E così, in nome del pareggio di bilancio, è svanito anche il sogno a cinque cerchi.
Le motivazioni della rinuncia, ad una prima occhiata, sembrano comprensibili.
Non ci sono soldi per le pensioni, figuriamoci se ne abbiamo per il baraccone
olimpico, che di sicuro soldi non ne produce.
Epperò non basta un ragionamento da contabile per guidare un paese e prendere
decisioni dirimenti per il futuro. Servirebbe, oltre la serietà, anche una visione,
una ispirazione. Quella che i nostri tecnici non hanno, tutti impegnati a mettere a
posto i conti di oggi, mentre quel che accadrà domani è di poco interesse.
Vediamo invece, punto per punto, perché le Olimpiadi sarebbero state una
opportunità cui non si doveva rinunciare. Iniziamo dai benefici e costi a livello
economico.
Non ci sono dubbi che le olimpiadi siano un investimento di rilievo, ed una
spesa sicura. Ma gli investimenti, soprattutto pubblici, rappresentano un
volano decisivo per la ripresa economica. Olimpiadi voleva dire investimenti,
soprattutto nel settore costruzioni, e quindi lavoro e reddito per molti. Proprio
quello di cui c’è bisogno.
Si dirà, sono investimenti inutili, uno spreco di risorse pubbliche. Ma ne siamo
proprio sicuri? Roma sarebbe stata di gran lunga la candidata più pronta perché
gli impianti sportivi sono già quasi tutti presenti. L’Olimpico è perfettamente
funzionale per i Giochi, gli impianti del nuoto sono stati ultimati da poco per
i Mondiali. Quindi minori soldi che per altri giochi e nessuna cattedrale nel
deserto per il post-Olimpiade. In realtà Roma ha bisogno di interventi strutturali
per quanto riguarda la sua agibilità, soprattutto i trasporti: un metrò all’altezza
di una grande capitale europea, una rivisitazione totale del piano traffico, corsie
preferenziali, congestion charge, etc.. Una vera rivoluzione, anche culturale,
che sarebbe stata di gran lunga più facile da far passare (soprattutto nei punti
più spinosi, tipo la tassa di ingresso) in cambio del sogno olimpico. Inoltre il
villaggio sarebbe potuto essere utilizzato per campus e alloggi studenteschi, o
per abitazioni popolari, a favore quindi dei più bisognosi. Niente da fare.
Ovviamente, e giustamente, quando si parla di soldi pubblici subito si teme lo
scandalo, lo spreco. Si sostiene che le previsioni di spese in Italia non sarebbero
mai state rispettate, si sarebbero buttati via troppi soldi per incapacità e
corruzione. Certo, è possibile. Ma è una scusa risibile. Se così fosse, tanto
varrebbe non costruire più strade in Sicilia, o inceneritori in Campania.
Incapacità e corruzione si risolvono con un lavoro dettagliato e moderno, non
eliminando in nuce l’investimento.
Ma non solo di conti si vive. Anche una spesa all’apparenza improduttiva può
avere un ritorno, anche economico, se ben gestita.
L’immagine dell’Italia all’estero è, in questi mesi ed anni, al suo minimo storico, e
non è una bella notizia. Per un governo che tanto si preoccupa degli investimenti
esteri, sarebbe il caso di considerare l’importanza dell’immagine nelle decisioni
di investimento. Un’Olimpiade di successo, in una Roma ripulita, ridisegnata
e resa finalmente funzionale, avrebbe dato lustro al nome del Paese tutto,
cancellando quella meritata fama di corruzione e incapacità di cui sopra. Una
scommessa, certo, ma decisiva per il futuro del paese.
Stesso discorso vale per il turismo, quello che dovrebbe essere la prima
industria nazionale e che viene costantemente snobbato e bistrattato.
L’Olimpiade sarebbe potuta essere l’occasione per un concreto piano-turismo,
ammodernamento dei servizi, certificazione di qualità delle strutture, impegno
concreto per il rilancio dell’immagine della Città eterna.
Ed infine, le Olimpiadi avrebbero potuto avere un impatto culturale
estremamente positivo. Son questi grandi tipi di eventi che aiutano a
ricompattare, o addirittura a ricreare, una coscienza ed una memoria collettiva.
Sarebbero potute essere le Olimpiadi dell’orgoglio di essere italiani, del riscatto
dopo gli anni della vergogna, della ricreazione di un sentimento nazionale che
sembra stare tanto a cuore al Capo dello Stato, anche se, pare, solo a parole. I
Giochi Olimpici potevano essere l’alba di una nuova Italia, multiculturale, con
atleti neri con la maglia azzurra, con bambini di mille etnie finalmente cittadini.
Invece saranno solo l’ennesimo rimpianto di quel che poteva essere, e alla fine
non è mai.
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