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venerdì 22 giugno 2012

Forza Grecia!


Sembra scontato, ma va detto lo stesso. Stasera tifiamo Grecia. E' facile tifare per gli underdogs che hanno sempre il favore del pubblico non di parte, ma lo facciamo con tutto il cuore. Ma soprattutto la Grecia merita la vittoria per motivi che van molto al di li là del calcio. D'altronde che il calcio moderno non si fermi ai 90 minuti ed ai 22 giocatori in campo è ormai un dato di fatto. E' business, è cultura (negativa!) di massa, è politica anche da prima dell'arrivo di Berlusconi se solo pensiamo che gli operai FIAT andavano allo stadio a tifare la squadra del padrone negli anni 60 e 70. Ed allora che sia politica internazionale pure!
I greci meritano un pò di autostima dopo anni terribili ed altri che stanno per arrivare. Meritano di vincere soprattutto contro coloro che sono stati, indiscutibilmente, i loro aguzzini. Certo, sarebbe stato simpatico prendere a pedate i finlandesi che pretendevano il Partenone come collateral e che ancora ieri si sono opposti a qualsiasi rimodulazione del debito greco. Ma i finnici razzisti sono sportivamente (e non solo) irrilevanti. E gli altri falchi, gli olandesi, son già stati presi a pallate dai portoghesi, un bel segnale d'auspicio. Ma la Germania è la Germania, inutile nascondersi dietro gli inetti complici.
Quello tedesco è uno squadrone che a pensarci non dovrebbe neanche starci tanto antipatico. Multi-culturale e multi-etnico come nessun altro, con giocatori corretti, tranquilli, senza atteggiamenti da star. Ma basta il fatto che la Merkel abbia preteso di anticipare il vertice europeo per poter vedere i suoi panzer in TV a giustificare il nostro odio sportivo per la Germania. E poi che soddisfazione sarebbe vedere i greci scuri, brutti, capelloni, scapigliati far passare 90 minuti di inferno ai biondi granatieri tedeschi, i Muller, Gomez, Badstuber e Neuer che sarebbero stati esempi perfetti dell'arianesimo hitleriano.
La Grecia stasera gioca non solo per tutti i suoi cittadini, ma per tutti gli europei che non ne possono più della Merkel, per tutti poveri e gli sfruttati la cui vita viene sempre dopo il bilancio delle banche. Gioca per i PIGS meditteranei, ancora tutti in corsa e che possono far fuori il Nord ricco e arrogante. Fosse anche solo per 90 minuti. Ma 90 minuti da eroi, come Pelè, Michael Caine e Sylvester Stallone in "Fuga per la Vittoria", guarda caso contro la Germania! Forza Grecia! 


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venerdì 8 giugno 2012

L'uso politico degli Europei di calcio

Di Nicola Melloni


Oggi iniziano gli Europei di calcio in Polonia ed Ucraina. Mentre in Italia siamo presi dall'ennesimo scandalo del pallone nazionale, la politica europea si è inserita pesantemente nell'evento sportivo con costanti prese di distanza dal governo di Kiev accusato di non rispettare i diritti umani.
Facciamo un salto indietro, per capire meglio le circostanze che hanno portato a queste tensioni. Nel 2007 i due paesi dell'Europa dell'Est si videro assegnare l'organizzazione dell'Europeo 2012, battendo proprio la candidatura dell'Italia. Già allora si trattò di una scelta fortemente politica, di supporto all'Ucraina dell'allora Rivoluzione Arancione. Rivoluzione Arancione finita in un disastro poco dopo, con i cosiddetti democratici lacerati dalle divisioni e travolti dagli scandali ed infine sconfitti dall'attuale presidente Yanukovich. 
Il primo ministro ucraino nel 2007 era quella Yulia Timoshenko la cui recente incarcerazione è diventata il casus belli di questi Europei, con diversi governi del "Vecchio Continente" che dopo aver minacciato il boicottaggio si sono comunque dichiarati indisponibili a seguire le proprie squadre per non legittimare il governo di Kiev. Tralasciamo l'ovvia considerazione che i governanti europei avrebbero da fare qualcosa di molto più produttivo che seguire il calcio anche senza questi problemi politici e concentriamoci sul nocciolo del problema.
Si potrebbe pensare che l'Europa democratica - guidata nientemeno che dalla Germania - si sia rifiutata di sporcarsi le mani con un regime dalle credenziali quantomeno dubbie. Peccato che questo afflato democratico mal si concili con l'ipocrisia di fondo che lo ispira. Andiamo per ordine:
  1. Assegnare un evento sportivo di questa portata ad un paese che già nel 2007 era attraversato da una crisi politica dirompente è stato non solo un azzardo ma una manovra diplomatica per sostenere un governo amico. Inutile lamentarsi 5 anni dopo;
  2. Yulia Timoshenko non è in carcere per la sua fede politica ma per crimini comuni. Timoshenko è un'oligarca, una delle persone più ricche di Ucraina con giganteschi conflitti d'interesse e con una storia personale e politica dai contorni assai nebulosi. Se Berlusconi, tanto per fare un esempio, venisse condannato per evasione, riciclaggio o favoreggiamento della prostituzione, ci indigneremmo per uso politico della giustizia? 
  3. I segni di violenza sul corpo della Tymoshenko, che se confermati sarebbero uno scandalo, sono tutti da verificare. Ma ammettiamo pure che veramente Tymoshenko abbia subito violenze in carcere. Purtroppo non si tratterebbe di un caso isolato anche nella "civile" Europa. O vogliamo dimenticarci di Bolzaneto? O dimentichiamo il caso Cucchi? Solo meno di un mese fa una inchiesta del Corriere della Sera ha dimostrato l'allarmante livello di violenze ed abusi commessi nei carceri italiani, senza che questo abbia causato scandalo, nè tantomeno indignate reazioni politiche. E nessuno in Europa parla di boicottare l'Italia.
Il doppio standard usato dalle cancellerie occidentali risulta dunque davvero insopportabile, in particolare quando si usano temi importanti come la democrazia ed i diritti umani per fare pressioni politiche. Prima di dare lezioni di moralità politica sarebbe forse il caso di guardarsi prima in casa. Solo allora si potrà davvero essere credibili. 



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