martedì 6 marzo 2012

L'Acqua Marcia rovina (anche) i ponti
Di Monica Bedana

Il curriculum di Francesco Caltagirone Bellavista è di quelli che mi appassionano per l'accumulo di meriti nel tentativo sistematico di truffare lo Stato. E' anche vero che i tentativi andati a buon fine hanno avuto sempre l'appoggio consistente di vari rappresentanti dello Stato stesso.
Mi sdilinquisce anche l'abbronzatura Montecarlo e la chioma fulva leggermente cotonata, lo ammetto.

La famiglia poi ha il suo peso: dal suocero Nino Rovelli, risarcito di una montagna di soldi dall'IMI grazie a una sentenza prodotta da giudici abbondantemente oliati, al cugino Francesco Gaetano, che solo a sentirlo nominare viene in mente una montagna di mattoni e cemento. O al fratello Gaetano, con cui Francesco condivide lo scandalo Italcasse. Una famiglia costruttiva, di peso, di tutto rispetto, di quelle pulite che probabilmente piacerebbero a Scalfari per la TAV in Val di Susa.

Dai porti turistici, agli servizi negli aeroporti, agli alberghi di lusso, alla cordata per la “nuova” Alitalia, l'Acqua Marcia di Francesco Caltagirone Bellavista spazia su tutto, sempre coi conti in rosso fuoco, le società all'estero, la residenza legale del padrone a Londra. E mancava solo lo zio Scajola a concedergli la costruzione del porto turistico di Imperia senza gara di appalto: forse un'interpretazione sui generis di quella flessibilità che oggi va tanto di moda.
Passera, spiegami come si fa a finanziare una cosa che si chiama "acqua marcia", che già il nome è tutto un programma.

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