martedì 5 marzo 2013

USA: una destra stupida e pericolosa

di Nicola Melloni
da Liberazione

I Repubblicani hanno colpito ancora. Dopo aver tenuto in scacco il paese e l’intera economia mondiale con il famoso fiscal cliff – evitato poi per il rotto della cuffia grazie al voto di alcuni Repubblicani che potremmo definire “responsabili” – sono tornati all’attacco sui tagli automatici che erano stati rimandati a Marzo. Invece di un burrone si tratta, per ora, di un piccolo fosso, ma con effetti comunque importanti sull’economia americana.
Infatti i Repubblicani hanno fatto muro contro qualsiasi compromesso con i Democratici e hanno forzato tagli lineari alla spesa pubblica per ben 85 miliardi di dollari (che potrebbero arrivare a 1200 nel corso del prossimo decennio se non si interverrà prima), con un effetto atteso sull’economia americana di una drastica riduzione della crescita (meno 0.5%) e aumento della disoccupazione (più 750mila). Bel colpo. Purtroppo controllando la Camera dei Rappresentanti i Repubblicani hanno virtualmente un potere di veto su ogni decisione economica del Presidente e non si fanno timore di usarlo in maniera continuativa, e, soprattutto, stupida.
Un partito ormai in mano ad un gruppo di invasati che hanno l’unico obiettivo di mettere i bastoni tra le ruote a Obama e di ridurre il ruolo dello Stato in economia, costi quel che costi.
E non sono costi da poco. Anche perché il settore più colpito sarà quello da sempre più caro ai Repubblicani, la Difesa, i cui tagli ammontano ad oltre la metà dei tagli totali – oltre altri tagli che colpiranno sanità e sussidio di disoccupazione. Ma, apparentemente, il gioco vale la candela. L’ideologia è più importante della salute dell’economia e, addirittura, della cosiddetta potenza militare. Una guerra santa contro quello che credono sia una lenta trasformazione dell’America in una economia socialista (sì, per quanto assurdo, è davvero questo il ragionamento di molti dei Repubblicani).
E se molte grandi compagnie di Wall Street non saranno contente di vedere i loro ricavi ridursi a causa di una competizione ideologica, alcune altre brinderanno, perché l’importante, per molte di loro, non è una economia florida ed in crescita, ma che il governo spenda meno e quindi, sperabilmente, tassi meno – magari tenendo in vita qualche scappatoia fiscale per pagare ancora meno.
Lontani sono i tempi di Harry Ford che sosteneva che gli interessi della Ford erano quelli dell’America e che i salari degli operai dovevano essere alti abbastanza per permettere loro di comprare le macchine che producevano. Ora gli interessi delle grandi compagnie sono legati ai profitti fatti all’istante, e chi se ne importa se le conseguenze saranno disastrose per i cittadini, per l’economia e pure, in prospettiva, per la stessa stabilità delle aziende.
Business irresponsabili accoppiati ad una classe politica (di destra, in America, di destra e sinistra, in Europa) scellerata stanno minando le fondamenta della ricchezza delle nazioni. Adam Smith si rivolterebbe nella tomba.


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