La cineteca politica di Resistenza Internazionale
di Giulia Pirrone
Tra l'avvicinarsi delle elezioni ed il Festival della canzone
italiana, l'ennesima gaffe sconcia di B., l'abbandono del Papa ed il presunto
uxoricidio di Pistorius, possiamo dire che le ultime due settimane sono state
ricche di eventi.
Eppure tutti questi temi non mi rievocavano altri titoli se non le
avventure di Pierino o qualche thriller targato USA sulla pratica
dell'esorcismo. Poi ecco che mi e' venuto in soccorso un evergreen nostrano, la
truffa, in questo caso quella dei vertici del Monte dei Paschi di Siena, che mi
ha riportato alla memoria il crac Parmalat,
di recente portato sugli schermi da Antonio Molaioli.
Il film e' uscito nel 2011 ed e' stato ricevuto in maniera
abbastanza tiepida da pubblico e critica, nonostante vanti partecipazioni
d'eccezione, come quelle di Remo Girone e Toni Servillo che figurano tra i
protagonisti, e Theo Teardo, fra i più reputati compositori cinematografici del
momento.
Il Gioiellino racconta le vicende del crac della Parmalat dal punto
di vista di Tanzi e del suo collaboratore Tonna (rispettivamente Girone e
Servillo), descrivendoli come 'reperti archeologici dell'Italia democristiana'
piu' che come capitalisti rapaci. Ed i fatti sono descritti in maniera semplice
in modo da far capire lo scandalo a qualsiasi tipo di spettatore.
La morale della favola e' il quesito posto con stupore che interroga
su come tutto ciò sia potuto accadere, come se effettivamente i responsabili
non fossero pienamente consapevoli delle possibili ripercussioni delle loro
azioni.
Ed e' forse per questo atteggiamento ambiguo nei riguardi dei
protagonisti, in cui molti intravedono un'assoluzione da parte di Molaioli dei
personaggi, che il film e' stato recepito freddamente dalla critica.
Ad ogni modo Il Gioiellino e' la prima opera cinematografica
italiana che affronta il rapporto tra finanza ed economia, e peraltro
focalizzandosi su eventi ben precedenti l'esplosione della crisi 2006/2007.
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