giovedì 9 febbraio 2012

¡Qué viva España!
Di Nicola Melloni

Finalmente si torna a parlare di cambiare la legge elettorale. Il porcellum è una legge assurda, una legge truffa infatti, che elargisce un assurdo premio di maggioranza alla coalizione che arriva prima, senza tenere neanche conto del numero attuale di voti presi. Per non parlare del Parlamento di non eletti ma di lacchè, che come tutti i servi son per natura traditori (ed infatti i cambi di casacca si contano ormai a centinaia). Ma anche tornare al mattarellum era una pessima idea (grazie, Corte Costituzionale!). Non solo il precedente sistema aveva creato maggioranze friabili ed instabili come il porcellum, ma come tutti i sistemi maggioritari contiene una sostanziale iniquità nel modello di rappresentanza. Non a caso anche nella patria del Westminster system si è discusso per anni di modificare la legge elettorale e solo le scelte politiche assurde dei LibDem hanno impedito un salutare cambiamento. 

Secondo indiscrezioni giornalistiche, PD e PDL potrebbero trovare un accordo su un sistema simile a quello spagnolo. E’ una bella notizia. In Spagna esiste una legge elettorale proporzionale che invece di stabilire un collegio unico nazionale (come era in Italia fino a inizio anni 90), suddivide l’elettorato in una cinquantina di collegi medio piccoli che eleggono 5-6 deputati ciascuno su base proporzionale. Capiamoci subito, non è un sistema perfetto e può anche essere parecchio ingiusto perché introduce uno sbarramento implicito che è spesso molto alto. Due partiti o coalizione che si attestano verso il 40% ognuna rischiano di prendersi tutti i seggi a disposizione nei piccoli collegi, dove i partiti minori non prendono voti a sufficienza per spartirsi i resti. E’ un modello molto funzionale alla situazione spagnola, premiando i partiti regionali che nei loro collegi prendono abbastanza voti per eleggere deputati e, appunto, punendo i partiti medio piccoli. Non a caso alle ultime elezioni il partito catalano ha eletto più deputati di Izquierda Unida pur avendo raccolto molti meno voti. 

Date queste circostanze è abbastanza ovvio che il sistema spagnolo in Italia possa essere appoggiato da PD e PDL e pure dalla Lega che al Nord riuscirebbe a eleggere molti deputati. Mentre trova l’opposizione di Terzo Polo, Di Pietro e Vendola che rischierebbero di fare la fine di IU. Perché allora appoggiare un tale sistema? Beh, semplice. Una legge elettorale del genere punirebbe fortemente la quantità assurda di partiti e partitini personali, presenti soprattutto a sinistra, che possono avere un medio sostegno di opinione pubblica ma rimangono ancorati e bloccati da veti incrociati, egoismi, manie di protagonismo e ripicche personali. Diversi sondaggi danno una coalizione dei partiti alla sinistra del PD (quelli che, tolta la Lega, si oppongono a Monti) a circa il 20%. Una percentuale del genere permetterebbe di eleggere deputati, ed in numero consistente, nella maggior parte dei collegi elettorali, e permetterebbe alla sinistra una vera forza parlamentare che non ha più dai tempi del PCI. E sicuramente non impedirebbe la formazione di una maggioranza politica in Parlamento col PD, ma, per una volta, con la possibilità di incidere seriamente sulle scelte politiche. Si eviterebbe inoltre una accozzaglia di partiti alleati a prescindere, mentre si favorirebbe il confronto e la mediazione sulla base di scelte e compromessi alla luce del sole, e regolati su rapporti di forza decisi dall’elettorato e non dalle segreterie di partito. 

Certo sarebbe meglio che l’unità a sinistra si ottenesse non per forza ma per amore, ed intelligenza. Purtroppo, con la mediocrità del personale politico che ci rappresenta, possiamo solo sperare in un aiuto esterno per ricompattare un mondo diviso in talmente tanti rivoli da esser ormai divenuto sostanzialmente irrilevante. 

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1 commento:

  1. Andrebbero riordinate tutte le circoscrizioni elettorali.
    Oltre il 60% degli spagnoli vota in circoscrizioni (ce ne sono 52) di 10 seggi o meno, per cui se le loro preferenze non superano almeno il 10% dei voti diventano "inutili". Un dato: per eleggere un deputato in una città di 40.000 abitanti ci vogliono 20.000 voti. A Madrid, per quasi 4 milioni di abitanti ne servono 100.000. In conclusione le province più piccole scelgono più seggi dei dovuti, hanno maggior "potere di voto", per cosí dire.
    Però sarebbe una cura dimagrante per partitini italiani che in questo momento ci farebbe bene e taglierebbe una volta per tutte le mille divisioni interne.

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