mercoledì 14 novembre 2012

Sciopero o violenza?

Tutte le volte lo stesso problema. Si manifesta, ci sono scontri. E giù le condanne, i titoli di giornali, le critiche. Tutta l'attenzione sulle botte. A questo giro anche Vendola che twitta: la violenza rischia di oscurare la giornata di oggi. 
Suvvia, siamo seri. Non oscura un bel nulla. Si, ci sono stati scontri. Si, era meglio evitarli. Ma vogliamo parlare di cose importanti, o ci fermiamo alle forme? La violenza è tornata in tutta Europa, in tutto il mondo che anche in America ci sono botte da orbi. I governi non tollerano il dissenso, foss'anche per il solo motivo che temono che la situazione gli scappi di mano. E non è un caso che la piazza sia diventata violenta nel momento in cui è mancata la rappresentanza politica di questa piazza, che si è trasformata in cani sciolti o che comunque sente la necessità di essere ascoltata, costi quel che costi. 
In Italia poi la gestione dell'ordine pubblico è sempre stata concentrata alla ricerca del confronto fisico, con una politicizzazione esasperata delle forze della celere, a là greca, diciamo. E di questo bisognerebbe trovare l'occasione di parlare. Ma non oggi. 
Oggi c'è la piazza. Piazza pacifica o piazza violenta cambia poco. C'è un'Europa in piazza che dice no. Lo dice pacificamente, lo dice violentemente, lo dice in forme che condividiamo o che condanniamo, ma comunque lo dice. Per dare risposte alla violenza bisogna dare risposte a quella piazza. Se no si oscura solo l'immagine di certi politici. 

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