sabato 23 aprile 2011

Esempi, esempi ed ancora esempi

di Carla Gagliardini

Mi e’ tornata la voglia di raccontare quello che vedo in Inghilterra. Nell’ultimo post che avevo scritto
avevo detto di non averne ma grazie ad un “anonimo” e alle sue critiche verso la mia pochezza mi e’
ritornata. Potere della Critica!

Esempi, questo chiedeva l’amico “anonimo”. Esempi sulla questione casa, esempi sui servizi, ecc.
Partirei dalla questione casa. Non tutti forse sanno che in alcuni paesi esiste una differenza
sostanziale tra due istituti giuridici che regolano l’acquisto della casa. In Inghilterra questi due istituti
si chiamano “freehold” e “leasehold”. Di che si tratta?

Il freehold consiste nell’acquisto pieno della proprieta’ dell’immobile. Quasi esclusivamente questo
avviene quando si comprano le “houses” che corrispondono alle nostre ville. In Inghilterra in termini
di status fa molta differenza vivere in una villa o in un appartamento. Chi vive in un appartamento e’
considerato un poverino. Questa etichetta ti viene appiccicata addosso in tutte le realta’ fuori dalla
capitale. Londra rappresenta un qualcosa di diverso.

Il leasehold, invece, e’ l’acquisto di un diritto ad abitare per un certo periodo all’interno di
quell’immobile. Normalmente il leasehold si riferisce agli appartamenti. Il periodo piu’ lungo
generalmente e’ di 125 anni ma quando si arriva intorno agli 85 anni il prezzo della proprieta’ scende
considerevolmente perche’ in pochi l’acquisterebbero con un lease cosi’ breve. Allora cosa si fa a
quel punto se ci si vuole sbarazzare della proprieta’ ma senza svenderla? Si chiama un avvocato che
per allungare il lease e farlo ritornare ai 125 anni originari, o meno se si preferisce ma non avrebbe
senso, presenta una parcella che va dai £2000 sino a £7000 o oltre. Il costo dipende da quanti anni
aggiuntivi di lease si chiedono.

Una domanda: chi compra un freehold? E chi invece acquista un leasehold? Risposta: il freehold e’
generalmente acquistato dai redditi alti e il leasehold dai redditi medio bassi. I redditi bassi tanto che
acquistino il freehold o il leasehold prima o poi si vedranno pignorare l’immobile perche’ tendono a
non avere la forza economica di sopportare un mutuo nel lungo periodo.

Riflessione: mi pare che una societa’ che dia la possibilita’ ai soli redditi alti di poter divenire
proprietari di un immobile a uso abitativo sia una bella porcheria. E qui tiriamo giu’ una prima
maschera: non tutti godono degli stessi diritti. Perche’ se e’ vero che non tutti avranno la capacita’
economica di comprare una mega villa, magari come quella del figlio della Moratti – la Batcasa –,
e’ altrettanto vero che non si capisca perche’ non si possa avere il diritto ad acquistare la piena
proprieta’ di un appartamento, almeno quando questo rappresenti la prima casa. Questo, infatti, ha un costo accessibile anche ai redditi medio-bassi mentre le ville no. Chi acquista un
leasehold, e quindi un appartamento, non sara’ mai proprietario di quell’immobile ma un inquilino
con un lungo diritto di permanenza che potra’ essere prolungato dietro pagamento di un compenso
a un avvocato. I redditi alti acquistano e si levano il pensiero per sempre dalla testa, i redditi bassi
invece devono convivere con il pensiero, anche in vista di una eredita’ da lasciare ai propri successori
i quali magari non avranno i soldi per prolungare il leasehold.

Certo a voler essere pistini si puo’ contestare che 125 anni sono un periodo piu’ che accettabile
perche’ difficilmente qualcuno di noi arrivera’ a quel traguardo di eta’. A voler essere, pero’,
ancora piu’ pistini si puo’ rispondere con delle domande: ma perche’ solo i piu’ abbienti possono
esercitare appieno il diritto di proprieta’ su un immobile? E perche’ l’eredita’ che un benestante
lascia ai successori e’ un diritto di proprieta’ su un immobile e chi percepisce un reddito medio basso
trasmette solamente il diritto ad essere un inquilino per lungo periodo? E perche’ chi ha un reddito
alto paga l’avvocato una sola volta e chi invece ha il reddito medio basso, e quindi e’ gia’ in partenza
piu’ svantaggiato, si ritrova a dipendere dall’avvocato e dalle sue parcelle a vita?
Questione di status, di etichetta, di classe, di ipocrisia? Per me questa scelta giuridica le racchiude
tutte.

E sul tema casa si potrebbe anche aprire la discussione sulla questione delle case popolari, ma
l’amico “anonimo” spero mi concedera’ di tralasciarla per passare a un altro tema, quello del sistema
assistenziale.

Certo per un italiano che in patria di sistema assistenziale fa fatica a intravederne l’ombra piombare
in Inghilterra e trovarsi il sostegno ai redditi bassi che si traduce in aiuti economici diretti (veri e
propri depositi mensili o settimanali sul proprio conto corrente fatti da un’agenzia di governo), in
aiuti al pagamento dell’affitto e della council tax (una tassa mensile che viene pagata da tutti ma
che risulta essere pesantissima per i redditi medio bassi) sembra una grazia divina, una cosa quasi
incredibile, un sogno.

Domanda: il fatto di provenire da un paese avaro come il nostro in tema di assisstenza pubblica
significa che dove si vada e si incontri un certo sistema rodato e minimamente decente non si debba
muovere critica? Io non la penso cosi’. Io penso che un sistema esistente debba essere migliorato
SEMPRE.

Quello che avviene in questo paese e’ che coloro che perdono il lavoro, o non possono lavorare per
problemi di salute o fisici, o hanno un reddito basso ottengono dal governo un’assistenza
economica. Questo aiuto consente di arrivare a fatica a fine mese. Se poi sei un single le cose ti
vanno ancora peggio perche’ qui si premiano le famiglie con figli (a me e’ sempre sembrato un po’
discriminatorio ma non c’e’ inglese che mi dia ragione. Sara’ che non contribuire alla crescita
demografica sia un peccato?!). Il governo conservatore in carica ha messo in piedi un piano di tagli
del sistema assistenziale che avra’ delle ripercussioni importanti sui redditi bassi e medio bassi.
Esempi? Eccone alcuni: e’ stato bloccato l’aumento del child benefit, un sostegno alle famiglie con
figli, che veniva regolarmente fatto ogni anno ad aprile in ragione dell’aumento del costo della vita;
e’ stato limitato il pagamento del sure start maternity grant (una somma versata alle famiglie al
momento della nascita di un figlio). Prima si pagava per tutti i nuovi nati appartenenti a famiglie dal
reddito basso oggi, invece, solo se il nuovo nato e’ l’unico figlio al di sotto dei 16 anni. Ergo se hai
altri figli piccoli ti scordi il sure start maternity grant che prima avresti preso. E’ stato abolito il
pregnancy grant (sostegno alle donne che arrivino alla 25esima settimana di gravidanza per
affrontare i costi inevitabili connessi alla gravidanza o alla nascita del figlio) E’ stato ridotto dall’80%
al 70% l’aiuto che viene dato alle famiglie dal reddito basso per il pagamento di una childminder
(una persona che durante il giorno badi ai bambini perche’ il genitore lavora). In un paese dove la
mancanza di asili pubblici e’ un problema reale questo taglio colpisce duramente le famiglie non
abbienti. E’ stato ridotto l’aituo a favore dei redditi bassi a sostegno del pagamento del canone di
locazione per gli immobili ad uso abitativo. Sono stati ritoccati i tax credits (sostegni ai redditi bassi
di lavoratori e famiglie con figli) in maniera che l’importo che si versera’ all’avente diritto sara’
inferiore a quello sino ad ora ricevuto. Le tasse universitarie sono state elevate a circa £9000 dalle
circa £3300 precedenti (riforma che entrera’ in vigore nel 2012). L’IVA e’ stata aumentata del 2.5%, e
chi piu’ dei redditi bassi soffrira’ di questo aumento? Tutto questo e’ stato fatto quest’anno, in un
colpo solo e nuovi tagli arriveranno negli anni futuri, stando al programma di governo. Queste sono
solo alcune delle riforme gia’ entrate in vigore e che vanno nella palese direzione di colpire i redditi
bassi. Fortunatamente il governo si e’ fermato in tempo prima di varare una riforma a dir poco
punitiva che doveva colpire i disoccupati di lungo periodo, ossia senza lavoro da un anno. Come in
Italia anche qui ci sono coloro che approfittano del sitema per trarne indebito vantaggio, colpa
anche di controlli blandi fino al rasentare il ridicolo, ma la stragrande maggioranza e’ disoccupata per
la mancanza reale di lavoro che ormai dal 2008 e’ una realta’ drammatica di questo paese. E si
traduce molto spesso in disoccupazione di lungo periodo perche’ il lavoro semplicemente non c’e’.
Molte imprese stanno trasferendo i propri uffici in America Latina, in Medioriente, in Asia perche’ i
costi dei loro impiegati in quelle aree geografiche sono piu’ bassi. Il governo pensava di ridurre il
sostegno a queste persone dopo un anno di disoccupazione, considerandole evidentemente tutte
come parassiti che si avvantaggiano del sistema. Cosi’ facendo avrebbe creato un’area di poverta’
enorme che avrebbe avuto delle ricadute importanti sulla societa’ (sfratti, suicidi, crescita di malattie
mentali, ecc.). Il governo, anche grazie al pressing di organizzazioni come quella per la quale lavoro,
ha riconosciuto la cosa e ritirato la proposta. Vittoria!

Spero di essere riuscita a dare qualche esempio e quindi di poter risalire dalla categoria dei frustrati
dove, cordialmente, l’amico “anonimo” mi aveva trovato un caldo giaciglio. Personalmente lavoro,
mi mantengo e pago le tasse e in cambio ottengo gli stessi servizi che otterrei in italia, dalla sanita’
al mantenimento delle strade, ecc. Non ho mai beneficiato di nient’altro perche’ fortunatamente
non mi ritrovo in una di quelle categorie che meritano assistenza. Pertanto mi riesce difficile capire
perche’ dovrei sentirmi frustrata per queste cose. Semmai mi preoccupo di cio’ che capita anche
nell’orto del vicino e ho ancora la capacita’ di indignarmi di fronte alle brutture di questa come di
altre societa’. Cerco di evitare l’indifferenza che ahime’ e’ un male che indebolisce la societa’.
Grazie caro amico “anonimo” per avermi dato la possibilita’ di dare, almeno spero, un po’ piu’ di
contenuto al mio precedente post.
Carla

4 commenti:

  1. eccomi ancora, son sempre l'anonimo carlo, scusate la mancanza di firma. Per prima cosa vorrei dire che non volevo dire che l'autore fosse un frustrato in generale ma dalla situazione che vive nel regno unito. Sicuramente la cosa qui descritta mi pare molto piu' interessante anche se non sono ancora molto convinto. Freehold e leasehold, va bene, ma non vedo troppo il problema! Intanto perche' comprare la casa deve essere un diritto per tutti? Se mi ricordo bene questo era quello che diceva la Thatcher e anche in Italia purtroppo ocn la privatizzazione delle case popolari ci si e' mossi in qusta direzione, ma non penso che essere in affitto sia un problema. La casa e' un diritto, ma che lo sia la proprieta' della casa mi pare piu' discutibile, no? Il problema della differenza di reddito esiste in italia e in gran bretagna ma non son sicuro che questo sia rispecchiato solo dalla casa, a meno che non diamo un valore di status symbol alla casa. Che poi le case vengano pignorate, il problema non credo sia il pignoramento ma la banca che ha dato i soldi in primo luogo. O sbaglio? Con questa mania di possedere poi si rimane incastrati..
    Con questo ovviamente non voglio dire che le cose non vadano male in gran bretagna, ma che forse ognuno vede peggio le cose che ha piu' vicino.
    grazie cmq della lezione sul sistema abitativo inglese, molto interessante

    carlo

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  2. Mi rallegra vedere che l'anonimo si è identificato, grazie Carlo.

    L'articolo mi sembra interessante anche come punto di partenza per un confronto della situazione che, sugli stessi problemi, si vive in altri paesi.

    Devo dar ragione all'ex-anonimo quando dice che probabilmente negli ultimi anni si è confuso il diritto alla casa con il diritto alla proprietà della casa; questa confusione non da poco (aiutata da un ridicolo costo del denaro durante molti anni, quelli in cui la speculazione gonfiava la bolla sugli immobili), qui in Spagna ha portato famiglie sul lastrico o in mezzo alla strada, banche sull'orlo del fallimento (salvate per i capelli dal Banco de España) oppure piene di case di cui non sanno che fare ed una disoccupazione da cui sarà molto difficile uscire.

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  3. grazie per i commenti.

    tuttavia io credo che se viviamo in una societa' capitalista essere proprietario o no di una casa faccia la differenza: in termini di eredita', e quindi cosa si lascia o non si lascia ai successori, e in termini di diritto ad avere un luogo dove vivere senza venire sfrattato dall'oggi al domani. tenete presente che in inghilterra la raccomandata di fine locazione ti viene spedita solo due mesi prima della data di sfratto e i contratti di locazione variano da una durata di 6 mesi a una massima di 12 mesi. non esiste nessun 4+4 o 3+2 come da noi in italia, dove il locatario e' maggiormente tutelato. per cui essere in affitto comporta dei problemi. infatti il proprietario ogni 6 mesi o 12 puo' aumentarti l'affitto e prendere o lasciare. se lasci devi trovarti un altro posto, con i relativi costi. a me e' capitato che dopo 10 mesi mi ritrovassi un aumento consistente e prevedo che a breve ne arrivera' un altro. non parliamo di aumenti istat ma di veri e propri rincari a botte di decine di sterline. il mio stipendio, pero', non ha subito nessun rialzo ma nel frattempo il costo della vita e' salito di molto. ovviamente ho perso un sacco di potere d'acquisto e l'idea che ogni 6 mesi o poco di piu' il mio padrone di casa si faccia l'aumento che io gli pago mi fa girare un po' l'anima. ad affittare sono i redditi medio bassi e quindi e' sempre il cane che si morde la coda.

    la bolla casa c'e' stata anche qui e ancora se ne vedono delle belle, o meglio delle cose tristissime. il punto che volevo sottolineare e' che ammesso che il tuo reddito ti consenta di far fronte a un mutuo non mi pare equo che chi ha il reddito alto si acuisti la proprieta' e chi ha il reddito medio basso un lungo periodo di affitto. c'e' una differenza sostanziale tra le due cose che crea squilibrio nei diritti.

    non volevo inneggiare alla proprieta' privata, che dio mi scampi, ma dato che viviamo in un sistema capitalista e la proprieta' e' uno dei suoi elementi portanti mi parrebbe quantomeno equo che si cercasse di equilibrare le diverse realta'.

    comunque grazie per tutti i contributi. questi sono temi che mi appassionano perche' li tocco con mano ogni giorno e quindi mi piace discuterne con gli altri.

    Carla

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  4. Certo che ha ragione Carla quando dice che nella societa' dove viviamo il diritto di proprieta' fa la differenza, ma non vedo facili soluzioni. O meglio, una ce ne e', che sono appunto le case popolari. Spesso a redditi bassi corrispondono famiglie numerose, non e' dunque possibile che il mercato della casa venga riequilibrato in modo equeo in senso di proprieta' - una famiglia povera ma numerosa ha bisogno di case grandi ma non puo' permettersela e non si puo' fare nulla, il problema e' il reddito e non la casa. Mentre le case popolari darebbero diritto ad affitti ragionevoli senza i rischi citati nel commento. Non si lascera' l'eredita', certo, ma nuovamente non sarebbe la stessa cosa se una famiglia ricca lasciasse 1 milione di euro e una povera 10 mila euro in eredita'? La soluzione, credo, e' nei servizi sociali che lo stato da', non in quello che compra il denaro

    carlo m

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