grazie ai giochi della finanza controlla attività infinitamente più grandi delle risorse di cui dispone per gestirle. Gente che ha messo le mani su succulenti patrimoni dello Stato e li ha spolpati fino all'osso, ingrassandosi di potere e ricchezza a spese della collettività. Gente a cui fa estremamente comodo che lo Stato abbia perduto ogni barlume di politica industriale per il Paese, perché da questo vuoto continuerà a succhiare lauti finanziamenti in settori strategici. Gente che pratica rigorosamente anche l'evasione fiscale “legalizzata”, perché le loro società operano in Italia ma hanno sede in paradisi fiscali. Oltre ai Gavio, i Ligresti ed i Benetton, cito a caso i Colaninno, i Caltagirone, i Riva, i Tronchetti Provera, i Marcegaglia, gli Angelucci...quelli che oltre alla gestione delle strade riescono puntualmente ad aggiudicarsi quella delle stazioni ferroviarie, degli aeroporti, della sanità, dei rifiuti o il patrimonio immobiliare e turistico dello Stato. Una specie di armata Brancaleone della finanza, con i conti in rosso nelle proprie aziende ma estremamente abile a far cassa personale a colpi di partecipazioni incrociate, patti di sindacato e molte scatole cinesi. Ed altrettanto abile a far pagare ai cittadini i costi delle loro gestioni disastrose di ciò che fu patrimonio pubblico.
Il regista principale di ogni offensiva dell'armata Brancaleone sullo Stato è quasi sempre la stessa banca: Intesa Sanpaolo. Se dobbiamo dar credito alle voci che indicano Corrado Passera come prossimo candidato a presidente del Governo, l'urgenza di separare finalmente la politica dal potere economico sarà più che impellente, sarà drammatica. Solo una profonda presa di coscienza dei cittadini, supportata da una seria riforma del sistema elettorale, potrà forse iniziare a cancellare una volta per tutte questa mostruosa connivenza. Anzi, no. Perché aspettare le elezioni. L'etica non può prendersi delle pause: basta a tutto ciò da subito.
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un ottimo pezzo, Monica! Colaninno aveva iniziato a ristrutturare una ex colonia decrepita sul Capo di Leuca, ora non la finirà più lamentando i lacci e cavilli, sarebbe diventata una beauty farm.... non ci sono più i capitalisti di un tempo, un Amenduni, pugliese trapiantato a Vicenza, un signore, faceva soldi con le fonderie, producendo utensili chirurgici che spediva in Scandinavia dove mettevano il marchio loro...
RispondiEliminaE che dire della Marcegaglia che oltre ad avere affittato l'intera Maddalena per 5000 euro al mese per 40 anni (se non ricordo male...magari mi denuncia!)...ed ha gestito disastrosamente buona parte del patrimonio immobiliare e turistico del sud, Puglia compresa...
RispondiEliminaNo, non esiste più il concetto di impresa di un tempo (o perlomeno quello che ho conosciuto io in Veneto), dove la forza lavoro non era certo un costo da scaricare ma un patrimonio da far crescere con cura...
Grazie!