di Davide Sormani
Al di là dei toni eccessivi in un senso e nell'altro che si sono visti su Chavez, penso che ora si potrà arrivare a una valutazione più equilibrata del suo operato. Chavez ha alcuni meriti innegabili, con la sua retorica di estrema sinistra ha fatto apparire moderati e digeribili anche per gli USA dirigenti che solo qualche anno prima erano visti come fumo negli occhi, come per esempio Lula. Aveva una visione globale per l'America del sud, e non sono molti i leader politici (non solo in quella regione, guardiamo anche a casa nostra) ad avere un progetto politico indipendente da quello che dicono le grandi istituzioni internazionali. Chavez ha permesso uno spostamento a sinistra dell'intero continente che solo pochi anni prima di lui non era neanche lontanamente immaginabile. Inoltre ha finalmente fatto delle politiche sociali attente agli strati deboli della società venezuelana, alla gente che vive nelle favelas di Caracas. E poi sarà stato anche un antidemocratico, però quando fece il referendum per l'emendamento costituzionale lo perse, a dimostrazione che le elezioni in Venezuela forse tanto farlocche in questi anni non sono state. E un'opposizione che aveva tentato un golpe con l'appoggio dell'amministrazione Bush davvero non può pensare di dare lezioni di democrazia.
La sua politica ha avuto anche limiti oggettivi. Il tentativo di creare un'unione sudamericana è stato mal digerito nella stessa regione: difficile che giganti come Brasile e Argentina accettassero di accodarsi al piccolo Venezuela. Il suo uso politico delle risorse naturali (prezzi di favore per gli alleati politici) ha portato l'azienda petrolifera statale, la PDSVA a utili sempre più ridotti fino ad essere in perdita. Il tutto per un tentativo di unificazione politica che è stato in parte seguito solo da Cuba, Ecuador e Bolivia. Sul piano economico una grossa spesa, sul piano politico un risultato al di sotto delle attese. La sua retorica antiamericana è stata seguita da alcuni fatti evidenti in politica estera, ma non c'è mai stato un vero sganciamento economico: il petrolio venezuelano è molto pesante e chi lo può raffinare nel continente sono solo gi USA.
Ad ogni modo rimarranno le sue politiche sociali, se molti venezuelani hanno avuto accesso alle cure mediche e all'istruzione lo devono a lui. Per primo ha fatto capire che un politica non del tutto indipendente, ma comunque autonoma rispetto agli USA è possibile. Quanto basta per farlo passare alla storia come una grande figura, pur non scevra da grossi limiti e nonostante gli errori commessi. La questione è che cosa resterà dopo di lui: il suo progetto politico ha stentato anche con Chavez in vita. La sua politica estera ha funzionato solo in parte, le sue politiche sociali potrebbero avere dei costi non sostenibili anche in un futuro relativamente prossimo. La sua ideologia, se così la si può chiamare, è quantomeno confusa, un mix improbabile di cattolicesimo e marxismo-leninismo che ha delle fondamenta basate sulla sabbia. Difficile che si possa trovare un continuatore che prosegua le sue politiche negli stessi termini. D'altro canto Chavez è riuscito a cambiare alcune regole del gioco politico in Venezuela, è difficile anche che quanto lui ha fatto venga ora ignorato o dimenticato. In qualche modo resterà comunque un punto di riferimento.
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